Genova. In molti pensavano che la commissione consiliare di oggi, convocata per discutere il caso della “storiella” antisemita raccontata dall’assessore comunale Lorenza Rosso durante la giornata della cultura ebraica in sinagoga a Genova, fosse ormai stata superata. Soprattutto dopo la votazione all’unanimità, ieri, di un ordine del giorno fuori sacco condiviso tra opposizione e maggioranza.
Ma se sul piano dell’agone politica il rischio era quello della ridondanza, le oltre due ore di riunione sono state invece “costruttive” e “importanti” per usare le parole dei commissari e della giunta. Che, ha affermato il vicesindaco Piciocchi, appoggia l’idea, lanciata dal consigliere rossoverde Bruzzone, di dare vita a un tavolo di lavoro permanente sulla lotta alle discriminazioni.
Alla commissione – durante la quale nessuno ha tirato fuori l’altrettanto infelice paragone azzardato poche ore prima dal costituzionalista ed ex ministro Flick tra campi di concentramento e allevamenti intensivi – non ha partecipato l’esponente della giunta Bucci protagonista della vicenda. E’ intervenuta, invece, e senza risparmiare parole dure sull’accaduto di due domeniche fa, la presidente della comunità ebraica Raffaella Petraroli. Ha parlato di “increscioso episodio che conferma come la diffusione della cultura ebraica sia sempre più necessaria per fare sì che il rapporto degli ebrei con i non ebrei non si limiti a conoscenze individuali, superficiali e legati a stereotipi di tragica origine radicatisi nel tempo coltivati dall’ignoranza e dal razzismo e non sempre involontari e inconsapevoli”.
Petraroli, ricordando la lettera di scuse inviata dal sindaco e dall’assessore alla comunità, ha però aggiunto: “La storia della nostra comunità locale è costituita da cittadini genovesi, che dalla città esigono un rispetto e una considerazione ben diversi da quanto si è manifestato in sinagoga ed è proprio come cittadini genovesi che gli ebrei della comunità censurano il comportamento inopportuno e inadeguato di un loro pubblico amministratore”.
Durante le due ore di riunione i consiglieri di tutti i gruppi, fuorché Lega e Fratelli d’Italia, sono intervenuti con testimonianze personali, come Arianna Viscogliosi (Vince Genova) – che ha ricordato un periodo di volontariato in un kibbutz e il nonno che salvò tanti ebrei dalla persecuzione – o Paolo Aimé (Forza Italia), che ha raccontato di parenti finiti nei campi di concentramento, e discorsi di carattere generale sull’antirazzismo, la memoria storica, la tolleranza. Sempre con toni misurati e parole pesate, rese imperative dal tema affrontato.
Simohamed Kaabour, Pd, origini marocchine e fede musulmana, ha parlato dell’importanza dello scambio tra varie culture e religioni ma ha avvertito: “La condanna della discriminazione non sia selettiva, tuteli tutte le minoranze”.
L’opposizione ha ribadito anche le critiche alla gestione di quanto accaduto fino a oggi attorno al caso della barzelletta: “Non abbiamo mai inteso questa commissione come un processo alla persona, che ha fatto un errore come lo potremmo fare tutti, il problema non è stato l’errore ma la reazione all’errore – ha sottolineato Luca Pirondini, capogruppo M5s – bisognava chiedere scusa non solo privatamente ma anche nelle aule competente”.
Il consigliere dal cui articolo 55 è nata la proposta della commissione ha ricordato: “Altro punto importante è capire quanta libertà ci sia per le minoranze di poter esprimere un dissenso in quest’aula, martedì scorso il regolamento del consiglio comunale è stato interpretato in modo che la minoranza non avesse la possibilità di discutere i propri articoli 54, 55 o ordini del giorno ed è per questo che oggi siamo qui”.
Tra gli altri interventi quelli di Ariel Dello Strologo, ex presidente della comunità ebraica e capogruppo di Genova Civica: “Quello che è successo in sinagoga non è solo una storiella sgradevole – ha dichiarato – è un qualcosa che se non gestito bene poteva segnare una frattura di un rapporto faticosamente costruito dal dopoguerra a oggi in questa città, un campanello d’allarme, ed è per questo è importante oggi essere qui e ricostruire i confini democratici dell’istituzione e poter dire alla presidente della comunità ebraica che gli ebrei genovesi possono stare tranquilli, che il presidio democratico c’è e rimane”.
Paolo Gozzi, Vince Genova, ha osservato: “Non so dire se si stia aprendo una voragine nella storia o ci siano crepe pericolose ma la nostra responsabilità amministrativa ci impone di non minimizzare mai, di non smettere di vigilare e sensibilizzare”. Anche Francesca Ghio, rossoverdi, ha parlato di responsabilità della politica: “il nostro ruolo è quello di condannare determinati fenomeni e ispirare, non dobbiamo dimenticarcene”.