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Gronda, Rixi: “Via libera a dicembre, se non parte entro inizio 2023 scadono le autorizzazioni”

Il viceministro a Genova: "Serve un intervento legislativo, a metà novembre i risultati della commissione"

Generico novembre 2022

Genova. Per sbloccare i lavori della Gronda “ci vuole un piccolo intervento legislativo: siamo intenzionati a farlo prima di dicembre dopo le risultanze” che arriveranno “a metà novembre” dalla commissione istituita dal ministero. Lo ha detto a Genova il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, in visita alla nave Amerigo Vespucci ormeggiata al porto antico, la prima a Genova da quando fa parte del governo Meloni.

Per il raddoppio dell’autostrada sono dunque giorni decisivi: “O partiamo quest’anno o all’inizio dell’anno prossimo oppure il rischio vero è che scadano le autorizzazioni e le Via – spiega Rixi -. Probabilmente l’apatia di qualcuno in questi anni era per cercare di far scadere le autorizzazioni all’opera. Abbiamo poco più di un mese per risolvere ciò che gli altri non hanno risolto in tre anni e mezzo”.

Per l’avvio del cantiere manca la firma sul progetto esecutivo, atto che non è arrivato dal governo Draghi perché si è reso necessario un aggiornamento del progetto secondo le normative attuali. “Sono gli stessi problemi di quando abbiamo dovuto fare un intervento normativo sulla diga di Genova perché altrimenti avremmo dovuto rifare l’iter dall’inizio – prosegue il viceministro -. Sono state modificate le leggi, sono stati aggiornati i progetti ma ci sono alcuni cortocircuiti normativi da risolvere”.

Sembra comunque scontato che i costi dell’opera, finora fissati a 4,2 miliardi, siano destinati a lievitare per la crisi energetica e quella delle materie prime. “Non è il vero problema”, premette Rixi, però “va inserito anche questo tema: per i lavori stradali non sono previsti, quindi il rischio è che tutto l’extra costo vada a finire sui pedaggi degli utenti. Non è pensabile che aumentiamo i pedaggi in un momento di criticità come questo in cui ci sono code chilometriche”.

Al momento non ci sono stime della variazione in termini economici: “È difficile capirlo. I costi delle materie prime variano di giorno in giorno. In dieci anni, tempo di realizzazione dell’opera, i costi cambieranno. Però ci deve essere una copertura normativa, altrimenti tutti i costi rischiano di ricadere sull’utenza”.

La Gronda non è l’unico dossier ligure in mano al ministro Matteo Salvini e in particolare al genovese Edoardo Rixi, che si dice “preoccupato su tutto”. Compreso il Terzo Valico: “Con la norma di accorpamento siamo riusciti di fatto a finire gli scavi del nodo. Abbiamo il problema della talpa nel Sud del Piemonte rimasta in parte schiacciata dalla pressione tra Alpi e Appennini. Entro dicembre dovremmo risolverlo tecnicamente, ma nel frattempo vorremmo iniziare con gli appalti di armamento ferroviario nelle gallerie già realizzate. Se faremo così riusciremo a contenere i ritardi”.

Ci sono poi i ritardi sul quadruplicamento della tratta Tortona-Milano, che rischia di passare in secondo piano vanificando le nuove gallerie dei Giovi: “Prevediamo di rivedere l’accordo con Trenitalia. Dobbiamo capire se c’è la possibilità di modificarlo nei prossimi 15 giorni. Ci interessa il completamento della linea, non solo le singole opere – precisa Rixi -. Una linea ferroviaria a metà dell’Ottocento veniva fatta dall’inizio alla fine con un coordinamento unico, dopo un secolo e mezzo continuiamo a pensare alle singole opere senza renderci conto che, anche se miglioriamo 20 chilometri, il rischio vero sono i colli di bottiglia. Nei prossimi giorni faremo un’analisi con Fs, cerchiamo di risolvere i problemi uno alla volta”.

“Entro la finanziaria dobbiamo chiudere tutti i temi che riguardano i mancati finanziamenti, anche sul Campasso stiamo cercando di recuperare altri soldi. C’è la necessità di chiudere il nodo di Genova, di renderlo pienamente operativo con piena soddisfazione della città e del Paese”, conclude Rixi.

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