Make-up

Palazzo Ducale si è rifatto il look: restaurate le facciate, nuova vita per il Piccolo Teatro

Intervento da 1,2 milioni di euro, Bizzarri: "Ci prepariamo a una stagione che speriamo sia finalmente normale"

Genova. Palazzo Ducale conclude il suo processo di restauro conservativo, in accordo con la soprintendenza, che ha portato anche alla riscoperta di spazi inediti in vista della partenza delle grandi mostre, come quella dedicata a Rubens.

L’intervento, costato circa 1,2 milioni di euro, ha permesso il recupero degli spazi del “piccolo teatro”, il restauro dello stemma di Genova che domina la scalinata che porta al piano nobile, il “make-up” delle facciate principali, quella su piazza De Ferrari e quella di Matteotti dove, tra l’altro, sono state ripristinate anche le catene che contraddistinguono le statue dei “prigionieri di Genova”.

“Ci prepariamo a una stagione che speriamo sia finalmente normale – spiega il presidente di Palazzo Ducale, Luca Bizzarri – abbiamo passato momenti molti complicati ma abbiamo reagito molti bene e oggi restituiamo alla città un palazzo ancora più bello, con sempre più valore, con un restauro delle facciate realizzato in tempi record, uno spazio in più, quello del Piccolo Teatro, e con il grande sogno della Torre Grimaldina per la quale abbiamo chiesto i soldi del Pnrr e sarebbe veramente la ciliegina sulla torta della mia presidenza”.

piccolo teatro palazzo ducale

“L’idea che avevamo con il presidente era quella di ridare valore al palazzo come luogo – aggiunge la direttrice Serena Bertolucci – perché questo non è solo uno spazio da riempire. E allora il restauro delle facciate, che sono fortemente simboliche perché raccontano la nostra storia, il grande stemma di Genova sulle scale e questa cosa meravigliosa che è il piccolo teatro”.

Un intervento che aveva visto il sostegno di Regione Liguria, che aveva stanziato oltre 250 mila euro. “Qui si è concluso l’iter di una procedura molto bella – ha sottolineato l’assessora alla Cultura della Regione Liguria, Ilaria Cavo – che ha portato all’inaugurazione del teatrino, all’ampliamento degli spazi del Palazzo, che era stata un’idea del presidente Bizzarri che abbiamo sostenuto come regione liguria con un fondo strategico”.

“La cura del patrimonio pubblico è cruciale non soltanto dal punto di vista del decoro urbano – conclude Mauro Avvenente, assessore alle manutenzioni del comune di Genova – ma, in questo caso, per confermarne la rilevanza in chiave di promozione turistica e culturale della città. Un grande lavoro di quadra che ci consegna rinnovato uno dei principali contenitori culturali di Genova”.

Un po’ di storia

Palazzo Ducale è un luogo fortemente simbolico per la città. Sede del Doge dal 1339, ha da sempre rappresentato la potenza economica e politica di Genova. Con il consolidamento della Repubblica si decise di dare al Palazzo una veste sontuosa e imponente: nel 1591 fu incaricato a questo scopo l’architetto Andrea Ceresola detto il Vannone. Il Ducale divenne così una vera e propria sede di Stato, con ambienti di rappresentanza e piazza d’armi. Nel 1777 un incendio devastò in particolare i saloni del Maggiore e Minor Consiglio e la facciata principale del Palazzo. La ricostruzione fu affidata all’architetto Simone Cantoni che reinterpretò gli spazi in chiave neoclassica. Nei primi decenni del Novecento un importante restauro riportò alla luce le tracce medievali cancellando alcuni interventi seicenteschi e ripristinò la facciata dipinta su piazza De Ferrari. Il Ducale di oggi è frutto di un recupero, condotto da Giovanni Spalla a partire dal 1980.

Il Piccolo Teatro

Questo luogo straordinario, unico nella sua conformazione architettonica prende il nome dalla destinazione d’uso che gli venne assegnata durante i due ultimi grandi interventi sul palazzo. Si tratta in realtà di una porzione della struttura voltata, espressamente voluta in materiale incombustibile, e quindi in mattoni, ideata dall’architetto Simone Cantoni a seguito dell’incendio che nel 1777 distrusse gran parte del palazzo.

Autentica meraviglia architettonica dell’epoca, costituita da un sistema di impressionanti archi parabolici che sostengono una copertura alla genovese a lastre di ardesia, questa porzione del palazzo era stata interessata da lavori durante l’intervento di Giovanni Spalla nel 1980 poi rimasti incompiuti.

Oggi questo luogo viene restituito alla città come sala per concerti e piccoli convegni davvero unica, con una struttura a gradoni, suggestiva illuminazione e acustica particolare.

Al paziente lavoro di restauro si è affiancato l’inserimento di nuovi elementi architettonici, in grado di dialogare con lo splendido contesto. Lo spirito del teatro storico è riproposto dall’impiego del legno, che rievoca gli spazi di rappresentazione dal Rinascimento all’Ottocento; l’utilizzo di schermi in grigliato metallico si richiama alle grandi carpenterie metalliche presenti, ma anche alle macchine teatrali del passato. Il tutto è supportato da un sistema tecnologico integrato di climatizzazione. A rendere ancora più emozionante questo particolare spazio contribuisce un sistema di illuminazione studiato nei dettagli che esalta le grandi murature arcate, sottolinea percorsi e sedute, definisce gli scenari per tipo di eventi.

L’ingresso al Piccolo Teatro avviene attraverso un’altra importante opera di Simone Cantoni, ad oggi poco conosciuta, la scala ellittica terminante in alto con una lanterna ottagonale.

