Liguria. In provincia di Genova poco più della metà delle scuole offre il tempo pieno, meno del 50% ha la palestra, il 47% ha una mensa scolastica. Sono alcuni degli indicatori “campanello d’allarme” secondo Save the Children che possono essere un punto chiave per evitare dispersione scolastica, differenze tra chi è povero e chi no e garantire un’educazione uniforme per tutti indipendentemente dal luogo di residenza.
La campanella per la ripresa dell’anno scolastico in Italia e in Liguria non suona solo per studentesse e studenti, chiamati al ritorno in classe, ma, secondo Save the Children “riserva il suo tono più acuto e allarmante agli adulti e alla politica, per le debolezze di un sistema scolastico che, di fronte alle enormi sfide della crisi in atto, non è in condizioni adeguate per contribuire efficacemente ad invertire il ciclo negativo di povertà materiale ed educativa”. È quanto contenuto nel nuovo rapporto “Alla ricerca del tempo perduto – Un’analisi delle disuguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana” lanciato dall’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini in pericolo e per garantire loro un futuro.
Il rapporto analizza alcuni deficit strutturali del sistema scolastico a livello nazionale e locale, in termini di spazi, servizi e tempi educativi, come mensa e tempo pieno, palestra e agibilità delle scuole, mettendo in luce la relazione effettiva tra disuguaglianze di offerta sui territori e esiti scolastici, ma anche quella tra la qualità dell’offerta, dove c’è, e la resilienza nell’apprendimento dei minori in svantaggio socioeconomico.
In Italia, le disuguaglianze territoriali si configurano come un fil rouge in negativo che attraversa le diverse dimensioni della povertà educativa. Mettendo a confronto le 10 province italiane con l’indice di dispersione “implicita” più bassa e più alta, si rileva come nelle province dove l’indice di dispersione “implicita” è più basso, le scuole primarie hanno assicurato ai bambini maggior offerta di tempo pieno (frequentato dal 31,5% degli studenti contro il 24,9% nelle province ad alta dispersione), maggior numero di mense (il 25,9% delle scuole contro il 18,8%), di palestre (42,4% contro 29%) e sono inoltre dotate di certificato di agibilità (47,9% contro 25,3%). Questa correlazione appare ancora più rilevante se si considerano i minori svantaggiati dal punto di vista socioeconomico. Prendendo infatti in considerazione le province italiane che hanno la percentuale maggiore di studenti nel quintile socioeconomico più basso, la dispersione “implicita” risulta significativamente inferiore in quelle province dove almeno la metà degli alunni della scuola primaria frequentano il tempo pieno e almeno la metà delle scuole ha la mensa (10 punti percentuali in meno di dispersione rispetto alle province dove meno di 1 alunno su 4 frequenta il tempo pieno alla primaria o dove meno di 1 scuola primaria su 4 ha la mensa). La stessa correlazione in positivo si evidenzia anche sulla presenza della palestra (5,5 punti percentuali in meno di dispersione implicita nelle province dove almeno il 50% delle scuole primarie ne è dotata, rispetto alle province dove la palestra è presente in meno di un quarto delle scuole) o del certificato di agibilità (12 punti percentuali in meno).
Le variabili strutturali considerate dal report rappresentano solo alcune delle tante componenti da considerare per rafforzare la strategia di contrasto alla dispersione scolastica. Tuttavia, l’analisi proposta evidenzia quanto un’offerta adeguata di spazi e di tempi educativi possa contribuire efficacemente a ridurre le disuguaglianze educative territoriali.
Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children spiega: “Non si tratta di obiettivi irraggiungibili, ma di un investimento irrinunciabile per lo sviluppo del Paese che va messo al centro dell’agenda politica. L’aumento di spesa corrente per l’istruzione, unitamente alla riorganizzazione di fondi che fanno capo ad altri ministeri, ai fondi stanziati dal Pnrr e agli altri fondi europei – che andranno attentamente monitorati nella loro efficacia per ridurre i divari a livello territoriale – dovrebbe essere finalizzato sia al giusto riconoscimento retributivo del corpo docente, da sostenere anche nella formazione continua per una didattica rispondente alle attuali esigenze degli studenti, sia all’aumento dell’offerta di tempi, spazi e servizi educativi, a partire dalla rete degli asili nido, all’estensione del tempo pieno e delle mense almeno in tutto il ciclo delle scuole primarie, all’adeguamento degli edifici scolastici in termini di sicurezza, sostenibilità e qualità degli ambienti di apprendimento. Chiediamo che la mensa scolastica sia riconosciuta come livello essenziale delle prestazioni, per garantire a tutti i bambini, nella scuola primaria, almeno un pasto gratuito ed equilibrato al giorno, in linea con gli obiettivi della Garanzia Europea per l’Infanzia, e di estendere il tempo pieno a tutte le classi della scuola primaria. Queste due ultime misure da sole, sarebbero un vero punto di svolta per migliorare i livelli di apprendimento di tutti gli alunni del nostro paese, anche quelli che provengono da famiglie più svantaggiate economicamente e socialmente, e per prevenire la dispersione scolastica”.
