Genova. Al 2 agosto, quando mancano pochi giorni alla presentazione delle liste per le Politiche, almeno un tassello trova la sua posizione nell’ambito delle strategie tra partiti: Enrico Letta e Carlo Calenda hanno annunciato ufficialmente l’accordo raggiunto tra Pd e Azione che, quindi, correranno insieme nella sfida elettorale. Con loro ci sarà anche +Europa.
Alla base dell’intesa alcune punti cardine: nei collegi uninominali non saranno candidate personalità divisive, come leader di partito, parlamentari ex M5s ed parlamentari ex Forza Italia.
Un accordo “pre matrimoniale” molto preciso quello definito dai partiti: la totalità dei candidati nei collegi uninominali della coalizione sarà suddivisa tra Democratici e Progressisti e Azione/+Europa nella misura del 70% (Partito Democratico) e 30% (+Europa/Azione).
Inoltre le parti si impegnano a chiedere che il tempo di parola attribuito alla coalizione nelle trasmissioni televisive sia ripartito nelle stesse percentuali applicate ai collegi.
L’obbiettivo è accrescere la possibilità di ottenere un risultato vincente alle politiche, di contrastare l’avanzata del centrodestra e poi, sul fronte programmatico, una prosecuzione del percorso definito dall’agenda Draghi, dal completamento del Pnrr a una riforma del Patto di Stabilità e Crescita dell’Unione Europea che non segni un ritorno alla stagione dell’austerità.
Nei punti su cui si impegnano a collaborare, Azione e Pd, inseriscono quello di non aumentare il carico fiscale complessivo, di correggere lo strumento del reddito di cittadinanza e il Bonus 110% in linea con gli intendimenti tracciati dal governo Draghi e dare assoluta priorità all’approvazione delle leggi in materia di diritti civili e Ius scholae. Nel programma anche il potenziamento delle rinnovabili e la possibilità di costruire rigassificatori ove necessario.
Tra le prime reazioni all’accordo quella, durissima, di Giuseppe Conte che vede definitivamente fuori dai giochi del centrosinistra il M5s. “Finalmente è finita la telenovela Letta-Calenda: in bocca al lupo alla nuova ammucchiata che va dalla Gelmini dei tagli alla scuola al Pd, passando per Calenda, che non ha mai messo il naso fuori da una Ztl. Si riconoscono nell’agenda Draghi”, scrive su Twitter.
Sprezzante anche Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia: “Azione getta la maschera. È la quinta colonna del Partito democratico e della sinistra. Altro che progetto per creare un nuovo centro, altro che governo Draghi, semplicemente al servizio di chi vuole la patrimoniale per qualche posto in più”.
La decisione di Letta e Calenda, con +Europa, è legata a doppia corda con almeno due situazioni tutte liguri e genovesi. L’esclusione del M5s dalla coalizione potrebbe essere un requisito importante per far spostare nuovamente il centro di Giovanni Toti verso sinistra. Tuttavia, per come si sono susseguiti incontri e ragionamenti negli ultimi giorni, sembra sempre più probabile che il governatore ligure si mantenga nell’alveo del centrodestra senza, peraltro, mettere mettere a rischio la tenuta del governo regionale.
Tuttavia, lo stesso Toti, durante la presentazione dei 12 punti del programma di Italia al Centro aveva dichiarato che quelli sarebbero stati alla base della decisione. Se così fosse, non ci sarebbero poi troppe discrepanze tra ciò che si trova nell’accordo Letta-Calenda e il manifesto dei totiani.
Altro discorso quello della composizione del consiglio comunale di Genova dove Azione, con il consigliere Lorenzo Pasi (eletto per la lista civica Genova Domani), dovrebbe continuare a sostenere – almeno per il momento – il sindaco Marco Bucci. D’altronde ai tempi dell’endorsement lo stesso Calenda aveva chiarito che il supporto non era di tipo ideologico.
Ancora più semplice il discorso per il consigliere europeista Federico Barbieri (anche lui Genova Domani) che, già da candidato non faceva di fatto più parte di +Europa anche se in passato ne era stato tesoriere provinciale. Lo stesso Bucci, si è inteso più volte nei corridoi di Tursi, non teme un deficit di lealtà da parte degli alleati più eterodossi.
Ma tornando sulla politica nazionale. E Renzi? La risposta l’ha data Calenda.”Non si fa politica solo per i numeri, nessuno ha messo mai veti a nessuno dal punto di vista di coalizione”. Due frasi che sembrano suggerire direzioni opposte l’una rispetto all’altra ma che chiariscono anche come l’ingresso di Italia Viva non possa essere “ad ogni costo”.
Sinistra Italiana Genova commenta con una nota: “Non ci convince affatto uno schema che vede Pd, Azione e altre forze centriste, ed esclude il M5stelle. Non ci allineiamo a chi ha come obiettivo politico la completa attuazione dell’agenda Draghi; per noi non esiste alcuna agenda Draghi ma solo un’agenda politica, sociale, ambientalista e di Sinistra. Il nostro ruolo deve essere quello di aggregare tutti coloro che intendono rappresentare la vasta fascia di popolazione che vuole la pace, la giustizia sociale insieme a quella ambientale; che non vuole l’invio di armi in teatri di guerra, né i rigassificatori nelle nostre città. È giunta l’ora di muoversi con coraggio, guardando a tutte quelle persone che hanno perso fiducia nella sinistra, a causa dei continui compromessi, e non votano più, c’è un universo da recuperare”.