Sanità

Chiusura centro nascite, Linea Condivisa: “Viene meno anche il diritto all’aborto”

"Questi centri che si vogliono chiudere si occupano anche di interruzione di gravidanza ai sensi della legge 194"

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Genova. “Lo chiediamo da settimane e mesi: sulla chiusura dei punti nascite ci piacerebbe capire quali sono gli indicatori, suggeriti dall’assessore alla Sanità di Regione Liguria Angelo Gratarola, che prevedono la chiusura di due centri nascita sul territorio regionale” scrive Gianni Pastorino, Linea Condivisa, in una nota diffusa.

E prosegue: “È vero che chiudere un centro nascite significa determinare un disagio per il territorio (che sia Ponente, Centro Est, Centro Ovest). È altrettanto vero e scientificamente provato che quando un centro nascite si attesta sotto la soglia minima di 500 nati all’anno si sviluppano problemi di sicurezza per le donne partorienti e i nascituri. Poi questi centri che si vogliono chiudere si occupano anche di interruzione di gravidanza ai sensi della legge 194. Se è vero che l’IVG è una questione ginecologica è altrettanto vero che, entrando nel merito, all’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena vengono fatti oltre 550 aborti all’anno tra interventi chirurgici e farmacologici. C’è da aggiungere poi che l’ospedale di Sampierdarena rappresenta il punto di riferimento per la distribuzione della pillola RU486”.

“O la pillola viene distribuita anche nei consultori, cosa che non sembra piacere alla Giunta Toti, oppure si creano problemi evidenti sul territorio per quanto riguarda la distribuzione della pillola. Ricordiamo infatti che le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) non vengono fatte né all’ospedale Galliera né al Gaslini. Su questo la Giunta Toti dovrebbe fare una riflessione perché tutto questo è inaccettabile. La situazione che si andrebbe a creare (aggiungiamo l’obiezione di coscienza) renderebbe di fatto impossibile la scelta di abortire” spiega ancora.

Infine conclude: “Colpisce che questo piano sociosanitario possa essere formulato dentro una stanza chiusa, senza avere minimamente contezza della realtà che circonda. Crediamo dunque che la proposta della Giunta Toti, così come è formulata, sia profondamente ingiusta e sbagliata. Ancora una volta si guarda solo ad una parte della nostra città e della nostra regione. Si prediligono gli aspetti politici a quelli sociali, determinando così altre contraddizioni che inevitabilmente ricadranno sulla popolazione, sulle donne e gli uomini che vivono in questa regione e sugli operatori sociosanitari che saranno spostati da una parte all’altra della regione senza alcuna logica”.

 

 

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