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Ora l’Italia ha un Piano per la Transizione Ecologica da attuare

Ciascuno è chiamato a fare la sua parte trasformandoci finalmente in un Sistema-Paese

coop service
Genova. La notizia ha un po’ faticato a farsi spazio nel flusso informativo ‘mainstream’ dominato dall’incalzante attualità bellica e politica, il che certo non toglie importanza ad un ulteriore, significativo passo avanti del nostro Paese nella lotta al climate change: a pochi mesi dall’inserimento in Costituzione della tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, è stato pubblicato il 14 giugno scorso in Gazzetta Ufficiale il Piano nazionale per la Transizione Ecologica (PTE), il documento che si propone di guidare l’azione dell’Italia verso lo sviluppo sostenibile.

Il PTE sarà necessariamente un cantiere continuo

Si tratta di un nuovo strumento di programmazione nazionale che è stato concepito con l’istituzione, nel 2021, del Ministero della Transizione Ecologica e del Comitato interministeriale della Transizione Ecologica, lo stesso Comitato che l’8 marzo scorso ha approvato la prima redazione del Piano. Il riferimento numerico-temporale non è casuale perché il PTE, avendo un orizzonte temporale di lungo-termine (2050), dovrà necessariamente essere oggetto di aggiornamenti nel tempo. Del resto, già nel decreto istitutivo vengono previste misure di monitoraggio e rendicontazione, nonché la trasmissione alle Camere, entro il 31 maggio di ogni anno, di una relazione sullo stato di attuazione del Piano, dando conto delle azioni, delle misure e delle fonti di finanziamento adottate.

Tutto si tiene: le connessioni tra PTE e Next Generation EU, PNRR, Green Deal

Uno strumento ‘in progress’ dunque, che però fin da subito delinea princìpi, obiettivi e metodologie che consentono un inquadramento generale della strategia per la Transizione Ecologica italiana, così come fornisce un quadro concettuale in cui collocare al meglio gli interventi previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) della fase post pandemica. Il collegamento tra i diversi Piani elaborati a livello europeo e nazionale è infatti stringente: il PTE si sviluppa a partire dalle linee già delineate dal PNRR, proiettandole al completo raggiungimento degli obiettivi al 2050. Allo stesso tempo, conseguentemente, si connette direttamente alla strategia Next Generation EU e alla sfida che l’Unione Europea ha lanciato con il Green Deal: assicurare una crescita che preservi salute, sostenibilità e prosperità del pianeta attraverso un programma di misure sociali, ambientali, economiche e politiche senza precedenti.

Una rete di connessioni programmatiche che dal Piano di Transizione arriva fino all’Agenda 2030

Con il Green Deal, infatti, l’Italia e l’Unione Europea si sono date l’ambiziosissimo obiettivo di azzerare l’inquinamento e di raggiungere la decarbonizzazione netta totale entro il 2050. Un articolato programma di interventi con il quale l’Europa intende sviluppare appieno la sua vocazione di grande ‘ingegnere ambientale’ per il pianeta, dando vita ad un nuovo modello che sia anche opportunità di crescita economica e sociale. Una sfida enorme che dà senso e contenuto ad una Transizione Ecologica che esige di rivoluzionare molti paradigmi consolidati: i cambiamenti climatici, l’inquinamento, il sovrasfruttamento delle risorse naturali, la perdita della biodiversità, costituiscono nel loro complesso uno straordinario ‘debito ambientale’ che va subito sanato e riequilibrato. Un mutamento radicale dell’idea di sviluppo le cui pietre miliari sono contenute nell’Agenda 2030 che, adottata nel 2015 dai Paesi membri delle Nazioni Unite, riporta significativamente il titolo ‘Trasformare il nostro mondo’.

Gli 8 punti del Piano Nazionale della Transizione Ecologica

La completa integrazione del Piano Nazionale della Transizione Ecologica con gli strumenti di programmazione già definiti a livello mondiale, europeo e nazionale spiega perché esso si articoli in 8 punti in cui si possono ritrovare tutti i principali obiettivi che mirano a rendere possibile una totale inversione di rotta, svincolandosi dalla ormai insostenibile correlazione ‘lineare’ tra produzione e consumo-emissioni, ovvero tra la creazione di ricchezza e benessere con il consumo di nuove risorse e l’aumento delle emissioni di gas serra. 8 punti in cui si condensa la sostenibilità, unica carta di cui l’umanità dispone per garantirsi un domani:

  1. Decarbonizzazione
  2. Mobilità sostenibile
  3. Miglioramento della qualità dell’aria
  4. Contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico
  5. Tutela delle risorse idriche e relative infrastrutture
  6. Ripristino e rafforzamento della biodiversità
  7. Tutela e sviluppo del mare
  8. Promozione dell’economia circolare, della bioeconomia e dell’agricoltura sostenibile.

