Una pagina che si chiude

Madonna del Monte, dopo 578 anni chiude il monastero. Domenica 25 settembre il saluto alla città

Le prime notizie documentate del complesso risalgono al 1183, mentre i frati minori sono presenti dal 1440

nostra signora del monte

Genova. Dopo 578 anni di presenza, lavoro e preghiera il frati francescani chiuderanno per sempre le porte del millenario monastero di Nostra Signora del Monte, la struttura che da secoli domina la città e in particolare la Val Bisagno.

L’annuncio è arrivato nei giorni scorsi con un volantino che promuove le iniziative per la festa della Madonna del Monte: domenica 25 settembre la messa eucaristica con il vescovo di Massa Carrara Mario Vaccari, a cui seguirà la tradizionale processione accompagnata dalla Banda Filarmonica di San Fruttuoso e la benedizione della città. Nel pomeriggio il rosario e l’ultima messa, con tanto di saluto alla cittadinanza.

Secondo le prime informazioni a chiudere sarà il monastero, mentre il santuario aprirà per le celebrazioni e i matrimoni, essendo questa una delle principali attività di tutto il complesso. Ancora da capire come sarà gestita la struttura, che in dotazione porta uno dei più antichi e frequentati parchi storici della città, il Bosco dei Frati, vera perla verde che ha resistito a decenni di cementificazione.

nostra signora del monte

Le prime notizie documentate del complesso risalgono al 1183 quando vi si insediarono i canonici mortariensi, ma si ritiene che una piccola cappella dedicata alla Madonna esistesse in questo luogo fin dal X secolo; la tradizione popolare fa risalire la costruzione di questo primo edificio all’anno 958. Alcuni resti della chiesa dei mortariensi sono stati riportati alla luce durante lavori di restauro nel 1970. Questo ritrovamento ha permesso di ricostruire la planimetria dell’edificio originario, che aveva un’unica navata corrispondente a parte dell’attuale navata destra.

Nel 1440 il complesso, ormai in rovina, fu richiesto dai frati minori osservanti che, per intercessione del doge Raffaele Adorno ottennero dal papa Eugenio IV i diritti sull’antico priorato mortariense, Grazie al finanziamento dello stesso Raffaele Adorno vennero ricostruiti chiesa e convento. Al termine dei lavori, il 13 settembre 1444 una numerosa comunità francescana, composta da ben 49 frati, vi fece ufficialmente il suo ingresso. Con l’avvento dei francescani la chiesa venne intitolata all’Annunziata, ma già all’inizio del XVI secolo si ritornò alla precedente denominazione di Madonna del Monte. Secondo la tradizione popolare eventi prodigiosi avrebbero accompagnato la presenza francescana nel santuario, sotto forma di luci misteriose, viste nel 1440, nel 1525 ed ancora nel 1566.

Nel 1461 nel santuario vennero depositati preziosi tesori comprendenti antichi volumi in pergamena, oggetti liturgici e la reliquia del braccio di sant’Anna (oggi nel museo del tesoro della cattedrale di San Lorenzo), provenienti dalla colonia genovese di Pera, caduta in mano ai turchi. La chiesa fu ingrandita più volte per accogliere le cappelle laterali che ospitavano la tombe di esponenti delle famiglie patrizie ed infine ricostruita in forma barocche tra il 1654 e il 1658 su disegno di G.B. Ghiso, grazie ai finanziamenti delle famiglie Negrone e Saluzzo, che nel tempo la dotarono anche di pregevoli opere d’arte. Allo stesso periodo risale anche la costruzione del campanile.

Nel contempo i frati stessi sistemarono la strada di accesso al santuario, oggi detta “salita vecchia”, ed impiantarono il cosiddetto “Bosco dei Frati”; situato a levante della chiesa questo bosco di lecci e piante mediterranee, ora in gran parte di proprietà del Comune di Genova e destinato a parco pubblico, era stato donato al convento da Raffaele Adorno nel 1444. Alla metà del Settecento i Saluzzo fecero realizzare la strada di accesso detta “salita nuova”, lungo la quale nel tempo sorse una serie di cappelle, corrispondenti alle stazioni della Via Crucis.

Durante l’assedio di Genova del 1746-1747 ad opera degli austro-piemontesi il convento della Madonna del Monte, munito di trincee, divenne un punto cruciale della difesa dei genovesi. Dopo che gli austriaci avevano occupato le colline circostanti, se fossero riusciti ad insediarsi anche qui avrebbero potuto facilmente battere con le artiglierie le mura cittadine e bombardare la città. Grazie alla resistenza opposta dalle truppe genovesi e dai loro alleati francesi, a cui si unirono numerosi civili guidati dai patrizi Giambattista Saluzzo, Stefano Lomellini e Gianfrancesco Dongo, il comandante austriaco Schulembourg dovette rinunciare alla conquista del colle.

Il 13 maggio 1946 il santuario, con una bolla di papa Pio XII, ottenne il riconoscimento di basilica minore. Nei secoli lungo le salite che si inerpicano fino al santuario sono sorte numerose case: prima modeste case rurali, poi piccole residenze di villeggiatura ed infine nel secondo dopoguerra grandi condomini, che hanno completamente circondato la base della collina, risparmiando tuttavia la zona sommitale, dove sorge il santuario, che ha conservato un’atmosfera rustica ed appartata ed è rimasto fino alla metà del Novecento meta tradizionale delle scampagnate primaverili dei genovesi.

Nel santuario opera l’associazione Amici del Monte, che persegue fini di solidarietà sociale attraverso il sostegno alle attività dei minori francescani che tuttora officiano il santuario. Il santuario dà il nome all’amaro Santa Maria al Monte, un digestivo da fine pasto a base di erbe e spezie, la cui ricetta è stata elaborata nei secoli dai frati del convento. A partire dalla fine dell’Ottocento è prodotto da distillerie esterne al convento.

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