L'ordinanza

Ponte Morandi, il tribunale ha deciso: escluse dal processo circa 500 parti civili su 700, ammesso il comitato dei parenti delle vittime

Lo ha deciso il tribunale di Genova. Erano oltre 700 i 'danneggiati' che volevano costituirsi nel processo penale

Genova. Sono circa 500 su 700 le parti civili escluse dal processo per il ponte Morandi. Lo hanno deciso i giudici Paolo Lepri, Ferdinando Baldini e Fulvio Polidori

Erano oltre 700 le parti tra cittadini, associazioni e aziende che avevano chiesto di costituirsi nel processo penale che vede imputate 59 persone per la tragedia del 14 agosto 2018 quando il crollo del ponte sul Polcevera costò la vita a 43 persone.

I giudici al contrario del gup hanno ammesso il comitato dei parenti delle vittime del ponte, nonostante sia nato dopo i fatti, accogliendo così l’istanza dell’avvocato Raffaele Caruso, che aveva fatto appello all’autorevolezza del tribunale per non tener fuori dal processo “chi ne ha più di diritto”.

La scorsa settimana in un’analoga ordinanza il tribunale aveva escluso la presenza come responsabili civili di Aspi e Spea: una decisione collegata a un cavillo giuridico ma dagli effetti tutt’altro che secondari ai fini dei risarcimenti (senza i responsabili civili sono i singoli condannati a dover pagare i danni con le difficoltà tecniche di andare a recuperare cifre significative attraverso pignoramenti di beni e quote di stipendi o pensioni).

L’obiettivo di ‘alleggerire’ il processo per arrivare in fondo era stata espressa senza mezzi termini anche dalla procura. Il sostituto procuratore Massimo Terrile aveva calcolato che le parti civili avrebbero voluto portare fra l’altro un numero molto alto di testi: “Con 1128 testimoni questo processo non si può fare” aveva detto il pm auspicando in alternativa di mantenere la presenza delle parti civili ma di tagliare decisamente il numero dei testimoni.

Tra le parti civili escluse dal Tribunale ci sono tutti gli sfollati o quelli che ritengono di aver patito un deprezzamento delle proprie abitazioni, tutte le aziende che hanno lamentato di aver subito un calo di fatturato, tutte le associazioni non pertinenti, a cominciare dalle associazioni dei consumatori (Assoutenti, codacons ecc…), ammessi invece i sindacati Cgil Genova, Cisl Liguria e Uil Liguria.

“Notizia che accogliamo con piacere – commentano Igor Magni, Luca Maestripieri e Mario Ghini, segretari generali di Cgil Genova, Cisl Liguria e UIL Liguria – le ricadute sociali e economiche causate dal crollo hanno lasciato una ferita ancora sanguinante nel mondo del lavoro genovese”.

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