Genova. Ne ha parlato praticamente in ogni comizio in città, adesso può occuparsene in prima persona: sarà Matteo Salvini, leader della Lega e nuovo ministro delle Infrastrutture, a mettere l’ultima parola sulla Gronda di Genova, dal 2018 in attesa dell’approvazione del progetto esecutivo senza la quale non possono partire i cantieri. E non è escluso che a dargli una mano possa essere il fidatissimo Edoardo Rixi, al quale ha “rubato” il posto a Palazzo Chigi nel complicato risiko delle poltrone, ma che molto probabilmente lo affiancherà come viceministro.
Il segretario del Carroccio, fresco di nomina da parte di Giorgia Meloni, ha toccato subito l’argomento passando in rassegna le grandi opere in sospeso: “Ci sono migliaia di cantieri fermi in Italia, 102 opere pubbliche commissariate da anni, infrastrutture ferme da 20 anni, dalla Gronda di Genova al ponte di Messina passando per tutte le interruzioni stradali. Ci metterò tutta la mia energia per sbloccare i cantieri e creare lavoro e sicurezza”. E ancora domenica una nota della Lega informa che “il ministro Matteo Salvini, dopo il primo Consiglio dei ministri, sta approfondendo i dossier sulle oltre 100 opere pubbliche rilevanti e commissariate in tutta Italia. Sul tavolo del ministro ci sono anche opere come la Gronda di Genova e altre di cui si parla da decenni e che, nelle intenzioni di Salvini, dovranno trasformarsi in realtà come il ponte sullo Stretto”.
Però poi aveva aggiunto: “Mi piacciono le sfide, ma non prometto miracoli in 15 giorni“. E infatti la questione potrebbe rivelarsi più complicata del previsto. Persino il governo Draghi, nonostante i mille elogi incassati, si è arenato sul dossier della Gronda. Nel centrodestra molti hanno dato la colpa al Movimento 5 Stelle che avrebbe fatto pressioni dall’interno per bloccare l’iter. In realtà l’ex ministro Enrico Giovannini, l’ultima volta a Genova per l’inaugurazione del Salone Nautico, si appellava ancora a problemi burocratici: “Il progetto è di molti anni fa, doveva essere verificato sul piano tecnico e ambientale. Questo sta avvenendo con il comitato tecnico scientifico che ci deve indicare se tutto il progetto è rispettoso delle norme tecniche e degli standard ambientali definiti. Aspettiamo la risposta”.
Insomma, il progetto (definitivo del 2017, esecutivo del 2018) è un po’ datato e c’è il rischio che vada aggiornato, con ulteriore aggravio sui tempi. Il valore stimato dell’opera era di 4,2 miliardi di euro prima della crisi, ma al momento si esclude – almeno ufficialmente – che esista un problema di extra costi. I soldi in ogni caso li metterebbe sempre la società Autostrade, che finanzia la Gronda attraverso i pedaggi. Nei territori interessati sono già stati portati a termine gli espropri e negli ultimi anni sono partite alcune attività preliminari. Ma per l’avvio dei cantieri veri e propri manca la firma del ministero delle Infrastrutture. Quella firma oggi dovrebbe metterla Matteo Salvini.
Sciolto il nodo dei ministri, si apre ora la partita dei viceministri e sottosegretari, tenendo presente che il Governo nel suo complesso può contare al massimo 65 componenti. Per la Liguria, rappresentata in “prima squadra” dal manager forzista Paolo Zangrillo scelto per guidare la Pubblica amministrazione, ci sono diversi esponenti in gioco. Quello con le maggiori chance è indubbiamente Edoardo Rixi, che potrebbe tornare a Porta Pia come viceministro delle Infrastrutture, ruolo già ricoperto durante il primo governo Conte. Il fatto di appartenere allo stesso partito di Matteo Salvini che presiede quel ministero non costituisce di per sé un fattore ostativo, anche se questa fase servirà anche a riequilibrare il peso delle varie forze.
Accreditato per un ruolo di governo ci sarebbe anche Gianni Berrino, ex assessore della giunta Toti oggi senatore di Fratelli d’Italia, il quale tuttavia smentisce. Alcuni degli ex parlamentari liguri della Lega rimasti esclusi potrebbero tornare a Roma da sottosegretari (ad esempio lo spezzino Lorenzo Viviani, responsabile nazionale della pesca, mandato a correre in Veneto con esito negativo). Qualche possibilità c’è anche per Andrea Costa, ex sottosegretario alla Salute nel governo Draghi, candidato senza successo per Noi Moderati ma fedelissimo di Maurizio Lupi e dunque recuperabile.