Il processo

Ponte Morandi, il pm: “Non si può fare un processo con 1228 testimoni”. E chiede l’esclusione dei testi delle parti civili

Terrile: "Interesse primario è provare la responsabilità penale degli imputati. Risarcire i danneggiati spetta a un'altra sede"

processo ponte morandi, Massimo Terrile, Walter Cotugno

Genova. “Un processo con 1228 testimoni non si può fare e in questo modo questo processo non avrà una fine diversa dell’estinzione dei reati”. Così in aula nel corso del processo per il crollo di ponte Morandi il sostituto procuratore Massimo Terrile nella discussione sull’ammissione delle parti civili “strettamente connessa – ha sottolineato – al numero di testimoni portati dalle parte civili”.

Dopo l’esclusione di Aspi e Spea dal ruolo di responsabili civili, su cui il tribunale deve ancora pronunciarsi ,il pm davanti al collegio presieduto dal giudice Paolo Lepri ha fatto il punto della situazione fornendo un po’ di numeri per chiedere di snellire il più possibile il processo: “la procura porta 177 testimoni, le difese in tutto 387 considerando i testi non comuni. Le parti civili ne portano 664. In tutto avremo 1128 testimoni”.

Terrile in un lungo intervento ha chiesto al tribunale di valutare “con approccio molto pragmatico quali sono le possibilità di snellirlo rispetto a un ideale che è quello che a questo processo partecipino e portino testimoni solo coloro che hanno interesse a supportare la parte pubblica nella formazione della prova a carico degli imputati”. Il pm ha poi sottolineato come “l’interesse primario del processo è provare la responsabilità penale degli imputati e non accertare e liquidare i danni ai danneggiati i cui diritti non vengono pregiudicati ma posticipati ad altra sede”.

Al termine dell’interlocuzione il pm ha chiesto al tribunale di escludere tutti i testimoni delle parti civili: “Il criterio della sovrabbondanza va riconosciuto in maniera integrale – ha detto Terrile – queste 664 persone non le dobbiamo ascoltare perché ai fini della condanna ascoltarle o meno non cambierebbe nulla. Possono essere utili solo ai fini di cercare di provare il danno delle singole parti civili ma senza riuscirci perché per stabilire i danni di tutte le parti occorrerebbero altrettante perizie d’uficio che non sono possibili nell’ambito di un processo penale”.

Intanto, a margine dell’udienza in corso, Egle Possetti, portavoce del comitato Ricordo vittime ponte Morandi, che riunisce i parenti delle persone decedute nel disastro, è intervenuta sulla richiesta della procura di escludere responsabili civili e parti civili: “L’eventuale esclusione della responsabilità civile di Aspi e Spea dal processo non ci fa ovviamente piacere – ha detto – Ma capiamo le motivazioni tecniche processuali. Quel che davvero ci preoccupa è l’abnorme numero di parti coinvolte che allungherebbe in maniera inaccettabile i tempi. Speriamo si possa sfoltire un po’. Auspichiamo stavolta nell’ammissione, perché è logico che non potessimo essere presenti già prima della tragedia – ha evidenziato Possetti – mentre ci auguriamo che siano esclusi altri che potranno invece avere ristoro in sede civile”

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