Genova. Un solo colpo con una freccia dalla punta così letale che ha trapassato completamente il fegato e ha reciso tutti i vasi sanguigni. Per questo per Javier Miranda Romero, nonostante il tentativo durato circa 6 ore di due equipe di medici dell’ospedale San Martino di salvargli la vita, non c’è stato nulla da fare.
A chiarire il fatto che la freccia scoccata da Evaristo Scalco era un colpo mortale e che i soccorsi, anche se fossero stati più celeri (la Procura comunque non ha riscontrato alcuna anomalia nei tempi) non avrebbero cambiato l’esito di una tragedia nata come uno screzio e finita in un folle omicidio, è stata l’autopsia sul corpo di Romero eseguita ieri pomeriggio dal medico legale Sara Lo Pinto.
E sempre ieri pomeriggio il sostituto procuratore Arianna Ciavattini ha fatto un sopralluogo in piazzetta De Franchi per verificare di persona alcune delle dichiarazioni fatte da Scalco davanti al gip Matteo Buffoni, oltre a quelle rese spontaneamente ai carabinieri nell’immediatezza dei fatti.
Tra queste quella che i due peruviani gli avrebbero lanciato in casa dei petardi ma né in casa di Scalco né nel cortile sono stati trovati petardi esplosi. Due petardi azzurri e completamente intatti sono stati invece trovati in strada ma potrebbero essere rimasti lì dalla precedente notte di Hallowen. L’amico di Romero, Ayala Luna, a lungo interrogato ieri dal pm Ciavattini, ha giurato che né lui né l’amico hanno lanciato nulla contro la finestra di Scalco confermando fra l’altro quanto emerge dalle telecamere del Comune di Genova da dove invece viene confermato che è Scalco a lanciare contro i due un oggetto ‘leggero’ che tuttavia non è stato rinvenuto né identificato, dopo aver visto Romero fare pipì su una saracinesca sul lato opposto rispetto sl cancellato della sua abitazione. Impossibile anche, in base a quanto emerso dal sopralluogo della procura, che i petardi siano stati lanciati dallo strettissimo vicolo da cui si affaccia una seconda finestra dell’abitazione dove Scalco viveva da circa un mese.
Da lì sarebbe nata la prima parte della discussione mentre Ayala cercava di chiamare la moglie, che vive in vico Mele per recuperare le chiavi della sua abitazione a Marassi. Visto che la donna non aveva risposto i due si erano allontanati verso via San Luca. A quel punto – ha raccontato Ayala al pm – aveva detto a Romero di andarsene tranquillamente a casa ma lui era preoccupato che l’amico restasse senza chiavi, così avevano di ritornare in vico Mele: mentre Ayala aveva riprovato a chiamare la moglie Romero aveva notato di nuovo Scalco alla finestra, la lite era ricominciata ed è lì che probabilmente il maestro d’ascia avrebbe pronunciato la frase “Andate via extracomunitari di m….”, e poi :”Ho un’altra cosa per voi” avrebbe aggiunto mostrando l’arco e la freccia. A quel punto, mentre Ayala era più indietro, Romero – come si vede dalle immagini di videosorveglianza – ha alzato il telefonino per riprendere Scalco con l’arco mostrandogli nel contempo il dito medio e Scalco ha scoccato la freccia.
Il pm ieri ha anche verificato altre affermazioni di Scalco rivelatesi non veritiere a partire dalla ‘fitta vegetazione’ che avrebbe ricoperto l’inferriata del cancello togliendogli in parte la visuale. E anche rispetto all’aggravante di tipo razziale, nonostante nel corso dell’interrogatorio Scalco abbia spergiurato di non essere razzista, il pm ha al momento deciso di mantenere tutte le contestazioni.
leggi anche

Ucciso da una freccia, per la procura è omicidio volontario aggravato dall’odio razziale

Ucciso con una freccia, i funerali di Javier Miranda Romero giovedì mattina a Santa Caterina

Ucciso da una freccia, i residenti di vico Mele: “La sera qui è terra di nessuno, ma non vogliamo andare via”
