Il processo

Ponte Morandi, lunedì il tribunale decide sui responsabili civili. I reperti sotto sequestro andranno a Manesseno

Il pm ha chiesto al tribunale una nuova autorizzazione. Sempre lunedì la decisione sulle 300 parti civili già costituite nell'udienza preliminare a cui proveranno ad aggiungersene altre 400

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Genova. Esclusione o meno di Aspi e Spea come responsabili civili, esclusione di alcune parti civili tra le 300 già costituite in udienza preliminare o mantenimento delle parti civili ma esclusione dei loro testimoni, come chiesto dalla Procura. Sono queste le questioni su cui il collegio presieduto dal giudice Paolo Lepri – chiamato a decidere sulle responsabilità penale di 59 imputati per il crollo di ponte Morandi, si pronuncerà nell’udienza di lunedì. Domani l’udienza servirà solo a dare la parola agli ultimi avvocati di parte civile che intendono replicare alle richieste di esclusione formulate dai difensori di alcuni imputati.

Al termine della lunga udienza di oggi – la prima dopo la pausa estiva – cominciata alle 9 e terminata dopo le 16, il sostituto procuratore Massimo Terrile ha anche chiesto al Tribunale l’autorizzazione al trasloco dei reperti del ponte che si trovano sotto sequestro in un nuovo capannone individuato dal Comune di Genova a Manesseno in via Arrigo: il capannone già autorizzato a Trasta infatti è risultato indisponibile dopo che il proprietario, che aveva concordato un affitto con Aspi (che si farà carico di tutte le spese del trasferimento e del giardinaggio) ha invece deciso di mettere in vendita il capannone, forse fiutando il possibile affare, ma la ricerca è dovuta ripartire da zero per consentire davvero l’avvio del lavori per il memoriale.

Al centro del dibattito di oggi in particolare la questione dei responsabili civili: Aspi e Spea hanno chiesto di essere esclusi per una questione di cavilli giuridici ma che potrebbe avere conseguenze di poco conto: visto che non erano stati citati come responsabili civili nell’incidente probatorio sulle cause del crollo (perché la legge non lo permette) sostengono di non aver potuto adeguatamente difendersi in quella fase pur avendo partecipato all’incidente probatorio sotto altra veste (chiamati in causa in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa). La procura si è associata alla loro richiesta, che al tempo dell’udienza preliminare il Gup aveva respinto, mentre le parti civili si sono ovviamente opposte perché il responsabile civile è una figura centrale per i risarcimenti (a partire dalle cosiddette provvisionali che vengono liquidate nel processo penale) visto che vengono chiamati a pagare ‘in solido’ e quindi anche al posto degli imputati condannati se questi dimostrano di non avere risorse adeguate.

L’altra questione è quella delle parti civili. Questa mattina il dibattito ha riguardato le sole parti civili già ammesse nell’udienza preliminare (circa 300) che però devono essere nuovamente ammesse nella fase del dibattimento. Il sostituto procuratore Massimo Terrile ha chiesto senza mezzi termini al tribunale di snellire il più possibile il processo che al momento verde tra testimoni citati dalla Procura (177), dalle difese (387) e dalle parti civili 1228 testimoni che, fatti dal pm i dovuti calcoli per il numero di imputati, tra esami e controesami lieviterebbero a 150 mila testi da sentire. Per il Pm i testi delle parti civili, a cui comunque il tribunale penale non potrebbe accertare un danno, non devono essere sentito, mantenendo il diritto delle parti a stare dentro il processo ma rinviando dettagli ed eventuali testimoni sui danni subiti al successivo procedimento civile.

Dopo lunedì’ si aprirà la discussione sulle ulteriori 400 parti civili che hanno chiesto di essere ammesse direttamente nella fase del dibattimento, poi saranno affrontate altre questioni di ‘nullità’ tra cui la nullità dell’incidente probatorio e la violazione del diritto di difesa, già presentate e rinviate al mittente nella fase dell’udienza preliminare e solo a fine ottobre probabilmente il processo potrà entrare nel vivo.

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