Genova. “Dobbiamo riconoscere a chi realizzò le opere idriche genovesi nel secolo scorso una grande lungimiranza grazie alla quale oggi Genova e la sua provincia possono contare su riserve sufficienti”. Questo il commento dell’assessore Matteo Campora in conclusione della commissione consigliare tenutasi oggi a palazzo Tursi sulla crisi idrica e la relativa siccità che sta colpendo duramente il nostro paese.
Una considerazione che si radica sui dati che Ireti ha portato in aula: al primo di agosto, infatti, nei nostri invasi erano presenti 22,4 milioni di metri cubi d’acqua, che rappresentano un vero e proprio tesoretto che ci consentirà di affrontare gli ultimi due mesi d’estate con relativa tranquillità, in attesa che le piogge autunnali tornino a arricchire torrenti e laghi. Se guardiamo, infatti, allo stesso dato di un mese fa, al 30 giugno i metri cubi disponibili erano 26,2, con quindi un consumo mensile che si attesta sui 4 milioni. Cifra che ci permette virtualmente di avere un margine di circa 5 mesi.
Margine che si consolida ulteriormente grazie al fatto che, come la stessa Ireti sottolinea nella relazione portata in Sala Rossa dal Responsabile Servizio Idrico Integrato Giovanni Gnocchi, dai grandi invasi arriva circa il 60% di quanto viene immesso nella rete idrica. Tutto il resto arriva da pozzi, falde, sorgenti e captazioni di superficie, oggi sicuramente in “fase estiva” ma senza particolari criticità.
Senza dubbio questo 2022 rimane un anno difficile dal punto di vista idrico, come da mesi stiamo raccontando, e infatti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno mancano circa 5,7 milioni di metri cubi (erano in totale 28,2 milioni). Ma rispetto al 2003, anno in cui si registrò un periodo siccitoso paragonabile a quello che stiamo vivendo, siamo ‘sopra’ di 4,1 milioni rispetto al totale di 18,3 milioni di metri cubi presenti negli invasi genovesi il primo agosto del 2003. All’epoca, inoltre, era ancora operativo il lago di Badana, che con i suoi 2,7 milioni dava un contributo importante: oggi quell’invaso è vuoto per consentire la manutenzione della diga la quale, dopo un lungo iter burocratico, è ai nastri di partenza.
Questo risultato dipende da diversi fattori, il primo dei quali sono le manutenzioni: secondo i dati portati da Ireti negli ultimi cinque anni si è passati da una perdita del 34% dell’acqua messa in rete al 24,8%, con un risparmio di 14 milioni. “Gli interventi di manutenzione su una rete così complessa come quella genovese stanno andando avanti – ha ricordato Gnocchi – e procedono in due modi. In primis la sostituzione delle tubature vecchie e rotte. In parallelo stiamo portando avanti un’opera di monitoraggio della rete che prevede la suddivisione in zone particellate con sistemi di rilevazione in tempo reale, cosa che ci permetterà di individuare eventuali guasti praticamente nell’immediato, riducendo in questo modo la perdita netta d’acqua.
“Meno perdite e un uso più consapevole della risorsa – ricorda Gnocchi – ma anche, dobbiamo sottolineare, un lieve calo delle utenze sia di privati sia di aziende“. Il riferimento è alla contrazione demografica in cui tutta la provincia si trova oramai da anni, a cui si sono aggiunte chiusure di aziende al momento non compensate totalmente dalle nuova aperture. Un dato che secondo l’assessore Campora potrebbe cambiare: “Noi dobbiamo oggi pensare a come sarà la città dei prossimi anni grazie alle grandi opere che saranno ultimate, come ad esempio il Terzo Valico, e a quante persone quindi sceglieranno di venire a vivere a Genova o in provincia”. Per questo motivo si sta pensando ad un dissalatore, ma al momento a nessun nuovo invaso, anche perchè entro i prossimi tre anni dovrebbe tornare operativa la diga di Badana che permetterà di mettere in riserva altri 5 milioni di metri cubi di acqua, cosa che porterà a 43 milioni di metri cubi la capacità totale dei nostri invasi.