Genova. Sempre più cremazioni, sempre meno posti occupati nei cimiteri. Gli ultimi dati disponibili nel giorno della commemorazione dei defunti confermano una tendenza via via più marcata a Genova, città in cui i morti sono circa il triplo dei nuovi nati. Una scelta dettata spesso da ragioni economiche, visto che inumazioni e tumulazioni rappresentano un costo ben superiore, ma ormai radicata nella cultura delle persone.
Al 31 ottobre le cremazioni autorizzate quest’anno dal Comune di Genova erano 5.972, cioè il 74,6% rispetto agli 8.005 morti registrati. Dato lievemente inferiore (ma comunque parziale) rispetto a quello del 2021, quando le cremazioni furono 6.985 su 9.348 defunti, pari al 74,72%.
In ogni caso la differenza è netta rispetto al 2020, annus horribilis del Covid, quando, a fronte di un’impennata dei decessi (ben 11.171) a scegliere la cremazione fu il 69,71%. L’anno precedente, con oltre 2mila defunti in meno, le cremazioni si attestavano ancora più in basso, al 68,16%. “Le cremazioni stanno salendo – commenta l’assessora ai Servizi civici Marta Brusoni -. Ecco perché Staglieno farà in modo tale di creare una sala del commiato dignitosa“.
Dall’altra parte ci sono i dati dei cimiteri. Abbastanza stabili quelli di Staglieno, dove avviene la maggior parte delle operazioni a livello cittadino. Considerando che mancano ancora due mesi alla chiusura del 2022, rispetto all’anno scorso le nuove concessioni per colombari sono passate da 97 a 80, i rinnovi da 239 a 243, le concessioni per ossari da 335 a 349, i rinnovi da 205 a 176.
Nel frattempo i dati di Asef, l’azienda di servizi funebri del Comune di Genova, evidenziano un rallentamento dei trasporti grazie alla frenata della pandemia. Per la prima volta dall’inizio dell’emergenza si osserva un calo del 6,5% dei servizi a Genova negli ultimi 12 mesi, con una contrazione che ha preso avvio nel febbraio del 2021, riportando i numeri complessivi a quelli pre-Covid.