Binario morto

Rigassificatore a Genova, si infrange il “sogno” di Bucci e Toti: ecco perché non si può fare

In Liguria l'unico punto di accesso alla rete è Panigaglia, dove esiste già un impianto. Il sindaco aveva proposto di installarlo sulla nuova diga

rigassificatore

Genova. Un rigassificatore a Genova o nei dintorni? Non è fattibile. L’altolà arriva dagli esperti di Confindustria che, in occasione della presentazione del position paper sulla transizione energetica, hanno spiegato perché l’ipotesi lanciata con entusiasmo dal presidente Giovanni Toti e ripresa anche dal sindaco Marco Bucci non è destinata ad avere un futuro, almeno nel breve termine.

“Senza Piombino avremmo gravi problemi di stoccaggio. Per questo avevamo valutato l’ipotesi di candidarci come territorio per poter ospitare un rigassificatore – ha spiegato Vittoria Gozzi, responsabile del gruppo di lavoro sul position paper – ma poi abbiamo visto che c’erano problemi di connessione alla rete, non aveva senso avanzare una proposta e non l’abbiamo fatto. Ma è molto importante che i rigassificatori si facciano e si facciano il prima possibile”.

Generico ottobre 2022

L’ostacolo non superabile sta nel fatto che Genova non è servita dalla dorsale della rete nazionale di Snam (nella mappa qui sopra sono le linee rosse), il principale operatore attivo nel trasporto e nello stoccaggio del gas naturale. L’unico punto di immissione in Liguria è Panigaglia, nel golfo della Spezia, dove opera uno dei tre rigassificatori attivi in Italia (gli altri due sono a Livorno e nelle vicinanze di Rovigo), alimentato dal Gnl trasportato dalle navi. Il resto della regione è servito dai gasdotti minori (le linee verdi) ai quali si allacciano i vari gestori.

L’idea di Toti, che aveva candidato la Liguria a ospitare un impianto al posto di Piombino, era quella di riconvertire “attracchi legati alla vecchia industria petrolifera collegati al Nord Italia” e quindi, ipoteticamente, utilizzare un’infrastruttura come il porto petroli di Multedo – o magari la boa off-shore un tempo utilizzata da Eni al largo – per l’approdo delle navi gasiere. Il problema è che a monte ci sono solo oleodotti e non gasdotti, situazione che si ripropone sull’intero arco costiero (eccetto La Spezia) impedendo di vagliare ulteriori alternative come ad esempio Vado Ligure.

Bucci aveva escluso la suggestione Multedo – “non ha senso” allontanare i depositi chimici per poi aggiungere un rigassificatore, aveva detto – proponendo invece un impianto galleggiante nei pressi della futura nuova diga foranea del porto. “Il discorso deve essere affrontato in termini strategici d’area, bisogna valutare in base all’utenza e alla distribuzione geografica – aveva aggiunto il sindaco -. Oggi ne abbiamo uno a La Spezia e probabilmente ne faranno uno a Vado, e allora forse per Genova non sarebbe necessario. Ma dobbiamo valutare come evolve la situazione”.

Discorsi che oggi sono parzialmente superati dall’attualità, visto che il presidente toscano Eugenio Giani ha firmato l’autorizzazione a Snam per l’installazione della nave Golar Tundra nella banchina del porto di Piombino. Il sindaco Francesco Ferrari, esponente di Fratelli d’Italia e da sempre contrario all’operazione, ha ribadito il suo no e ha annunciato che il Comune avrebbe fatto ricorso. Ad aiutarci per ora è anche il caldo fuori stagione che permette di tenere spenti i riscaldamenti in gran parte d’Italia. Ma la crisi potrebbe essere ancora lunga e l’installazione di ulteriori rigassificatori potrebbe rivelarsi necessaria.

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