Genova. Anzitutto la ricapitalizzazione, che è “la condizione per dare un futuro all’azienda”. Ma poi serve una “strategia di transizione per creare riconversioni industriali”. Un tema che “non si può affrontare azienda per azienda, c’è bisogno di una strategia del Paese”. È questa la ricetta per Ansaldo Energia di Maurizio Landini, segretario nazionale della Cgil intervenuto oggi al convegno La Liguria al lavoro. Salari, diritti, sviluppo sostenibile, lotta alla precarietà organizzato al Teatro Vedi di Sestri Ponente.
“L’esperienza di Ansaldo Energia è una delle tante vicende aperte nel nostro Paese – riflette Landini -. Sicuramente è necessario che Cdp, e quindi il Governo, mantengano l’impegno che si sono assunti di andare rapidamente a un aumento dell’investimento. Questa è la condizione per dare un futuro all’azienda per cui c’è bisogno anche di un piano industriale degno di questo nome”.
Ma come si può garantire sopravvivenza a una fabbrica che produce turbine a gas, oggi rimasta senza liquidità e senza commesse a causa della crisi energetica e delle sanzioni alla Russia? “Il tema della transizione energetica non riguarda solo Ansaldo Energia nel nostro Paese – continua Landini -. Se noi oggi siamo dipendenti dal gas è perché negli anni passati le scelte che dovevano essere fatte di investimento sulle fonti rinnovabili non sono state fatte”.
“Oggi – prosegue – va definito un piano energetico strategico, quindi investimenti in grado di determinare un’autonomia per i prossimi anni. Avere una strategia di transizione vuol dire anche avere percorsi che permettono di creare riconversioni industriali. E questo è un modo per creare lavoro, perché investire sulle rinnovabili significa dotare il nostro Paese di quelle filiere produttive per cui i pannelli solari e le pale eoliche non le andiamo a comprare in Cina ma le produciamo qui”.
La questione, ribadisce il segretario della Cgil, non riguarda solo Ansaldo Energia: “Non si può affrontare i temi singolarmente azienda per azienda, una cosa del genere ci porta a sbattere contro un muro. C’è bisogno che ci sia una strategia del Paese e dobbiamo essere all’avanguardia, non aspettare quello che succede nel 2035 o nel 2050. Abbiamo bisogno adesso di utilizzare quelle competenze, che in Ansaldo esistono, sia per uscire da questa situazione sia per vedere qual è il futuro di nuove attività e produzioni che devono essere messe in campo. E questo è un processo che non può essere lasciato al mercato o all’impresa. C’è bisogno di una strategia di politica industriale, che è anni che non si realizza. E questo ci sembra il modo più intelligente per dare una risposta ai lavoratori”.