Il restauro dell’affresco dello Stemma di Genova

Intorno al 1637 il celebre pittore Domenico Fiasella, in quegli anni quasi un iconografo ufficiale della Superba viene incaricato, come riportano i documenti, di eseguire “li disegni del arma e cartone grande di essa per far sopra le scale” di Palazzo Ducale, trasposti poi ad affresco dallo stesso Fiasella con una forte collaborazione della sua bottega, sulla parete dello scalone monumentale. L’opera, anche se parzialmente ridipinta è una delle poche sopravvissute all’incendio del 1777. Riporta lo scudo crociato affiancato da due grifoni e sormontato dalla corona sullo sfondo del gran manto rosso d’ermellino; più in alto il gonfalone di san Giorgio, cioè il gonfalone ufficiale della citta, forse simile a quello che Fiasella aveva realizzato sempre negli stessi anni affinché sventolasse sulla cima della Torre Grimaldina. Un’opera d’arte dentro una opera d’arte.

stemma genova palazzo ducale

Il dipinto era stato già oggetto di interventi di restauro, l’ultimo dei quali documentato negli anni 9; fu realizzata una pellicola che nel corso degli anni, assorbendo lo sporco della superficie, aveva provocato un generale inscurimento dei colori. In generale la parete presentava consistenti fenomeni di umidità.

Inizialmente sono stati eseguiti anche test stratigrafici a lati del dipinto, nelle pareti intonacate attigue, per indagare una possibile continuazione del dipinto o la presenza di altre decorazioni: sono emerse soltanto alcune sovrapposizioni di stesure di intonaco monocromo.
Scopo primario dell’intervento è stato quello di omogeneizzare il più possibile la superficie, caratterizzata da una pellicola pittorica originale ormai compromessa dagli interventi precedenti subiti, che hanno conferito un aspetto compatto, lucido/opaco al dipinto e occultato la trasparenza del colore propria della tecnica ad affresco visibile ormai in piccole porzioni. Tuttavia è stato deciso – dove possibile – di conservare le integrazioni pittoriche. Ciò per non rischiare di rendere ancora più lacunosa e complessa la lettura del dipinto, non avendo certezza di quanta pellicola pittorica originale fosse ancora presente, e anche quale testimonianza storica.

Interventi sulle facciate

Durante l’inverno 2021-2022 è stato avviato e concluso il restauro del fronte centrale su piazza Matteotti e quello delle superfici decorate verso piazza De Ferrari. Tutti gli interventi, come si conviene per un bene monumentale di grande importanza qual è Palazzo Ducale, sono stati preceduti da attente indagini conoscitive con campionamenti di laboratorio, per accertare in maniera scientifica le lavorazioni da attuare.

L’intervento di restauro si è svolto in stretta collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Architettonici, che ha controllato le varie fasi e fornito indicazioni e consulenza qualificata.

Il cantiere è stato attentamente organizzato in modo da poter convivere con le manifestazioni e gli affollamenti che caratterizzano la vita di Palazzo Ducale: non sono stati utilizzati ponteggi fissi ma cestelli su bracci telescopici e carri ponte mobili, di basso impatto di installazione e rapidità di rimozione in caso di necessità.

Al termine degli interventi di restauro i due prospetti rinnovati sono tornati a conferire la giusta importanza e prestigio agli spazi pubblici sui quali si affacciano.

La facciata di piazza Matteotti

Fino alla metà del XVIII secolo piazza Matteotti era chiusa da una “cortina”: il Palazzo era una vera e propria sede di Stato, con ambienti di rappresentanza e piazza d’armi. Alla metà del Settecento però, venute meno le esigenze difensive, si decise di abbattere la “cortina”: l’effetto a sorpresa della visione della piazza e, soprattutto, della facciata fu straordinario, reso ancora più solenne dalla pendenza del percorso culminante nella scalinata centrale con le due rampe laterali per la salita dei cavalli e delle portantine.

L’attuale facciata è stata realizzata dall’architetto Simone Cantoni fra il 1778 e il 1783 dopo che, il 3 novembre 1777, un incendio distrusse il corpo centrale del Palazzo. A Cantoni, considerato uno dei migliori esponenti del primo neoclassicismo nell’Italia Settentrionale, si deve, oltre all’elegante facciata risolta con marmi veri e marmi finti in stucco lucido dalla delicata cromia chiara, anche la ricostruzione delle sale del Maggiore e del Minor Consiglio al piano nobile. Alle decorazioni plastiche della facciata lavorarono Nicolò Traverso e Francesco Ravaschio, due scultori genovesi formatisi nell’ambiente artistico di Roma da cui furono chiamati appositamente nel 1780, autori dei gruppi di trofei con figure di schiavi barbareschi e prigioni.

La facciata di piazza De Ferrari

Il prospetto che si affaccia su piazza De Ferrari subì importanti modifiche durante i lavori di restauro eseguiti da Orlando Grosso nei primi decenni del XX secolo. Prima dei lavori di Grosso essa doveva presentarsi come una facciata liscia intonacata, sulla quale erano visibili tracce di affreschi seicenteschi. Grosso la rielaborò in stile classicista, regolarizzando le aperture e inserendole all’interno di uno schema di colonne e altri elementi architettonici dipinti. Furono inoltre aperte tre porte per collegare la piazza con il porticato interno del palazzo. La facciata, dipinta nel 1938, risultava in gran parte dilavata al momento del restauro del 1992. Durante questo restauro è stata ripristinata la decorazione di Grosso, spostando però verso l’alto le tre porte in modo da renderle alla stessa quota del cortile interno sul quale si affacciano. La facciata è organizzata su due livelli, scanditi da una decorazione pittorica. Al piano terra si trovano, oltre alle tre aperture una serie di finestroni, sormontati ognuno da una finestrella. Il livello superiore riprende lo schema del piano terra, con una nuova serie di finestroni e di finestrelle.

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