Genova. “Chiediamo che la prima opera a partire sia la Gronda di Genova”. Così diceva in campagna elettorale Edoardo Rixi, l’uomo delle infrastrutture della Lega, che quella firma potrebbe metterla di persona se si avverasse il sogno del sindaco Marco Bucci che lo vorrebbe seduto al Mims. Ma, a parte il risiko dei ministri, saranno molte le partite aperte sul capoluogo ligure che il governo Meloni dovrà sbrogliare e che le amministrazioni locali sperano di “portare a casa” grazie al totale allineamento politico con l’esecutivo nazionale.
La prima, per l’appunto, è la Gronda. Chi sperava che Mario Draghi avrebbe messo la parola fine sulla vicenda è rimasto deluso. Al ministero delle Infrastrutture, infatti, sono ancora in corso gli approfondimenti tecnici per verificare la conformità del progetto esecutivo (datato 2017) agli attuali standard imposti per le opere pubbliche. Dopodiché potrà arrivare la firma decisiva. Il ministro Enrico Giovannini, a margine dell’inaugurazione del Salone Nautico, negava che i ritardi fossero determinati dai condizionamenti politici del Movimento 5 Stelle, da sempre contrario al raddoppio della A10. Ma il centrodestra la pensa diversamente. Ed è per questo che sullo sblocco della Gronda si giocherà anche buona parte della credibilità della coalizione a livello locale.
Ancora più complesso, in realtà, è il nodo della nuova diga del porto. Dopo la gara andata deserta e l’avvio di una procedura negoziata, con l’intoppo del collegio degli esperti che ha ulteriormente complicato l’iter, l’assegnazione dovrebbe arrivare entro il 12 ottobre, stando all’ultima dichiarazione del presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini. Ma sull’opera pesano ancora importanti criticità di natura tecnica ed economica. Attualmente risulta finanziata con un pacchetto di circa 1,2 miliardi di cui 500 milioni provenienti dal fondo complementare al Pnrr. Queste risorse, sebbene non sottoposte a vincoli europei, rischiano di saltare se i lavori non saranno ultimati entro il 31 dicembre 2026. E il responsabile unico di procedimento Marco Vaccari in commissione regionale ha detto che sarà “molto complicato” rispettare questa tempistica. Inoltre c’è il problema degli extra costi: 200-300 milioni secondo le stime. Spetterà al governo non solo assegnare nuovi finanziamenti, ma probabilmente anche spostare in avanti le scadenze (con l’ipotesi di rinegoziare tutto il Pnrr) per evitare di perdere i soldi già disponibili.
Si attende un segnale da Palazzo Chigi anche per il finanziamento totale del futuro parco del Polcevera, cioè il progetto del “cerchio rosso” disegnato dall’architetto Stefano Boeri. Degli 88 milioni avanzati dalla ricostruzione del ponte, 53 milioni risultano ancora bloccati e il Comune attende di poterli usare. Il sindaco Bucci, dopo aver incontrato Giovannini il 14 agosto, aveva spiegato che il via libera sarebbe potuto arrivare tra fine 2022 e inizio 2023. Nel frattempo dovrebbe andare avanti l’iter per la costruzione del memoriale dedicato alle 43 vittime.
Restando ancora in Valpolcevera, ci si attende che il prossimo governo integri gli 89 milioni stanziati per la rigenerazione urbana dei quartieri che sorgono lungo la linea del Campasso, l’ultimo miglio del Terzo Valico in mezzo alle case. I soldi assegnati dal Mims basteranno per demolire gli edifici più vicini alla ferrovia e indennizzare i proprietari, ma per una vera riqualificazione delle zone interessate serve almeno la stessa cifra. Giovannini, al momento di firmare il protocollo d’intesa a Genova, aveva suggerito al prossimo esecutivo di impegnare altri 100 milioni.
In tema di trasporto pubblico, dopo i 470 milioni per gli assi di forza e i 400 milioni per lo Skymetro, il Comune proverà a farsi finanziare altre opere. Per la funicolare Aeroporto-Erzelli, passante dalla stazione ferroviaria, servono circa 100 milioni. Circa 400 milioni saranno chiesti per l’estensione della metropolitana a Sampierdarena. Altri 500 milioni, stimati a spanne, serviranno per portare la linea a San Martino dopo aver completato il prolungamento a San Fruttuoso, sempre che lo studio di fattibilità commissionato dal Comune non dia un altro responso.