La perizia

Omicidio Alice Scagni, per il perito del giudice Alberto è “seminfermo” di mente: potrà ottenere uno sconto di pena

"La sua capacità di intendere e volere era grandemente scemata ma non del tutto esclusa". Ma il 42enne non era seguito dai servizi di salute mentale

Alberto Scagni

Genova. Alberto Scagni è da considerare seminfermo di mente e quindi la condanna del 42enne, che il primo maggio ha ammazzato la sorella Alice con 20 coltellate dovrà essere ridotta rispetto a quanto previsto dal codice per l’omicidio volontario (aggravato da premeditazione e sevizia) e accompagnata probabilmente da una misura di sicurezza in una Rems.

A stabilire la seminfermità di Scagni è la perizia del medito Elvezio Pirfo, che è stata appena depositava sulla scrivania del gip. La relazione è arrivata al termine di una serie di colloqui nel carcere di Marassi a cui hanno partecipato anche i consulenti tecnici Lucrezia Mazzarella, per lo stesso Scagni e quello del pm Giacomo Mongodi. La perizia sarà discussa nel corso dell’udienza fissata per il prossimo 3 novembre.

“Alberto Scagni – si legge nella perizia in base a quanto traplea da fonti investigative – è portatore fin dalla prima età adulta di un grave disturbo di personalità di tipo antisociale, narcisistico e borderline complicato da un disturbo di poliabuso di sostanze psicoattive (alcol e cannabis). Non è affetto da schizofrenia. Al momento dell’arresto non era in condizione critica da astinenza da sostanze psicoattive da fare ipotizzare l’esistenza di una cronica intossicazione”.

“Scagni ha una infermità mentale per cui la sua capacità di intendere e volere risultava grandemente scemata ma non del tutto esclusa. È capace di stare in giudizio”. A questo punto l’uomo, difeso dagli avvocati Elisa Brigandì e Maurizio Mascia, potrà ottenere uno sconto di pena. Non è escluso che possa farsi interrogare e alla luce dell’interrogatorio i suoi legali potranno chiedere in futuro una nuova perizia.

Scagni, le cui condizioni di salute mentale secondo quanto detto anche dai famigliari erano peggiorate nei mesi precedenti l’omicidio non era seguito dai servizi di salute mentale o, meglio, un appuntamento era stato fissato proprio nei giorni successivi all’omicidio. Dal giorno del delitto i genitori di Alberto e Alice accusano la polizia e la salute mentale di aver sottovalutato gli allarmi che loro stessi avevano lanciato con chiamate al 112 e colloqui preliminare con gli psichiatri della Asl3. Sulle eventuali omissioni la procura aveva aperto un fascicolo per omissione d’atti d’ufficio e omissione di denuncia e nelle scorse settimane erano state sentite una decina di persone tra agenti e medici. I genitori di recente avevano sul punto anche presentato un esposto in Procura

Scagni aveva ucciso la sorella, madre di un bimbo di un anno e 4 mesi, perché voleva più soldi dalla famiglia. Nella denuncia, i genitori avevano l’escalation di violenza prima dell’omicidio: dai pugni contro la casa della nonna in piena notte al tentato incendio della porta dell’anziana, fino alla telefonata di minacce fatta ai genitori sette ore prima dell’omicidio.

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