Simbolo

Ripulita la statua del Cristo degli Abissi: via le incrostazioni senza rovinare il bronzo fotogallery

Le operazioni di manutenzione sono state coordinate dalla Soprintendenza con la regia operativa della Guardia di finanza

Genova. Giornata di manutenzione e pulizia per il Cristo degli Abissi, simbolo della subacquea nel mare di San Fruttuoso di Camogli, con l’organizzazione del servizio tecnico di archeologia subacquea della Soprintendenza di Genova e La Spezia e la regia operativa dei sommozzatori della Guardia di finanza che hanno messo a disposizione un’idropulitrice. Insieme a loro, alle operazioni sott’acqua e in superficie, si sono alternati i sommozzatori dei carabinieri, della polizia, della Guardia costiera e dei vigili del fuoco, col supporto logistico del comando Circomare di Santa Margherita Ligure della Guardia costiera.

Un’operazione dal forte valore simbolico. Alta due metri e mezzo e dal peso di 260 chili, per la sua realizzazione furono raccolte e fuse dallo scultore Guido Galletti medaglie di caduti donate dalle mamme e dalle vedove, medaglie di atleti, parti di navi, eliche, campane e cannoni. Ideata e calata sul fondale nel 1954 da Duilio Marcante e dai grandi pionieri della subacquea ligure su un fondale di 18 metri nella baia antistante San Fruttuoso di Camogli, la statua è un tributo alla memoria di tutte le vite perse in mare. Non a caso è il punto che registra il maggior numero di immersioni nel Mediterraneo.

Le operazioni di manutenzione sono partite dal ritrovo di tutti i nuclei sommozzatori sullo zenit della statua e dal briefing in cui la Guardia di finanza ha spiegato come utilizzare sott’acqua l’idropulitrice, che lavora mediante l’utilizzo di acqua in pressione con effetto cavitazionale generato dalla peculiare lancia in dotazione. Il motore in superficie aziona una pompa idonea a generare un flusso d’acqua, prelevata dal mare, a elevata pressione.

Alessandra Cabella della Soprintendenza ha dettagliato le modalità, la distanza da tenere a seconda delle varie parti della statua, a partire dal più moderno basamento fino alle parti più delicate, specialmente le mani: una infatti era già stata staccata e poi riapplicata nel corso di un restauro nel 2004. L’uso di questa strumentazione è vincente: la pressione dell’acqua fa saltare l’incrostazione biologica marina anche corrosiva senza più toccare direttamente il bronzo, la cui patina è stata aggredita da infinite e devastanti ripassature coi denti delle spazzole di ferro nel corso degli anni.

La manutenzione del Cristo degli Abissi non è solo una questione estetica: gli organismi incrostanti di biofouling creano un biofilm batterico (che colonizza e prolifera su qualsiasi superficie in mare), creando seri problemi di biodeterioramento. Ciò è aggravato dall’inserimento di calcestruzzo con tondini di ferro nella statua bronzea, nata cava: coi due diversi metalli a contatto nel mare si creano correnti galvaniche a detrimento del bronzo, gravemente rovinato nei suoi primi cinquant’anni da continue, aggressive e incontrollate ripassature coi denti delle spazzole di ferro da parte dei subacquei. “E’ un bronzo sofferente perché aggredito e assottigliato per decenni da infiniti e indiscriminati colpi di spazzola metallica e, come se non bastasse, indebolito delle correnti galvaniche”, spiega Cabella.

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