Genova. Dopo il “caso Bossi“, dapprima esclusa dal nuovo Parlamento secondo l’attribuzione dei seggi del Viminale salvo poi risultare eletto, un possibile colpo di scena potrebbe avvenire anche in Liguria. A rivendicare un posto alla Camera è infatti Cosimo Maria Ferri, deputato uscente e sottosegretario alla Giustizia nei governi Letta, Renzi e Gentiloni, candidato come capolista di Azione-Italia Viva e pronto a depositare un ricorso al ministero dell’Interno.
In Liguria il terzo polo ha incassato il 7,37% dei voti validi e non ha visto scattare nessuno dei 6 seggi a disposizione nel collegio proporzionale della Camera. Due le forze politiche alle quali è stato attribuito il secondo seggio: Fratelli d’Italia (ottenuto da Maria Grazia Frijia) e Pd (Valentina Ghio).
Il punto critico sarebbe il calcolo dei voti ottenuti dalle liste minori che non hanno raggiunto l’1%, che non andrebbero conteggiati nella ripartizione dei seggi a livello nazionale ma devono essere tenute in conto nel passaggio successivo, quello dell’attribuzione nelle singole circoscrizioni.,
“Sulla base di questa informazione e della giurisprudenza della Corte di cassazione (sul punto granitica) ho quindi provato a rielaborare i dati della circoscrizione Liguria – spiega Ferri – desumendo che il totale dei voti delle liste aventi ottenuto voti validi, incluse tutte quelle che non hanno raggiunto l’1%, ammonterebbe a 734.463 (anziché 639.819) e che il quoziente elettorale circoscrizionale (ed anche di collegio in questo caso) sarebbe fissato, dividendo 733.463 per i 6 seggi assegnati, in 122.410,5 (anziché 110.755).
Secondo questa teoria e secondo i calcoli effettuati da Ferri, il sesto seggio in Liguria andrebbe attribuito proprio ad Azione-Italia Viva e non al Partito Democratico.