Il PTE (insieme al PNRR) può essere una grande opportunità di crescita per l’Italia

Per l’Italia la transizione ecologica non ha alternative, ma, per l’appunto, rappresenta anche un’opportunità unica ed indifferibile. Il Paese ha un patrimonio culturale e naturale esclusivo da proteggere, e che troppo sta soffrendo in termini di depauperamento e danneggiamento. La nostra è l’unica nazione al mondo a poter vantare 55 siti Unesco e ha il maggior numero (58.000) di specie animali in Europa. È però anche maggiormente esposta a rischi climatici, con 3 milioni di nuclei familiari che vivono in aree ad alta vulnerabilità, 40 aree costiere a rischio e un calo del 28% di terreni coltivati negli ultimi 25 anni. Inoltre, il sistema-Italia registra storicamente un tasso di dipendenza del suo fabbisogno energetico vicino al 90%, una domanda di energia soddisfatta principalmente da fonti fossili tradizionali come petrolio e gas, mentre i vantaggi energetico-ambientali (un irraggiamento solare superiore del 30-40% rispetto alla media europea) sono ancora ostacolati da difficoltà burocratico-autorizzative che frenano gli investitori e la crescita del settore.

Il ruolo centrale del sistema delle imprese

I documenti programmatici indicano che, nel contesto europeo e mondiale, l’Italia ambisce ad essere un paese leader nel processo di Transizione Ecologica e perché ciò sia possibile sarà necessario non soltanto concretizzare quanto previsto dalle molteplici politiche settoriali e intersettoriali ma soprattutto preparare il tessuto economico e produttivo del Paese ad entrare a pieno titolo nelle nuove catene di valore europee ed internazionali, cercando di posizionarsi nei settori a maggiore valore aggiunto e contenuto tecnologico. Per le imprese, infatti, il processo di transizione verso la sostenibilità può tradursi in un potentissimo volano di maggiore competitività.

Le soluzioni e i progetti di Coopservice per la Transizione Ecologica

In Coopservice ne siamo convinti e da tempo abbiamo avviato progetti per promuovere l’efficienza energetica nei cantieri dove eroghiamo i nostri servizi tecnici e di gestione calore. Iniziative che non hanno solo l’obiettivo di ridurre i consumi, ma anche quello di portare ad una transizione dal fossile alle fonti di energia rinnovabile per abbassare l’impatto ambientale delle nostre attività e di quelle dei nostri clienti. La linea Energy & Technical Services di Coopservice si propone anche come General Contractor, ossia come soggetto unico a cui rapportarsi per tutti gli aspetti amministrativi e procedurali che possono risultare particolarmente ostici e scoraggiare gli interventi di riqualificazione degli immobili pubblici e privati, fornendo un modello chiavi in mano. Inoltre, le capacità progettuali e realizzative della linea ETS ci consentono di proporre soluzioni all’avanguardia in termini di sostenibilità, come ad esempio è accaduto per il progetto dell’impianto di riscaldamento ad idrogeno della palestra dell’Istituto Meucci di Carpi (MO), primo del genere in Italia, attualmente in costruzione e che sarà attivo dal prossimo ottobre.

Ma la Transizione richiede un Sistema-Paese e una cittadinanza attiva

Più in generale, l’attuazione degli interventi previsti dal Piano e dal PNRR necessita della capacità della pubblica amministrazione, delle imprese e del no-profit di lavorare in sintonia di intenti in una logica sistemica e secondo norme più semplici, spedite ed efficienti. Inoltre, in Italia come altrove, il successo della Transizione Ecologica presuppone una cittadinanza attiva: per progettare, avviare e portare a termine i processi di cambiamento si renderà necessario un generale aumento di consapevolezza e di partecipazione da parte di tutta la popolazione, anche attraverso un inedito sforzo di comunicazione ed educazione nazionale in direzione di un grande obiettivo collettivo di sviluppo sostenibile. Imprescindibile condizione che chiama in causa, in primo luogo, la capacità di chi assumerà responsabilità politiche nei prossimi anni.

(Nelle prossime settimane, andremo ad approfondire i singoli punti del Piano Nazionale della Transizione Ecologica, per entrare nel cuore degli 8 temi della sostenibilità).

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