Roma. Carlo Calenda ha deciso di rompere l’accordo siglato col Pd lo scorso 2 agosto per le prossime elezioni politiche. Il leader di Azione ha ufficializzato a Mezz’ora in più su Rai3 un epilogo che era già nell’aria da diverse ore: “Ho comunicato ai vertici del Pd che non intendo andare avanti con quest’alleanza. È una delle decisioni più sofferte che ho preso da quando ho deciso di fare politica”.
Notizia accolta con ironia da Giovanni Toti, presidente della Liguria e di Italia al Centro, che nelle proprie storie Instagram ha postato la scritta “Cal-End” con l’audio di Centro di gravità permanente di Franco Battiato. proprio in seguito all’accordo ora sfumato tra Calenda e Pd, il governatore aveva preferito restare nel perimetro del centrodestra, rivendicando poi la rappresentanza moderata all’interno della coalizione attraverso una lista in comune con Maurizio Lupi. “Calenda? Manca solo che espella se stesso”, aveva commentato durante la presentazione.
Decisiva è stata l’entrata in coalizione di Verdi e Sinistra Italiana prima e Di Maio poi: “Siamo simili io e Letta, abbiamo la credibilità per dire che c’è un’altra Italia possibile, un’Italia che non promette ma realizza – ha spiegato Calenda -. E poi mano a mano che si andava avanti si aggiungevano pezzi che stonavano ex M5s e chi aveva votato la sfiducia a Draghi. L’alleanza sempre più si è trasformata, fino ad oggi che mi trovo a fianco persone che hanno votato 54 volte la sfiducia a Draghi e poi ex M5s. E allora mi sono un po’ perso. Ho detto a Letta: questa cosa gli italiani non la capiranno. Gli ho proposto di fare un’alleanza netta, rinuncio ai collegi, prendi tu il 90% e io il 10%, e costruiamo una alternativa di governo”.
L’alleanza di centrosinistra, commenta l’ex candidato sindaco di Roma, “è diventata una grande ammucchiata di persone che hanno una sola cosa in comune: no a tutto. Lo sa come andrà a finire? Che la spiegheranno nell’unico modo in cui l’hanno sempre spiegata. Che se no ci sono i fascisti”. “A Letta – prosegue – ho detto che se avesse firmato un patto antitetico al nostro sarebbe stata una confusione totale. Ieri ho avuto la sensazione di un Pd in mezzo e tante altre forze, che dovevano essere Bonelli e Fratoianni, poi si sono aggiunti Di Maio e altri. Dal momento successivo al nostro accordo hanno attaccato l’agenda Draghi, ci doveva essere una coerenza di linguaggio che è saltata subito. A Letta avevo detto che non si poteva arrivare a bombardare l’agenda Draghi dal giorno dopo”.
E Renzi? Non l’ho sentito, ma gli dirò che come non si fa la politica destra contro sinistra non si fa nemmeno contro chiunque. Bisogna spiegare agli italiani come governare. Non ho parlato con Renzi, ci parlerò”. Vede una strada convergente? “Lo vedremo. Negli ultimi due giorni ho ricevuto dai renziani contumelie, qualsiasi scelta non coincida con quella di Renzi per loro è una scelta da traditore della patria”.
La mossa di Calenda, d’altra parte, potrebbe aiutare a sbrogliare la situazione di stallo che si era venuta a creare nella sinistra radicale. Anche gli esponenti genovesi si erano allineati alla posizione dei 4 membri della segreteria nazionale che, in dissenso alla linea scelta da Fratoianni, chiedevano di sottoporre la decisione di allearsi al Pd al voto degli iscritti. Resta aperto il tema del M5s: se Conte ha detto più volte che il movimento correrà da solo, tra i rossoverdi (tra cui Ferruccio Sansa, che di questo connubio è stato uno dei primi federatori in occasione delle comunali a Genova) c’è ancora la convinzione di poter ricostruire il “campo largo” che in Liguria era ormai consolidato.
D’altra parte per Azione si aprirà una partita delle candidature totalmente nuova, senza più percentuali da spartire col Pd, che potrebbe avere risultati clamorosi a livello locale. Uno dei nomi accostati a Carlo Calenda negli scorsi giorni, ad esempio, era quello di Ariel Dello Strologo, ex candidato sindaco del centrosinistra, a sua volta citato da indiscrezioni come disponibile a correre per il Pd. Da ricordare sempre che Azione a Genova aveva deciso di sostenere (sia pure senza simbolo) la candidatura di Marco Bucci, piazzando i candidati nella lista civica Genova Domani.
Peraltro, proprio in seguito all’accordo ora sfumato tra Calenda e Pd, il presidente ligure Giovanni Toti, leader di Italia al Centro, aveva preferito restare nel perimetro del centrodestra, rivendicando poi la rappresentanza moderata all’interno della coalizione attraverso una lista in comune con Maurizio Lupi. “Calenda? Manca solo che espella se stesso”, aveva commentato durante la presentazione.
“Il tentativo del Pd di un’alleanza con Azione ha messo in chiaro di chi è la responsabilità della rottura. La toppa di Calenda è peggio del buco. Quando uno dice che non è di sinistra né di destra, di solito sta per collocarsi a destra. Calenda non fa eccezione”. È il commento del ministro del Lavoro, il ligure Andrea Orlando.
“Gli italiani hanno visto benissimo, c’è stato un patto sottoscritto” tra Pd e Azione “e una parte ha deciso di non onorare la parola data. Secondo me in politica come nella vita è abbastanza grave. Che promesse puoi fare agli italiani se sanno che già con gli alleati rompi la parola data? Calenda ha deciso di aiutare la destra facendo quello che ha fatto”. Così il segretario del Pd, Enrico Letta, al Tg1 dopo la decisione di Carlo Calenda di rompere l’accordo elettorale col Pd. “Il mio stato d’animo ora? Sono molto determinato – aggiunge -. Adesso si parte in campagna elettorale, le alleanze sono definite. Adesso è fondamentale parlare di giovani, lavoro, ambiente. Questo interessa agli italiani”.