Incidente probatorio

Omicidio Alice Scagni, per il consulente della Procura Alberto era capace di intendere e di volere

Nelle scorse settimane il perito del gip lo aveva definito seminfermo. Rabbia dei parenti per il rinvio dell'udienza

scagni

Genova. Alberto Scagni, l’uomo di 42 anni che il primo maggio ha ucciso la sorella Alice sotto casa a Quinto, era capace di intendere al momento del delitto e lo è tutt’ora. E’ quanto da Giacomo Mongodi, psichiatra e consulente del pubblico ministero Paola Crispo, titolare sia dell’indagine sull’omicidio, sia di quella sulle presunte omissioni di polizia e dei medici di Salute mentale per gli allarmi lanciati dai familiari nelle settimane precedenti il delitto.

Nelle scorse settimane Elvezio Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari, aveva dichiarato Scagni seminfermo. La procura ha chiesto la riapertura dell’incidente probatorio, che si sarebbe dovuto discutere oggi, e l’udienza è stata rinviata al 22 dicembre. “Si tratta di una cosa mai vista – ha detto l’avvocato Fabio Anselmo che assiste i genitori dei due ragazzi – e contro quanto prevede il codice di procedura penale. Io ormai da questo processo mi aspetto di tutto. Ma la cosa grave è che un comportamento del genere arrivi dalla procura che lavora per lo Stato”.

“Oggi è stato sconfitto lo Stato – ha detto il padre di Alberto e Alice – ecco perché in Italia i processi sono così lenti. La procura lavora per tutti noi”. L’accertamento sulle condizioni mentali di Scagni è un passaggio importante perché potrebbe avvalorare le accuse dei familiari contro l’inerzia di polizia e medici.

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