Genova. L’inquinamento nei porti italiani e più in genere nel Mediterraneo ha raggiunto livelli drammatici e le normative di tutela attualmente vigenti e quelle di prossima emanazione potrebbero non essere sufficienti per un decisivo passo avanti rispetto alla tutela dell’ambiente e della salute delle persone. Questo è quanto emerso questa mattina dal convegno internazionale organizzato dall’associazione ‘Cittadini per l’aria‘ dal titolo ‘Verso un trasporto marittimo pulito nel Mediterraneo”. Presenti anche rappresentanti di Arpal e della Capitaneria di porto, mentre assenti i rappresentanti di Autorità di sistema portuale. L’assessore al porto del Comune di Genova Francesco Maresca ha abbandonato la sala durante il secondo intervento.
Ospiti della conferenza due ricercatori internazionali Kare Press-Kristensen, senior advisor del Green Transition Denmark e Axel Friedrich, esperto internazionale di inquinamento atmosferico e decano delle battaglie per la salute, recentemente autori di una ricerca sul campo indipendente nei principali porti italiani, durante la quale sono emersi dati molto preoccupanti per quanto riguarda la convivenza tra tessuto urbano, navi e traghetti.
A spaventare soprattutto il black carbon, vale a dire le particelle di carbonio che sono emesse dalla combustione dei grandi motori marini, e che sopratutto a Genova raggiungono livelli spaventosi. Le misurazioni sono state fatte prima in città e poi sul fronte mare di Genova, Civitavecchia, Livorno e Piombino con o senza navi ormeggiate, e i dati raccolti sono dirimenti: senza imbarcazioni all’ancora, per esempio, a Genova si registrano 2300 particelle di sostanze inquinanti per centimetro cubo, mentre con una nave da crociera in banchina le particelle registrate sono ben 82.400. Vale a dire 35 volte tanto. La performance peggiore dei porti italici presi in esami, dove a seguire è risultato essere lo scalo dedicato ai traghetti di Civitavecchia, con 71mila particelle registrate. “Un dato, quello di Genova, che la fa diventare una delle città tra le più inquinate del Mediterraneo a causa della presenza del porto. in particolare durante la fase di attracco e dello stazionamento a motori accesi – che sono quasi 140 volte più elevate di quelle che si registrano nelle aree in cui l’aria è pulita.”.

“Dati molto significativi – aggiunge – che sono spiegati per la particolare conformazione orografica della città, che abbraccia letteralmente il porto, con navi e traghetti di fatto ormeggiati in centro – ha spiegato Kristensen – Ma a mancare sono soprattutto gli allacci elettrici in banchina per le navi, cosa che potrebbe portare dei benefici immediati per la città“. Anche in termini economici: “In Danimarca, infatti, con la vendita dell’energia elettrica alle navi da crociera, la quale ha un costo maggiore per gli armatori senza dubbio, le città fanno un solido profitto diretto”.
Una situazione, quella genovese e italiana, che trova la sponda in altre realtà del Mediterraneo. Ed è per questo motivo che c’è grande attesa per la decisione che il prossimo dicembre dovrebbe prendere l’Imo (International Maritime Organization) in merito all’introduzione delle normative Seca per tutto il mare nostrum, vale a dire limiti di legge molto più stringenti (con relativi controlli) per quanto riguarda le emissioni di zolfo in atmosfera da parte delle navi.
“Sicuramente un passo avanti ma non è ancora abbastanza – ha sottolineato a Genova24 Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria – Nel mare del nord infatti, sono già alla normativa Eca che comprende tutte le immissioni inquinanti, con risultati veramente esaltanti, con abbattimento registrato fino all’80%“.

“Sicuramente è un passo importante ma non può bastare – ha sottolineato Federico Grasso di Arpal – anche perchè come rileviamo tutti i giorni i nostri problemi derivano più dai derivati dell’azoto che da quelli dello zolfo”. In queste settimana Arpal sta portando a compimento un progetto di monitoraggi straordinari in città, con l’installazione di bel 17 centraline dedicate in tutta la parte della città a ridosso del porto: “I risultati che stiamo raccogliendo saranno pubblicati in primavera”.
Questa mattina, prima del convegno, i ricercatori internazionali hanno organizzato un breve monitoraggio del black carbon collocando appositi monitor sulle finestre di una famiglia di residenti di Lungomare Canepa, attivi nell’omonimo comitato, rivelando che le concentrazioni hanno raggiunto in un’abitazione picchi di 24.000 nanogrammi e nell’altra 12.000 nanogrammi, con medie anche molto elevate. “Valori considerabili incompatibili con la salute delle persone”. Qualcosa deve essere fatto, e con urgenza.
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