Genova. “Siamo contrari a tutte le centrali nucleari a fissione e auspichiamo per il futuro le centrali nucleari a fusione“. Così i Verdi in Liguria chiariscono la loro posizione dopo che Sandro Biasotti, candidato del centrodestra nel collegio uninominale Genova-Levante della Camera, ha dichiarato in un’intervista a Genova24 di essere favorevole all’installazione di un impianto nucleare nella nostra regione o a breve distanza dai suoi confini.
“Europa Verde su questo delicato tema vuole essere molto precisa basandosi su dati scientifici riconosciuti a livello internazionale – precisa Gabriello Castellazzi di Europa Verde Finalese -. Tutte le centrali nucleari a fissione, grandi o piccole (la cosiddetta quarta generazione), producono scorie radioattive, mentre le centrali nucleari a fusione, in corso di progettazione, non generano scorie radioattive pericolose e sono quindi auspicate da tutti gli ambientalisti. Giustamente anche l’Italia partecipa al progetto EuroFusion, finanziato dalla Commissione Europea con 550 milioni di euro (per il periodo 2021- 2025) di cui 90 milioni destinati proprio al gruppo di ricerca italiano. I tempi per la realizzazione operativa di queste centrali nucleari a fusione non saranno brevi, ma porteranno alla soluzione definitiva dei problemi mondiali dell’energia e il reattore dimostrativo Demo (Demonstration fusion power reactor) accompagna l’impianto sperimentale Iter, attualmente in costruzione a Cadarache nel sud della Francia, in collaborazione con Ansaldo Energia di Genova”
Oggi, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani promuove gli Smr (Small Modular Reactors), “impianti a fissione nucleare, ancora sperimentali (ci vorranno ancora almeno 10 anni per entrare in esercizio), costosissimi, da costruire in gran numero, e produrrebbero comunque scorie radioattive da smaltire, come le altre, senza sapere dove e quando”.
“A 35 anni dal terribile incidente di Chernobyl e 10 anni dall’incidente di Fukushima, per i continui incidenti bellici che oggi avvengono nelle vicinanze delle centrali nucleari in Ucraina, è ben chiaro a tutti come non esistano le garanzie necessarie per l’eliminazione del rischio di incidenti e le inevitabili vaste contaminazioni radioattive – prosegue Castellazzi -. Sono ben noti i problemi legati alla contaminazione ordinaria delle centrali nucleari in seguito al rilascio di piccole dosi di radioattività nel loro normale funzionamento (i lavoratori e le popolazioni che vivono nelle vicinanze sono pericolosamente esposti)”.
“Come già accennato, l’altro problema non risolto riguarda lo smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall’attività delle centrali nucleari a fissione e dal loro successivo, obbligatorio e costosissimo, smantellamento – continua l’esponente dei Verdi -. La vicina Francia (che dipende molto dal nucleare) oggi è in crisi per le sue centrali ormai vecchie e pericolose che devono essere demolite (purtroppo neanche i francesi sanno dove mettere 1,54 milioni di metri cubi di materiali radioattivi che si sono accumulati nel tempo). Le circa 250mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotti fino ad oggi nel mondo sono in attesa di essere conferiti in siti di smaltimento definitivo (stoccati oggi in depositi temporanei o lasciati negli stessi impianti dove sono stati generati). Lo stesso vale ovviamente per il nostro Paese che conta, secondo l’inventario curato da Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente e dei servizi tecnici), circa 25mila metri cubi di rifiuti radioattivi e 250 tonnellate di combustibile irraggiato, a cui vanno sommati circa 1.500 metri cubi di rifiuti prodotti annualmente da ricerca, medicina e industria. Tutto questo materiale è attualmente stoccato in 90 capannoni (o bunker) distribuiti in varie regioni: 20 nel Lazio, 16 in Piemonte, 10 in Lombardia, ecc. Per il futuro bisognerà poi pensare ai circa 80-90mila metri cubi di rifiuti che deriveranno dallo smantellamento obbligatorio (ancora da eseguire come in Francia) di quello che resta delle nostre 4 ex-centrali (Trino, Caorso, Latina, Sessa Aurunca)”.
“Oltre ai problemi legati alla sistemazione definitiva delle scorie, esiste la necessità di rendere inutilizzabile il materiale fissile di scarto, per evitarne il possibile uso a scopo militare: in uno scenario mondiale, dove il terrorismo è una minaccia concreta, bisogna anche considerare come dal trattamento di questo materiale si possa estrarre plutonio (materia prima per la costruzione di armi nucleari). Infine, ovunque nel mondo, gli impianti nucleari attivi possono diventare obiettivi sensibili per i terroristi e nell’attuale quadro mondiale, fortemente instabile, si corre il rischio di trovarci di fronte a paesi che, sfuggendo al controllo della comunità internazionale, utilizzerebbero il nucleare civile per dotarsi di armamenti nucleari”-
“La realtà di oggi consiglia di attuare provvedimenti urgenti mirati alla riduzione dei combustibili fossili, potenziando con grande impegno le fonti di energia pulita, invece di sviare i problemi e ipotizzare ancora tecnologie basate sulla fissione nucleare”, conclude Castellazzi.