Genova. “E’ arrivato di notte, in manette, accompagnato da alcuni agenti della polizia locale, lo hanno lasciato ai responsabili del centro dal quale potrà entrare e uscire quando vuole. Ora c’è qualcosa che ci sfugge: se quel ragazzo è così pericoloso da dover essere ammanettato come può circolare liberamente per il quartiere?“.
E’ questa la domanda, più che legittima, che si sono posti ancora una volta i residenti del Molo, uniti in un comitato spontaneo da ormai qualche settimana. Da quando, cioè, hanno iniziato a non reputare più sostenibile la convivenza con alcuni degli ospiti del centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati ricavato nei locali dell’ex Massoero.
Il comitato ha girato un video dell’arrivo del giovane, la notte scorsa. Un video che la redazione di Genova24 ha deciso di non pubblicare per rispetto delle linee deontologiche della professione giornalistica e per tutela del ragazzo fermato, degli operatori e di chi ha effettuato le riprese. Tuttavia abbiamo cercato di capire quali siano i meccanismi giuridici che rendano possibili situazioni come quella filmata.
La storia. Il ragazzo, che afferma di essere minorenne – non è detto che lo sia davvero ma le forze dell’ordine devono agire in base alle sue dichiarazioni – è già noto alla polizia. Autore di diverse rapine, scippi e di altri reati minori, è stato fermato la notte scorsa e trovato in possesso di un coltello e di uno spray urticante.
La legge. Non consente agli agenti di qualunque forza di polizia di ammanettare un minorenne (in realtà neppure un maggiorenne) a meno che egli non costituisca pericolo per sé e per gli altri.
Il comandante della polizia locale di Genova Gianluca Giurato ci ha spiegato che il ragazzo protagonista del video è “un soggetto estremamente violento e le manette sono state utilizzate per tutelare gli operatori e il ragazzo stesso visto che non appena è stato fermato ha iniziato a prendere a botte gli agenti”.
Nel video si nota anche come il giovane sia visibilmente agitato – usa un tono di voce minaccioso – ma gli agenti e gli operatori del centro cercano di non farlo innervosire e, nel momento in cui gli tolgono le manette, non senza qualche impaccio, lo fanno con una relativa delicatezza. Il ragazzo chiede che gli sia restituita una collana “con un serpente” e gli operatori gli spiegano che è custodita in un sacchetto, insieme ad altri oggetti personali, mentre altri sono stati sequestrati (le armi).
Appurato il comportamento regolare da parte degli agenti nei confronti del minore non accompagnato, resta la domanda: possibile che quel soggetto, per stessa ammissione degli agenti, “violento” si trovi in una struttura da cui può entrare e uscire liberamente e dove si registrano da settimane già forti criticità?
La risposta è sì, è possibile. Per i minorenni l’arresto è facoltativo ma solo per reati punibili con pene dai 9 anni in su, parliamo quindi di reati come l’omicidio o rapine aggravate. Per i reati meno gravi di quelli non è contemplato l’arresto. La destinazione di un soggetto in un centro o in un’altra struttura è decisa dalle forze dell’ordine interessate sulla base delle indicazioni della procura dei minorenni.
“I ragazzi ospiti di centri che stanno costituendo un problema sono una minoranza rispetto al numero complessivo, parliamo di una ventina di soggetti, fermati ripetutamente ma al momento non ci sono altre cose che si possono fare”, sottolinea ancora il comandante della polizia locale.
A Genova i minori stranieri non accompagnati registrati a oggi dal Comune sono oltre 450, cento in più rispetto alle cifre fornite all’inizio dell’estate in consiglio comunale. Diverse le cooperative e associazioni che se ne occupano con centri più o meno grandi sparsi in diverse zone della città.
L’ex Massoero, al Molo, diventato ultimamente il fulcro delle problematiche di microcriminalità per via non solo degli ospiti ma anche di altri ragazzi che in quel quartiere “si danno appuntamento”, sarà chiuso il 5 settembre e quando sarà aperto avrà una funzione diversa. Resta l’interrogativo su dove saranno ospitati i giovani di più complicata gestione, se concentrati in una sola struttura o divisi in più centri.