Scatola vuota

La Liguria boccia il ministero del Mare creato da Meloni: “I porti restino sotto le Infrastrutture”

Botta (Spediporto): "I temi non possono essere disgiunti". L'assessore Benveduti: "Si rischierebbero ulteriori complicazioni"

porto genova meloni

Genova. Il ministero delle Politiche del mare e del Sud ideato da Giorgia Meloni – e assegnato all’ex governatore siciliano Nello Musumeci –  non riscuote successo sulle sponde liguri. O almeno è questo l’umore che si registra oggi nel mondo dello shipping genovese e all’interno della giunta Toti, uniti nell’appello a non smembrare quel ministero delle Infrastrutture che finora ha sempre avuto competenza sui porti.

“Non vi è dubbio che la tematica dei porti non possa essere disgiunta da quella delle infrastrutture – interviene il direttore generale di Spediporto, Giampaolo Botta -. Auspicherei che i porti siano oggetto di una delega specifica ricondotta nelle infrastrutture. Lascerei tutto il tema legato a turismo, itticoltura e pesca nelle mani di un dicastero di altro genere. Anche perché le decisioni che gli ultimi governi hanno assunto, come la diga di Genova, sono sempre state legate al tema della portualità”.

“Il ministero del Mare lo avevamo proposto noi, è chiaro che bisogna capire quale deleghe ci si mettono – dubita Andrea Benveduti, assessore leghista allo Sviluppo economico in Regione Liguria -. In questo momento credo che il tema della portualità non possa essere disgiunto da quello delle infrastrutture, altrimenti creeremmo complessità ulteriori in una situazione in cui ne abbiamo viste fin troppe. Vorrei che finalmente si ragionasse in un’ottica di sistema e pluridecennale: abbinare una complessa realizzazione infrastrutturale come quella che sta vivendo la Liguria con la programmazione portuale”.

In realtà la questione è soprattutto politica. Il ministero delle Infrastrutture era gradito a Salvini come alternativa al Viminale proprio perché la delega ai porti (che potrebbe andare a Edoardo Rixi) gli avrebbe consentito di mantenere una competenza cruciale sulla gestione dell’immigrazione. D’altra parte il controllo di infrastrutture così strategiche era anche una prerogativa di Fratelli d’Italia. E così si è arrivati al nuovo ministero del Mare, che però ad oggi assomiglia molto a una scatola vuota. Il trasferimento di competenze da una struttura all’altra costerebbe tempo e denaro (ad oggi quello di Musumeci è un ministero senza portafoglio).

Non ho capito bene questo ministero cosa voglia dire – allarga le braccia Benveduti -. La pesca è un settore importante che fa parte del mare ma vorrei che ci fosse chiarezza e una visione integrale, finalmente una strategia industriale. Spero che la razionalità e il buonsenso una volta tanto abbiano la meglio”.

Per ora, comunque, i temi cruciali per l’economia genovese sono nelle mani di Matteo Salvini. “Se lo avessi qui davanti gli chiederei di puntare sull’economia marittima, sul trasporto e sulla portualità per rilanciare un piano industriale di questo Paese che sia credibile a livello internazionale – prosegue Botta -. Del resto nel mondo, guardiamo alle economie emergenti in Asia, si punta sulla portualità per trasformare economie votate all’autoproduzione in economie votate alla globalizzazione”.

Che cosa significa nella pratica? “Vuol dire tagliare la burocrazia che impatta sulle tasche degli italiani quanto la globalizzazione, vuol dire investire nella digitalizzazione, rendere il nostro Paese più efficiente e quindi vicino alle esigenze del mercato, in grado di competere coi player più importanti in Europa, Asia, Africa e Stati Uniti che si stanno avvicinando al Mediterraneo. È assurdo che un Paese come l’Italia rimanga indietro. Il nostro rischio è quello di rimanere un fanalino di coda“, avverte il direttore generale di Spediporto.

Due sono gli argomenti più caldi per gli spedizionieri. Anzitutto la zona logistica semplificata, ancora in ritardo: “Manca un Dpcm che individui il commissario straordinario. Pare che in una recente modifica queste competenze stiano passando dall’Autorità di sistema portuale alla Regione, quindi la regia di tutto questo finirà negli uffici della Regione Liguria da cui ci aspettiamo una reazione immediata”.

E poi la Gronda, già nel mirino del leader leghista, che sembrerebbe più vicina: “Speriamo che lo sia, ogni anno ci troviamo a commentare più volte il tema. Sorprende il fatto che un’opera tanto strategica sia ancora così lontana dai pensieri dei ministri che avrebbero dovuto affrontare con prontezza l’argomento. Speriamo che Salvini lo faccia”, conclude Botta.

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