Tabella di marcia

Gronda, Rixi: “Lavori al via a dicembre”. Toti: “Vorrei il cantiere come regalo di Natale”

Dopo la firma del protocollo d'intesa può partire lo slurrydotto, poi l'ok dal Consiglio superiore dei lavori pubblici e il via libera finale

Generico novembre 2022

Genova. Partiranno a dicembre i cantieri preparatori per la realizzazione della Gronda, coi lavori che entreranno nel vivo a gennaio. È la tabella di marcia definita dal viceministro delle Infrastrutture Edoardo Rixi, oggi a Genova per l’apertura della Smart Week e per l’assemblea pubblica di Confindustria, dopo l’approvazione del decreto che evita la “tagliola” e la roadmap tracciata nei giorni scorsi dal Mit che prevede tre tappe per lo sblocco dell’opera: un protocollo d’intesa da firmare con gli enti locali, un passaggio al Consiglio superiore dei lavori pubblici, quindi il via libera finale.

“Il protocollo d’intesa con gli enti locali sarà firmato a inizio dicembre – spiega Rixi – poi partirà il lotto zero e, definitivamente, entro 40 giorni si dovrà esprimere il Consiglio superiore dei lavori pubblici per avviare il lotto 1 e gli altri lotti con la firma del direttore generale del ministero”. Ma in concreto quando si vedranno i cantieri? “Il lotto zero, con le opere a mare dove arriveranno i fangodotti che porteranno lo smarino, inizierà già a dicembre. Poi a gennaio, dopo le vacanze di Natale dovrebbero iniziare le cantierizzazioni sul lotto 1“. E lo scavo “partirà da entrambe le parti, Vesima e Bolzaneto“. Quindi si comincia subito dalla A10 e non sul raddoppio della A7 come ipotizzavano Pd e M5s (quest’ultimo contrario alla bretella di Ponente).

La prima opera da realizzare sarà lo slurrydotto, una tubatura che correrà lungo l’argine destro del Polcevera da Bolzaneto a Cornigliano e trasporterà i materiali di risulta dopo lo stoccaggio nei silos e le analisi di laboratorio. In tutto ammonteranno a 11 milioni di metri cubi le rocce movimentate, di cui circa 9 milioni saranno utilizzati per l’ampliamento della pista dell’aeroporto per una larghezza di 150 metri. I detriti saranno usati per riempire tre cassoni posti in mare per una lunghezza complessiva di quasi 4 chilometri.

In ogni caso lo sblocco adesso, con l’allineamento politico tra governo nazionale (monocolore) e istituzioni locali, sembra vicinissimo. “Io non vedo l’ora, mi piacerebbe vedere il cantiere come regalo di Natale di questa regione – commenta il presidente ligure Giovanni Toti -. Quando arriva è sempre troppo tardi rispetto a tutto il tempo che abbiamo passato negli anni che abbiamo alle spalle. La Regione ha fatto tutto quello che doveva perché quel cantiere apra, compresi espropri cominciati ormai anni fa. Ogni giorno è quello buono e tutto quello che dovremo fare per supportare questo governo ben venga”.

Per la firma del protocollo d’intesa la data prefissata sarebbe il 4 dicembre in prefettura a Genova. Al momento non è previsto un commissario, il protocollo serve solo per ribadire la necessità dell’opera che dal 2011 ha avuto una vita travagliata – osserva Rixi -. Sappiamo che è voluta da tutti gli enti locali ma è bene ribadirlo. Abbiamo dovuto creare un iter ad hoc per sbloccarla, è bene che i territori ne siano consci”.

E se il progetto, da quanto trapela, non ha bisogno di sostanziali aggiornamenti nonostante sia già piuttosto datato, a creare qualche preoccupazione sono gli extra costi previsti rispetto ai 4,6 miliardi già garantiti da Autostrade. Il Governo vuole fare in modo che il surplus non venga finanziato con un aumento dei pedaggi.

“I soldi non li mette lo Stato, li mette Autostrade – prosegue Rixi -. È chiaro che bisogna aprire contemporaneamente un tavolo col Mef per vedere l’equilibrio economico delle opere. In realtà gli extra costi sono virtuali perché non tutti i materiali vengono comprati il primo giorno, nell’arco di un decennio probabilmente torneranno a scendere. È evidente che non si possono mettere a pedaggio”.

Peraltro “non c’è solo la Gronda – commenta ancora il viceministro -. Ci sono 12 miliardi di investimenti di Autostrade fermi da circa sei anni e se non partono immediatamente rischiano di essere postumi rispetto a una crisi sistemica del sistema di trasporto su gomma. Abbiamo la necessità di avere bypass per poter poi rifare delle opere: la Gronda di Genova è necessaria per procedere allo scarico dell’attuale sistema autostradale che non si possono fare col traffico aperto”.

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