Genova. Se da un lato Regione Liguria conferma i 40 milioni del fondo per il trasporto pubblico regionale, dall’altro lato c’è la consapevolezze che questo non può bastare per sollevare le aziende alle prese con una delle crisi più gravi di sempre, tra costi di produzioni schizzati e le ancora profonde ferite lasciate dagli anni del Covid.
Questo quanto confermato dall’incontro odierno tra le sigle sindacali di settore e i vertici di Regione Liguria, incontro che arriva ad una settimana di distanza dal primo tavolo istituzionale e che sarà seguito da nuovi appuntamenti nelle prossime settimane. Un plafond già previsto, ma che rischia di non bastare. “E’ il momento di fare sistema – spiega a margine della riunione Santo Pugliese di Fit Cisl – la situazione è molto grave e azienda, istituzioni e sindacati devono muoversi coordinati. Registriamo con favore la disponibilità di Regione Liguria, che con il presidente Giovanni Toti si è presa l’impegno di chiedere a Roma le rimanenti tranche degli aiuti post covid, ancora non arrivati, e nuovi finanziamenti. Il problema deve essere trattato a livello nazionale“.
Ma questi 40 milioni dovranno essere divisi tra le varie aziende della regione, tra trasporto urbano e ferroviario. E per Amt potrebbe non bastare. “Nel 2022 ci sono 14 milioni di mancati ricavi da tariffazione e 9 milioni di incremento di costi energetici tra gasolio ed energia elettrica – ricorda Edgardo Fano, Faisa Cisal – Nel 2020 sono venuti meno 24 milioni dalla bigliettazione e il Governo li ha messi tutti, nel 2021 mancavano 21 milioni, ne sono arrivati 10 scarsi. Quest’anno non c’è ancora stato alcun intervento. La situazione è critica: devono intervenire il Governo, la Regione e gli erogatori dei servizi”.
“Berrino ha detto che farà di tutto per aiutarci. Abbiamo chiesto interventi economici perché non bastano i soldi del Governo. A rischio ci sono tante aziende del trasporto pubblico locale. La settimana prossima avremo un altro appuntamento”, sottolinea Roberto Piccardo dell’Ugl, il cui sindacato aveva incontrato l’assessore il giorno precedente.
Ma la situazione è in continuo divenire e sullo sfondo aleggia lo spettro della cassa integrazione, il cui ‘costo’ per la città sarebbe davvero molto alto in termini di servizi. Secondo alcune fonti qualificate l’opzione sarebbe già sul tavolo e sarebbe stata discussa in un incontro avvenuto questa mattina tra Comune e i vertici di Amt. Nulla ancora di deciso ma con ogni evidenza i conti non tornano, il tempo stringe e davanti si prospetta un autunno molto complicato.
“Non è stato oggetto di discussione durante il tavolo con Regione Liguria – sottolinea Pugliese – siamo molto preoccupati e forse una situazione del genere non l’abbiamo mai vissuta. In futuro però non possiamo escludere il fatto che forse saremo costretti ad utilizzare tutti gli strumenti per tutelare il lavoro. La cassa integrazione sarebbe un duro colpo per l’azienda e per la città perchè significherebbe, per essere efficace, una diminuzione sensibile del personale attivo sui mezzi, per tutte le aziende di mobilità, con ricadute pesantissime per i cittadini”.
“Si può fare solo se si riducono i servizi – continua Fano -Normalmente è uno strumento che si usa quando c’è un problema legato alla quantità di personale. Gli autisti la possono fare, ma allora devono dire alla cittadinanza che tagliano il servizio”. Insomma un’extrema ratio che si spera di non dover mai mettere in atto. E per evitarla qualcuno da Roma deve battere un colpo. Il prima possibile.