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Genova città a rischio di incidente rilevante: 9 impianti su 11 hanno il piano di emergenza esterna scaduto

I documenti che dovrebbero coordinare gli interventi in caso di incidente sono quasi tutti 'fuori legge'

Sversamento Varenna

Genova. Mentre si continua a scavare nell’alveo del Varenna per capire fino a che punto è arrivato il greggio sversato dai depositi di idrocarburi di Multedo, Genova si scopre fragile e poco preparata a gestire l’emergenza: insieme a quello dell’impianto di Eni, infatti, in tutta la provincia sono nove gli impianti a rischio di incidente rilevante (rir) ad essere sprovvisti di un piano di emergenza esterno (Pee) aggiornato secondo le prescrizioni di legge.

Il dato emerge ancora una volta dalla Prefettura di Genova, l’istituzione a cui l’ordinamento giuridico italiano affida il compito di coordinare le emergenze che riguardano l’incolumità pubblica e ambientale, e che secondo la legge Seveso del 2015 ha la responsabilità di tenere in aggiornamento costante i Pee per permettere una tempestiva messa in moto della macchina dell’emergenza in caso di incidenti gravi che travalicano i confini dei relativi insediamenti industriali.

Come anticipato nei giorni scorsi da Genova24, questi documenti, partendo dai piani di emergenza interna e dal parere del predisposto Comitato Regionale, racchiudono tutte le informazioni necessarie per un intervento immediato e coordinato tra i vari enti deputati all’intervento, dai vigili del fuoco alla protezione civile. Nel documento sono specificate la tipologia e la quantità di materiali presenti, la logistica, i punti sensibili, le infrastrutture presenti in prossimità dell’impianto, le zone a rischio e quelle ad impatto certo. Oltre che alle vie di accesso per raggiungere il più velocemente possibile il luogo dell’incidente, o, eventualmente le vie per evacuare la popolazione. 

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I depositi Eni di Fondega Nord, a pochi metri dal Varenna

Per questo motivo la legge 105, che regola la gestione della sicurezza degli impianti, ha previsto dei passaggi obbligati per rendere efficace questo coordinamento, a partire dal coinvolgimento della popolazione (attraverso assemblee pubbliche che in passato sono state talvolta condotte in sordina) e per finire con una cadenza di aggiornamento che non può superare i tre anni. 

Stando a queste indicazioni, quindi, degli undici Pee vigenti relativi agli altrettanti impianti rir presenti sul territorio della provincia di Genova, solo due sarebbero in regola, mentre gli altri nove invece risultarebbero ‘fuori legge’ perchè scaduti, non aggiornati, vecchi. Oltre a quello dei depositi Eni di Multedo, l’irregolarità si verifica anche per i depositi di oli combustibili Esso di calata Stefano Canzio (Porto di Sampierdarena), i depositi di chimici e petrolchimici Silomar (Sampierdarena), i depositi di oli minerali GetOil (nei pressi di calata Bettolo, Sampierdarena), il deposito di prodotti chimici Eni (sempre a Sampierdarena), i depositi Iplom (Fegino), i depositi chimici di Multedo, sia Superba che Carmagnani e i depositi di prodotti raffinati derivati dal petrolio come gasolio e benzina di Sigemi (San Quirico).

Quest’ultimo impianto è stato protagonista nel giugno 2020 di un incidente per fortuna non esteso ma che vide lo sversamento di idrocarburi fino al Polcevera, e che suscitò qualche perplessità per i contenuti stessi del piano di emergenza esterno, visto che nel documento il torrente era indicato a 200 metri di distanza, quando nella realtà la fuoriuscita era stata originata da una valvola distante appena 25 metri dall’alveo.

Generica
L'incidente presso i depositi Sigemi del 2020

Ad oggi i Pee in regola con le scadenze sono solamente due: quello relativo all’impianto A-Esse di Carasco, che produce zinco, e quello relativo alla raffineria Iplom di Busalla. Il primo è in scadenza il prossimo 17 gennaio, mentre il secondo ha una vita utile fino al 20 maggio del 2024. Una situazione che purtroppo si era già verificata in passato e che era emersa a seguito dello sversamento di greggio dovuto alla rottura di una condotta dell’oleodotto Iplom in zona Fegino.

Nei giorni scorsi Genova24 ha contattato la Prefettura per chiedere conto di questa situazione, e per quanto riguarda il Pee dei depositi Eni abbiamo ricevuto la ‘notizia’ che il documento era in fase di aggiornamento. Per tutto gli altri non sappiamo a che punto siano le procedure, anche se possiamo ipotizzare che siano ancora in alto mare, visto che non sono state ancora convocate le assemblee pubbliche per coinvolgere la popolazione, come previsto dall’articolo 21, comma 11 della legge 105 del 2015. Una legge tanto importante quanto disattesa nella redazione di questi preziosi documenti. Resta la domanda, ad oggi senza risposta, di quanto questo mancato aggiornamento possa aver influito sugli interventi di emergenza sul Varenna. La speranza è quella di non doverselo chiedere anche per gli altri impianti della nostra città.

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