"bavaglio"

Processo Morandi, no alle telecamere in aula. La protesta dei giornalisti: “Precedente inquietante”

“Il crollo di ponte Morandi è un evento che ha scosso non solo il nostro Paese ma tutto il mondo e non è possibile che venga oscurato”

Genova. “Il crollo di ponte Morandi è un evento che ha scosso non solo il nostro Paese ma tutto il mondo e non è possibile che venga oscurato”. Così il presidente dell’ordine nazionale dei giornalisti Carlo Bartoli intervenuto a Genova per la protesta indetta dai colleghi dopo l’ordinanza del presidente del Tribunale che vieta la presenza di telecamere in aula.

Fotografi e video operatori hanno potuto filmare stamattina nei primi dieci minuti dell’udienza poi è scattato il divieto che ha portato i cronisti a protestare con la striscione ‘No al bavaglio’ davanti all’ingresso del tribunale. “Noi faremo di tutto perché questo non sia un precedente che sarebbe un precedente inquietante e pericolosissimo. Sul rischio di spettacolarizzazione preferisco non commentare”.

“Praticamente il processo per il crollo di ponteMorandi viene trattato come un concerto rock dove si possono riprendere i primi 10 minuti senza poter raccontare cosa succede dopo – tuona il presidente del gruppo cronisti liguri Tommaso Fregatti – E’ assurdo e siamo qui per protestare tutti insieme per chiedere al giudice di cambiare idea e si consentirci di raccontare il processo per una tragedia che ha sconvolto Genova. Non condividiamo la motivazione che il giudice ha usato per tenerci fuori che parla di spettacolarizzazione del processo. I giornalisti non spettacolarizzano nulla ma raccontano i fatti”. Di diritti negati parla anche Alessandra Costante vicesegretario dell’Fnsi: “Noi abbiamo il diritto e il dovere di fare informazione e questo diritto-dovere in questo momento viene negato da un giudice con un’ordinanza francamente incomprensibile”.

protesta giornalisti processo morandi
I giornalisti fuori dall'aula
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