Genova. Nonostante i rincari e la crisi delle materie prime l’economia della Liguria nel 2022 ha continuato a crescere, pur con segnali di rallentamento già evidenti dopo l’estate, trainata soprattutto dai servizi e dal turismo. Ma nei prossimi mesi il calo dei consumi e il peggioramento della situazione finanziaria potrebbero causare una frenata più decisa. È quanto rileva la Banca d’Italia nell’aggiornamento congiunturale sui primi nove mesi dell’anno, presentato oggi dalla direttrice della sede di Genova Daniela Palumbo e da Luigi Gazzano della divisione analisi e ricerca economica territoriale.
“Abbiamo riscontrato una frenata soprattutto per l’industria in senso stretto: qui l’aumento è stato davvero marginale in termini di ore lavorate – spiega la direttrice Palumbo -. Bene le costruzioni, che avevano già registrato una crescita robusta in precedenza per le agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni ma anche per la realizzazione delle opere pubbliche”.
I segnali positivi si riverberano sul mercato del lavoro che segna un aumento del 4,3% del numero degli occupati, determinato soprattutto dal lavoro dipendente (5,3%) più intenso per quanto riguarda la componente maschile (5,8%). Il dato interessante è che sono significativamente aumentate le assunzioni nette a tempo indeterminato, mentre sono calate quelle a tempo determinato che pure rappresentano oltre i tre quarti del totale: a incidere sono state soprattutto le trasformazioni.
Per quanto riguarda l’industria, il fatturato sale non tanto per la crescita della produzione quanto per l’aumento dei prezzi. Secondo un sondaggio della Banca d’Italia su 110 imprese del settore, circa il 60% ha lamentato l’effetto negativo dei rincari di energia e materie prime e ulteriori incertezze derivano dall’evoluzione della guerra in Ucraina.
Il Superbonus contiuna a trainare l’edilizia: nei primi sei mesi del 2022 è continuata la crescita del settore, già robusta nel 2021, con un aumento delle ore lavorate per il quarto semestre consecutivo. Tra gennaio e settembre sono più di 2.800 le richieste di asseverazione arrivate all’Enea per un valore complessivo di 500 milioni di euro. Le prospettive sono sempre positive, sebbene meno favorevoli, per il 2023, anche se l’avvio previsto di grandi opere come la nuova diga e la Gronda dovrebbe dare ulteriore linfa.
Bene l’export, cresciuto del 48,7% nei primi sei mesi del 2022, tasso superiore a quello dell’Italia (22,5%) e del Nord Ovest (22,1%), fenomeno dovuto in buona parte all’aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi raffinati (più che raddoppiati) e del comparto cantieristico (quasi raddoppiati).
Molto bene soprattutto il turismo, che si conferma un traino importante per la Liguria. Secondo i dati provvisori della Regione, nei primi otto mesi le presenze sono cresciute del 38,9% rispetto al corrispondente periodo del 2021, attestandosi oltre i livelli pre-pandemia, grazie soprattutto al raddoppio dei pernottamenti da parte degli stranieri. Il trasporto marittimo è cresciuto ma più lentamente (+5,7% rispetto al +8,4%), ma si tratta di un calo fisiologico rispetto al rimbalzo post-Covid.
Ed è proprio all’andamento del turismo, oltre che alle difficoltà dell’industria, che sono legati molti timori per i prossimi mesi. “Ci sono tante incertezze, connesse in massima parte all’evoluzione del conflitto in Ucraina e all’impatto che ha sulla disponibilità e sui prezzi delle materie prime, in particolare dei prodotti energetici – spiega ancora la direttrice Palumbo -. E la perdita del potere di acquisto delle famiglie legato all’aumento dell’inflazione non potrà non impattare sui flussi turistici. Anche la Bce parla di frenata di recupero dei flussi turistici nell’area. Ed è una frenata importante perché la Liguria beneficia di molte presenze straniere, più della metà provenienti da Paesi europei. Anche il trasporto marittimo non potrà non risentire del calo degli scambi internazionali, essendo un settore a domanda derivata”.
Diverse ombre anche sul lato finanziario: “Non possiamo trascurare che le imprese non potranno sostenere molto a lungo l’aumento dei costi di produzione e l’incremento dei tassi – prosegue Palumbo -. Un peggioramento delle condizioni economiche e finanziarie delle imprese, legato anche a un ristagno della domanda, si ribalterà inevitabilmente sui bilanci delle banche e determinerà un deterioramento della qualità del portafoglio prestiti che invece finora era stata soddisfacente”.
Nel 2022 i consumi delle famiglie dovrebbero comunque aumentare, seppure in misura inferiore a causa dell’aumento dei prezzi (Genova è la seconda città italiana per inflazione). Le transazioni immobiliari e i consumi hanno sostenuto la domanda di prestiti bancari, cresciuti a un tasso del 4,2% (alla fine di giugno), analogo a quello del 2021.
Aumentano ancora i depositi bancari (4,1%), mentre il valore dei titoli si è ridotto del 9,4%. “È importante proteggere il risparmio dall’inflazione diversificando gli investimenti, avere attenzione al contenimento dei rischi e ricercare opportunità remunerative – conclude la direttrice della Banca d’Italia di Genova – ma questo richiede conoscenze finanziarie. In Italia, ma anche in Liguria, il livello di cultura finanziaria è davvero insufficiente. Da qui l’importanza dei nostri progetti volti ad aiutare i risparmiatori, molto più urgenti oggi per le fasce più deboli della popolazione che più di altre stanno pagando lo scotto dell’inflazione e la perdita del potere d’acquisto. Anche la sede di Genova è impegnata su questo fronte”.