Nuova impennata nel prezzo del gas. Una fiammata porta il futures, negli scambi ad Amsterdam, a toccare i 315 euro (+8%) per poi assestarsi a quota 310 euro. Un rialzo comunque vertiginoso sulla peggiore crisi di approvvigionamento degli ultimi decenni che mette pressione ai Governi.
L’impennata ha anche portato i prezzi dell’energia in tutto il continente a livelli mai visti prima, contribuendo all’aumento dei costi per tutto: dalla produzione di zinco e alluminio ai fertilizzanti.
Intanto il governo è pronto a varare un piano straordinario di risparmio energetico senza aspettare l’inverno. Dunque non solo limiti di temperatura per gli edifici (19 gradi) e chiusura anticipata di uffici, negozi e pubblici esercizi, ma anche un pacchetto di interventi minimi da attuare subito per prepararsi allo scenario peggiore, quello di un’eventuale interruzione totale delle forniture dalla Russia.
La corsa dell’energia e un’inflazione prossima all’8%, per quasi l’80% dovuta proprio all’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche, “mette a rischio da qui ai primi sei mesi del 2023 circa 120mila imprese del terziario di mercato e 370mila posti di lavoro”. È quanto stima Confcommercio-Imprese per l’Italia, che indica come la spesa in energia per i comparti del terziario nel 2022 ammonterà a 33 miliardi, il triplo rispetto al 2021 (11 miliardi) e più del doppio rispetto al 2019 (14,9 miliardi). “Uno scenario che desta forte preoccupazione”, afferma sostenendo la necessità di interventi ad hoc e nuove misure di sostegno.
Uno scenario che “in assenza di interventi specifici e nuove misure di sostegno, rischia, anche alla luce delle ulteriori restrizioni nella fornitura di gas annunciate dalla Russia, di ampliare il numero di imprese che potrebbero cessare l’attività e causare una forte frenata all’economia nella seconda parte dell’anno”, sostiene Confcommercio.
Tra i settori più esposti, “il commercio al dettaglio, in particolare la media e grande distribuzione alimentare che a luglio ha visto quintuplicare le bollette di luce e gas – sottolinea ancora l’associazione -, la ristorazione e gli alberghi con aumenti tripli rispetto a luglio 2021, i trasporti che oltre al caro carburanti (+30-35% da inizio pandemia ad oggi) si trovano ora a dover fermare i mezzi a gas metano per i rincari della materia prima; ma a risentire pesantemente di questa situazione sono anche i liberi professionisti, le agenzie di viaggio, le attività artistiche e sportive, i servizi di supporto alle imprese e il comparto dell’abbigliamento che, dopo una stagione di saldi marginalmente favorevole, si trova oggi a dover sopportare incrementi consistenti”.