Genova. E’ un giorno d’estate ’93, quello che mi vede inforcare la Vespa sul lungomare di Arenzano, per raggiungere le alture di Bogliasco, dove il Presidente Paolo Mantovani ha in programma di presentare ai tifosi la nuova squadra, assemblata nell’appena terminato calciomercato.
Scoprirò negli anni successivi che probabilmente anche il Presidentissimo è salito al campo d’allenamento, cogliendo al volo il passaggio, in moto, da parte di uno dei tanti tifosi, che salivano l’erta, per accalcarsi attorno al terreno di gioco ed applaudire, ad uno ad uno, i giocatori che lui, microfono in mano ed al fianco del mister Sven-Göran Eriksson, chiamava per nome, a raccogliere l’applauso.
Prima i portieri: Pagliuca, Nuciari, Sereni, poi i difensori: Vierchowod, Mannini, Sacchetti, Serena, Rossi, Dall’Igna, Bucchioni, quindi i centrocampisti: Lombardo, Jugović, Katanec, Invernizzi, Salsano, Platt, Evani, infine le punte: Mancini, Gullit, Bertarelli, Bellucci, Amoruso…
Risulterà, numeri alla mano, la ‘seconda’ Sampdoria di tutti i tempi (3^ in classifica e quarta Coppa Italia in bacheca) e confesso che, mentre ero a bordo campo pensavo che mi sarebbe piaciuto avere a disposizione un applausometro, per poter stabilire quale chiamata ‘presidenziale’ avesse suscitato più entusiasmo (una bella lotta fra Ruud Gullit ed il ‘Mancio, ma non da meno furono i cori pro Platt, Vierchowod, Pagliuca e gli altri ‘eroi’ dello scudetto).
Il Presidente li chiamava compiaciuto accanto a sé, scandendo magistralmente i ritmi, per lasciar tempo ai tifosi di esternare il loro entusiasmo ed ecco il flash back che mi è rimasto impresso di quel giorno e che voglio immortalare in questo album dei ricordi blucerchiati: l’affetto – che ha lasciato trasparire – quando ha presentato, in mezzo a tutti quei campioni – due virgulti della ‘cantera’, orgoglioso di averli visti arrivare in prima squadra: Nicola Amoruso e Claudio Bellucci e loro lo ricompenseranno con una carriera ad altro livello (come il Presidente era certo), anche se purtroppo, più altrove che non a Genova…
Data fata secutus… seguendo il destino, è il figlio Enrico Mantovani, un paio di mesi dopo, a prenderne il testimone, dopo che ‘The Heritage Hall Marching Band’ di News Orleans, aveva salutato il Presidentissimo al suono di ‘What a friend we have in Jesus’…
Compito improbo per il secondo dei quattro figli (la primogenita Francesca resterà, a vita, la tifosa n° 1 del Doria), Enrico, meritevole di aver provato a promuovere una necessaria revisione del sistema calcistico, incanalato verso un mondo di solo business come l’attuale, fu ben presto costretto ad una lotta impari, contro il potere costituito…
L’ingiusta retrocessione in Serie B del ’99 (superfluo rivangare Bologna) ed il travagliato biennio, fino all’intervento di Riccardo Garrone, non cancellano, a nostro avviso, le positive annate della Sampdoria, dal ’94 al ’98, in cui hanno vestito il blucerchiato, oltre a tanti reduci dello scudetto, anche giocatori del calibro di Siniša Mihajlović, Walter Zenga, Riccardo Ferri, Christian Karembeu, Clarence Seedorf, Enrico Chiesa, Pierre Laigle, Juan Sebastian Veron, Vincenzo Montella, Alain Boghossian, Ariel Ortega, solo per citare i primi che sovvengono alla mente.
Fatto un doveroso omaggio al ricordo del terzogenito Filippo, a mantenere salda la memoria degli insegnamenti e dei principi del Presidentissimo, provvede ora, in primis, Ludovica, la più giovane della dinastia, che riveste la carica di Presidente della F.I.G.C. Femminile, ma soprattutto l’analogo ruolo nella Fondazione Torneo Ravano, la manifestazione scolastica giovanile più importante d’Europa, che fra i tanti pregi ha quello di essere tinta di blucerchiato.
Della stessa serie “Album dei ricordi blucerchiati”
Bruno Mora, l’ala perfetta
Trevor Francis, “the striker”
Ruud Gullit , “Cervo che esce di foresta”
Nacka Skoglund, il re del tunnel
Toninho Cerezo, samba scudetto
Graeme Souness, “Charlie Champagne”
Aleksei Mikhailichenko, la stella dell’Est
Sebastián Verón, “La Brujita”
Luisito Suárez, “El arquitecto” dei primi anni ’70
Tito Cucchiaroni, leggenda nella storia della Samp
Ernst Ocwirk, il faro del Prater
Giancarlo Salvi, il “golden boy” di Dego
José Ricardo “China” da Silva, il goleador brasileiro
Srecko Katanec, la gazzella slovena
Jorge Toro, dalle Ande agli Appennini Liguri
Luca Vialli, il bomber
Eddie Firmani, il “tacchino freddo”
Ermanno Cristin, il “Nordahlino” di Marassi
Sergio Brighenti, il capocannoniere
Roberto Vieri, la fantasia al potere
Mario Frustalupi, il piccolo grande” regista
Gaudenzio Bernasconi, l’orsacchiotto
Fausto Pari, una vita da mediano
Giovanni Invernizzi, la classe operaia in paradiso
Walter Zenga, l’uomo ragno
Giovanni Lodetti, da “basleta” a “baciccia”
Attilio Lombardo, il “Popeye”
Valter Alfredo Novellino, il Monzon della panchina
Alessandro, “il conquistatore” Scanziani
Enrico Nicolini, “il Netzer di Quezzi””
Loris Boni, il “baffo” col numero 8
Boškov e Veselinović, gli jugoslavi
Maryan Wisniewski , il francese arrivato da Lens
Giorgio Garbarini, il generale Custer
Marco Rossinelli, fuga per la vittoria
Pietro Vierchowod, lo Zar
Francisco Ramón Lojacono, “el tanguero”
Domenico Arnuzzo, il geometra di fascia
Giovanni Guerrini, il Robot Mazinga Z
Marco Sanna, il guerriero ichnuso
Fabian Valtolina, il velocissimo “Beep Beep”
Fabrizio Casazza, portiere da gradinata
Angelo Benedicto Sormani, il Pelé bianco
Alessandro Grandoni, il Lippi del 2000
Roberto Galia, terzino o mediano?
Ivano Bordon, la “Pallottola”
Alberto Mariani, libero, non stopper
Alessandro Cucciari, ambidestro perfetto
Massimo Cacciatori, il Batman dei portieri
David Balleri, il pendolino
Fabio Quagliarella, l’Highlander
Giorgio Roselli, uomo derby
Mauro Bertarelli, primo goal in un derby
Vincenzo Iacopino, la ‘foglia morta’ all’incrocio
Carmine Esposito, un napoletano blucerchiato
Ugo e Mauro Rosin, padre e figlio