60 anni di passione

U.S. Arenzano, 60 anni dopo…

I calciatori degli anni ’60, festeggiano il 60esimo anniversario dell'esordio con la F.I.G.C.

Genova. Se la memoria non inganna chi era presente, giusto 60 anni ed un giorno fa, il 16 settembre del ’62, una formazione della neo fondata U.S. Arenzano scendeva, per la prima volta, in campo in un campionato organizzato dalla F.I.G.C., con una squadra, nata da una selezione dei tanti ragazzini, che giocavano a pallone più per strada che nei campi, visto che l’unico disponibile era quello, a sette, della ‘Rue’, la cui terra battuta era calpestata dall’alba al tramonto, per cui per lo più si giocava sulla piazzetta di Nastré o in un campetto di via Manni, al centro del quale giganteggiavano alberi d’ulivo da dribblare, in aggiunta agli avversari, a meno che – una tantum – non fosse disponibile il campetto dei frati.

La prima iscrizione alla FIGC avvenne al Campionato Allievi; l’anno successivo a quello Juniores, per partire, nel ’64, dalla Terza Categoria, vinta al primo colpo da quei teenager, rafforzati in principio da qualche ‘foresto’, cui la ‘nouvelle vague’ locale, pian piano, ha soffiato il posto da titolare, fino ad arrivare al Campionato di Promozione, ad inizio anni ’70.

A partire dall’anno del 50° anniversario della fondazione, lo zoccolo duro di allora si ritrova sistematicamente ogni settembre, con le gambe sotto il tavolo, a rinnovare l’amicizia di quei tempi.

“E’ nato tutto – ci racconta Dino Chiossone – con la scusa di consegnare a mister Danzani (ndr, allenatore nel biennio ‘65/67) una medaglia che non aveva potuto ritirare personalmente durate la celebrazione e da allora abbiamo sentito il piacere di rinnovare l’iniziativa ad ogni metà settembre, visto che abbiamo scoperto che è sempre piacevole ritrovarci a parlare di goal fatti o subiti all’ultimo minuto, di rovesciate in bicicletta per tirare fuori la palla  dall’incrocio dei pali, di risse sui campi della Val Bormida, oppure al Torbella o a Borghetto Santo Spirito. Spesso è anche un buon motivo per ricordare quanto era bravo, con la palla fra i piedi, qualcuno che non c’è più, come Tino Valle, Lorenzo Chiossone, Giacomino ‘Chebo’ Calcagno, Gianni Censini, ‘Puccio’ Mura, ‘Gian Gian’ Giusto, Paolo Bigazzi, Angelo Mosconi, Francesco Brun, Baciccia ‘Peghiggia’ Calcagno, Giordano Fregatti. Ne parliamo con la stessa franchezza e goliardia di allora, al punto che sembra ieri che si entrava in campo a Molassana, per la prima partita della storia dell’Arenzano… E’ questo il bello di questi ritrovi”.

Approfondiamo il tema di quel match con altri due, oltre a Dino Chiossone, che possono dire “io c’ero” e cioè Luciano Profumo e Lazzaro ‘Balin’ Damonte: “Era un calcio davvero di altri  tempi – inizia Luciano Profumo – Proprio in una delle prime partite dell’Arenzano, ricordo la mia grande soddisfazione, all’entrata in campo, nel constatare che avremmo giocato in un mare di fango (in quelle situazioni mi esaltavo), ma anche quanto ero affranto a fine partita, non tanto per il risultato (avevamo pareggiato), ma piuttosto perché fummo costretti ad andare a lavarci nell’adiacente ruscello, non solo le scarpe bullonate, ma noi stessi, in quanto le docce erano prive d’acqua… Per fortuna, in quell’occasione, era settembre”.

A proposito di come erano allora le scarpe da calcio, irrompe in tackle Lazzaro ‘Balin’ Damonte: “Come si fa a spiegare, ai giovani d’oggi, il rito negli spogliatoi, prima di ogni partita, quello della ribattuta dei chiodi dei tacchetti, con martello e tre piedi da calzolaio? Meglio sorvolare e parlare del successivo campionato Juniores del ‘63/64… Le nostre avversarie erano il Pontedecimo e la Rivarolese, due big del calcio genovese e personalmente ho un ricordo vivido dell’attesa e delle discussioni al bar e sul treno che ci portava a scuola a Savona, nella settimana precedente il big match, con la temuta Rivarolese, all’allora campo Bianchi di Cogoleto (ndr, ora riservato all’atletica), poi pieno di gente a bordo campo, che faceva un tifo infernale… Finì 0-0 e quel punto ci consentì di accedere alle Finali Regionali, dove solo il ‘testa o croce’ di una monetina, ci eliminò”.

La discussione evolve, con Silvio ‘Peghiggia’ Calcagno, Bruno Sturla e Gian Chessa ad evocare sfide in Terza Categoria, in quel di San Desiderio, al Morteo, al Carlini, mentre Mede Zannini, Mauro Bigazzi, Gianni Salomone, Carletto ‘Bagheu’ Damonte, Gianni ‘Siaula’ Calcagno, Nico ‘Balin’ Damonte e Gianni ‘Ciuffa’ Delfino, a catena, ci raccontano la cavalcata che ha portato l’Arenzano, ad inizio anni ’70, dalla Seconda Categoria, fino al Campionato di Promozione, in un accavallarsi di aneddoti ricchi di pathos e poco amarcord, perché questi ragazzi vivono ancora a ‘pane e calcio’, aggiornatissimi sulle vicende della  squadra in cui hanno giocato e della sua ottima partenza nell’appena iniziato campionato d’Eccellenza, che spesso seguono dalla tribuna del Gambino, magari smoccolando sul fatto che il loro campo di casa si alternava fra Cogoleto e Varazze e non certo coperto da un verde sintetico, bensì  su fondi argillosi, che hanno loro lasciato le cicatrici, su ginocchia ed anche, causate dalle entrate  in scivolata, cui ricorrevano i difensori, in ferree marcature che spesso imponevano ‘gamba o pallone’…

A tal riguardo, chiude infine Dino Chiossone, confessando a Mimmo Poggi di aver imparato a marcare a uomo, incollato a lui, sul campetto del Santo Bambino di Praga Non vi erano tecnici ad insegnare calcio, in quegli anni, se volevi giocare, dovevi imparare da solo, perché vi era solo una squadra per paese e si giocava in undici, senza panchinari e se qualcuno si faceva male, restava in campo, a zoppicare all’ala sinistra, per non lasciare i compagni in dieci…

Era un calcio, non dico pioneristico, ma senz’altro ‘vero’… In quell’estate del ’62, si erano appena svolti i Mondiali in Cile, quelli della ‘battaglia di Santiago’ (che costò l’eliminazione all’Italia degli oriundi Maschio, Sivori, Altafini, Sormani) e nei bar del lungomare si parlava solo di calcio, al punto che il grande interesse di appassionati dirigenti, come l’Avv. Antonio Calcagno, Silvestro Scarsi, il “maestro” Elena (fra i primi presidenti), l’onnipresente Angelo Ferro, il sarto “Baciccin” Calcagno, Gianni Pagani, Oreste Pacini, Francesco Mura, Aristide Dotti e Franco Rodà, li spinse a soddisfare i sogni di quei ragazzi e del folto pubblico che li seguiva, dando vita all’U.S. Arenzano… era il settembre di 60 anni fa!

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