Genova. Ansaldo energia si trova in una situazione di pre-fallimento con i debiti che superano i ricavi di centinaia di milioni di euro e se l’azionista di maggioranza, cassa depositi e presiti – non ricapitalizzerà in fretta, l’azienda sarà costretta a portare i libri in tribunale senza nemmeno riuscire a pagare gli stipendi dei 2400 dipendenti tra operai e impiegati.
Lo ha illustrato questo pomeriggio davanti al Cda l’amministratore delegato di Ansaldo energia Giuseppe Marino che subito dopo ha convocato sindacati e rsu per anticipare che a settembre verrà presentato un piano industriale che i sindacati chiamano di “lacrime e sangue, con centinaia di esuberi” spiega Federico Grondona della Fiom.
Se due mesi fa si parlava di “nubi” con lo stop alle commesse per le turbine a gas e, contemporaneamente, a quelle per la riconversione di diverse centrali a carbone, la situazione sembra essere precipitata molto rapidamente.
“Marino dice che è colpa della guerra ma la colpa è di un amministratore delegato inaffidabile che in questi ultimi due anni non ha fatto prendere all’azienda nessuna nuova commessa in Italia – tuona il sindacalista – e il piano green tech arriverà tra 5 anni. Nel frattempo ci troveremo nel 2023 con 250 mila ore di scarico e zero commesse, cioè zero lavoro e questo vorrà dire centinaia di esuberi ma noi non ci stiamo”.
Domattina i sindacati hanno convocato un’assemblea davanti ai cancelli dello stabilimento e sono decisi ad avviare subito azioni di lotta: “Dobbiamo raccontare alla città quello che sta accadendo in Ansaldo Energia e dobbiamo difendere quest’azienda come avvenne anni fa con i cantieri di Sestri ponente. Non gli permetteremo di chiudere Ansaldo”.
“Monitoriamo con grande attenzione le difficoltà di questo momento ma siamo ben consapevoli delle possibilità di sviluppo rispetto al futuro – dice Cristian Venzano della Fim Cisl – Ansando Energia con le turbine a turbo gas, Ansaldo Nucleare definita energia Green e la nuova azienda Ansaldo Green TEAC possono sicuramente avere un ruolo significativo nel mercato delle rinnovabili e nel business degli accumulatori di energia”. Per Venzano “si può tamponare questa situazione magari attraverso strumenti che possano portare a risparmi o sistemi di efficientamento insieme all’analisi di tutte le attività che possono essere internalizzate per aumentare le ore lavoro risparmiando anche capacità economiche. Soluzioni per preservare la tutela occupazionale che non deve essere minimamente intaccata. Come Ansaldo Energia le tre centrali stoppate potrebbero ripartire e si potrebbe puntare su mercati influenzati con meno incidenza dagli aumenti del gas. E Cdp come azionista di maggioranza che deve credere in questo gruppo leader nel campo dell’energia: deve immettere nuove risorse economiche per progettare un futuro che può essere assolutamente di rilievo. Se questo non succederà come Fim Cisl siamo pronti ad intraprendere qualsiasi azione di mobilitazione anche dura, per salvaguardare azienda ed occupazione”.
“Se questo management pensa di portare avanti un piano che fa pagare il prezzo alle lavoratrici e ai lavoratori, per quanto ci riguarda si sbaglia di grosso, perché con noi non troverà spazi di discussione” tuona il segretario regionale della Uilm Antonio Apa. “Interloquiremo direttamente con l’Azionista di maggioranza per discutere di un piano industriale credibile, che sgombri il terreno da qualsiasi proposta di licenziamento tutelando viceversa l’Azienda con tutte le sue lavoratrici ed i suoi lavoratori. Sarà compito dell’insieme del Sindacato alzare il tiro in quanto è in gioco la sopravvivenza di Ansaldo, e unitariamente dovremmo imbastire un piano di lotta e di mobilitazione che rispedisca al mittente questo fantomatico piano industriale”.
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