In Italia, le classi a tempo pieno (40 ore) nella scuola primaria superano di poco il 50% solo in Lazio (55,7%), Toscana (52,8%), Basilicata (52,4%) e Lombardia (52,3%), ma in Sicilia (11,5%) sono una rarità come in Molise (7,5%), Puglia (18,7%), Campania (18,8%) e Abruzzo (19,6%), mentre la media nazionale è del 37,3%. La Liguria si attesta, invece, al 47,1%. In Liguria le classi da trasformare sono 1.558 per un costo stimato di 27,3 milioni di euro circa. Complessivamente, a livello nazionale, le classi da trasformare in tempo pieno sarebbero 81.639.
“Come è emerso anche dai commenti e suggerimenti di docenti e studenti raccolti e rilanciati nel rapporto, un aspetto cruciale rispetto all’efficacia dei nuovi investimenti sulla scuola è il superamento della logica del bando o del finanziamento a pioggia, in favore di una co-programmazione e co-progettazione tra reti di scuole, comunità e istituzioni locali. Anche a questo scopo, è necessario sostenere i Patti Educativi di Comunità, per favorire la partecipazione e la collaborazione degli attori educativi, culturali e sociali del territorio, istituzioni, terzo settore, settore privato, nella vita di una scuola aperta”, aggiunge Raffaela Milano.
Focus: la distribuzione ineguale nell’offerta di spazi e servizi per l’apprendimento nelle province italiane
Il rapporto diffuso oggi dedica un’analisi dettagliata alle disparità nella distribuzione territoriale dell’offerta di tempi, servizi e spazi adeguati, come mensa scolastica, tempo pieno, palestra e agibilità degli edifici, che penalizzano, molto spesso, proprio le province, in particolare del sud, dove si concentrano maggiormente i minori più svantaggiati dal punto di vista socio economico.
Solo nelle province del Centro e Nord Italia, ad esempio, il 50% almeno delle scuole primarie è provvisto della mensa scolastica, fondamentale per assicurare il tempo pieno, ma preziosa anche per garantire a tutti in bambini, soprattutto quelli in povertà assoluta, un’alimentazione corretta per lo sviluppo psico-fisico e uno spazio importante di socialità e relazione. La situazione ligure vede la provincia di Genova con il 47,6% delle scuole primarie provviste di mensa, quella di Imperia con l’80%, quella della Spezia al 69,1% e Savona al 72,6%. Le punte maggiori, con oltre l’80%, si registrano in particolare nelle province toscane di Prato, Firenze, Lucca, Pistoia, ad Aosta e Torino, mentre le province di Ragusa, Agrigento, Catania, registrano percentuali inferiori al 10%, e Napoli e Palermo, dove più di 1 studente su 4 proviene da famiglie appartenenti al quintile socioeconomico più basso, sono addirittura sotto al 6%. Nel caso della scuola secondaria di I grado, le percentuali di quelle dotate di mensa sono in generale più basse, ma sono ancora le province toscane e del Nord Ovest a garantire maggiore copertura.
Il tempo pieno, che è uno strumento essenziale per combattere la dispersione scolastica e promuovere l’apprendimento, in particolare nei contesti svantaggiati dal punto di vista economico, è una realtà per ben più del 50% degli alunni della scuola primaria in quasi tutte le province del Centro e del Nord, una platea superiore alla media nazionale che è di circa 4 alunni su 10. In Liguria spicca Imperia (72,8%), mentre le altre province liguri si attestano al di sotto del 60%: Genova 57,4%, La Spezia 35% e Savona 31,7%.
Se a livello nazionale la metà circa delle scuole primarie e secondarie di I grado hanno la palestra, un altro spazio fondamentale per la qualità dell’apprendimento e dello sviluppo psico-fisico, dal rapporto emerge che solo le province del Centro e del Nord eguagliano o superano la percentuale del 50%, con punte oltre al 60% nella primaria e al 70% nella secondaria di primo grado nelle province di Prato, Firenze, Grosseto, Savona (82,6%), Venezia, Imperia (72,7%) e Livorno. Nelle restanti province liguri le scuole secondarie di I grado ad avere una palestra sono il 44,1% nel genovese e il 62,8% nella provincia di La Spezia.