Genova. Il capoluogo ligure è la terza città più cara d’Italia per fare la spesa. A dirlo è una recente indagine del Codacons, elaborata sulla base dei dati del ministero dello Sviluppo economico.
Secondo il report, per riempire il carrello a Genova si spendono in media 107,91 euro, un po’ meno di Aosta (seconda con 109,91 euro) e di Milano, che guida la classifica dei prezzi più salati con una spesa da 116 euro. La città più economica è invece Napoli con soli 75 euro. Il paniere preso in considerazione comprende frutta, verdura, pane, carne e pesce.
Meno onerosi per chi vive a Genova sono i servizi. Il pacchetto ideale che include bar, parrucchieri, lavanderie e tintorie, medici e dentisti costa mediamente 310,98 euro nella città della Lanterna. Ad Aosta si paga ben 458 euro, a Milano 435,20 euro. Anche in questo caso Napoli risulta la città più “a buon mercato” con un paniere da 241,33 euro.
Per quanto riguarda l’inflazione, gli ultimi dati Istat disponibili vedono Genova e la Liguria in una posizione medio-alta. A luglio l’indice dei prezzi al consumo rispetto allo stesso periodo del 2021 è cresciuto dell’8,3% nella nostra regione (media nazionale 7,9%, apre il Trentino al 9,7% e chiude la Valle d’Aosta al 6,7%) mentre nel capoluogo si registra un aumento dell’8,1% (la prima è Bolzano col 10%, l’ultima Reggio Emilia col 6,7%).
“La crescita sostenuta dei listini al dettaglio rappresenta in ogni caso un segnale allarmante – afferma il Codacons – che eroderà il potere d’acquisto delle famiglie e incrementerà il tasso di povertà nelle aree più disagiate del paese. Una emergenza che ci auguriamo il prossimo governo sappia affrontare e risolvere con provvedimenti efficaci”.
Nel frattempo la Coldiretti lancia l’allarme: la produzione agricola e quella alimentare in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno. L’esplosione del costo del gas – sottolinea la Coldiretti – ha dunque un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola, in un momento in cui con la siccità ha devastato i raccolti con perdite stima pari a 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione. Un mix micidiale che costerà nel 2022 alle famiglie italiane quasi 9 miliardi di euro soltanto per la spesa alimentare, a causa dell’effetto dell’inflazione che colpisce soprattutto le categorie più deboli. A guidare la classifica c’è la verdura che quest’anno costerà complessivamente alle famiglie 1,97 miliardi in più e precede sul podio pane, pasta e riso, con un aggravio di 1,65 miliardi, e carne e salumi, per i quali si stima una spesa superiore di 1,54 miliardi rispetto al 2021.