Genova. “E’ evidente che non potevamo costituirci in comitato prima del crollo del ponte perché se avessimo saputo che quel maledetto ponte sarebbe crollato saremmo andati a tenerlo li con le mani. Per questo oggi in Italia c’è un po’ di giustizia in più”. A parlare è il papà di Luigi Altadonna, una delle 43 vittime del crollo dei viadotto Morandi. Commozione, abbracci, lacrime e sorrisi. Nell’aula magna del seminario, dove i parenti delle vittime sono ‘confinati’ per seguire il processo che si celebra a palazzo di Giustizia le emozioni sono molto intense per il risultato inaspettato.
E’ una novità per la giurisprudenza l’ammissione a processo per una comitato nato successivamente ai fatti ma l’avvocato Caruso aveva chiarito che in questo caso il criterio dell’anteriorità non era da applicare. E così è stato.
“Siamo commossi e felici – aggiungono – perché questo dimostra che a lottare tutti insieme si ottengono qualcosa. E noi la nostra battaglia la portiamo avanti per tutti i cittadini italiani”