Discussione aperta

Toti: “Se Meloni ha più voti e non diventa premier è colpo di Stato”. Ed è scontro con Calenda

Il leader di Azione stigmatizza le parole del governatore, lui replica: "Ha uno strano senso della democrazia"

toti meloni

Genova. “Se Meloni prendesse più voti e non fosse presidente del Consiglio saremmo in un colpo di Stato“. La frase è di Giovanni Toti, leader di Italia al Centro ed esponente di Noi moderati, intervenuto ieri in diretta a In mezz’ora in più su Rai3. Intervento che si inserisce nel dibattito costante sulla premiership all’indomani del voto e che suscita la reazione di Carlo Calenda, passato da potenziale alleato ad avversario politico del governatore ligure.

Il leader di Azione ha postato su Twitter un lancio d’agenzia con la dichiarazione di Toti e il commento ironico: “I ‘moderati di centro'”. A fargli eco la candidata e deputata uscente di Italia Viva, Raffaella Paita: “E questo sarebbe il centro moderato della destra. Ma per favore!”. Ne è scaturito un botta e risposta con la replica del presidente: “Lo strano senso di Calenda per la democrazia: se la Meloni prende più voti non dovrebbe fare il premier? Non capisco, allora fa il premier chi ha meno consenso? Oppure chi non ha il veto di Calenda? In questo caso forse, nemmeno Calenda”.

La questione, in realtà, non sembra chiusa. La linea della coalizione finora era stata netta: il leader del partito che prende più voti è automaticamente candidato a premier. “Se vincesse il centrodestra e ci fosse l’affermazione di Fdi non ho ragione di credere che Mattarella possa assumere una scelta diversa rispetto alla mia indicazione”, aveva detto Giorgia Meloni tre giorni fa. Poi però la chiosa di Matteo Salvini ha gelato tutti: “Io aspetto il voto degli italiani prima di fare qualsiasi commento, poi il presidente della Repubblica sceglierà come è giusto che sia”.

“Se la domanda è, Meloni può fare il premier, la risposta è un Sì grande come una casa – ha aggiunto Toti, al fianco degli altri leader di Noi moderati, Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa e Luigi Brugnaro -. Se lo dovessimo decidere noi, il premier sarebbe uno di noi quattro, siccome decidono italiani sarà chi prende più voti”.

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