Defence for children

Minori stranieri non accompagnati, l’indagine: “A Genova sistema in crisi da un anno: serve un’accoglienza qualificata, fondamentali i tutori”

Il sistema a Genova secondo l'associazione ha retto fino alla fine del 2021, poi è andato in crisi

Generico luglio 2022

Genova. Incrementare i posti, le risorse e i finanziamenti ma soprattutto offrire un’accoglienza “qualificata” negli strumenti e nei progetti. Secondo l’associazione Defence for Children sono queste e azioni da intraprendere per uscire dall’emergenza data dall’incremento numerico dei minori stranieri non accompagnati. L’associazione, che opera dal 1979 e a Genova ha la sua sede operativa, ha appena pubblicato un rapporto, che analizza l’applicazione della legge 47/2017, che detta le regole sull’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Il rapporto mette a fuori la situazione in dettaglio relativa a quattro regioni, tra cui la Liguria.

Secondo il rapporto il sistema a Genova ha funzionato abbastanza bene fino circa un anno fa quando si è verificata un’impennata di arrivi, soprattutto di minori provenienti da Egitto e Albania: “Mentre in passato il sistema riusciva ad assicurare alla persona minorenne sola che si trovava sul territorio il collocamento in un luogo sicuro per poi attivare tutta una serie di misure, a partire dall’iscrizione scolastica e sanitaria, necessarie per accompagnare i minorenni al compimento dei 18 anni ed alla fuoriuscita dal sistema stesso, negli ultimi mesi del 2021 l’incremento negli arrivi ha messo in crisi l’intero sistema, che non è riuscito a garantire una presa in carico qualificata, a partire da un idoneo collocamento dei minorenni che sono, infatti, rimasti per diversi mesi in strutture alberghiere cittadine“. Queste strutture erano state individuate in centro storico, soprattutto nella zona di Pré ma dopo pochi mesi e vari allarmi per il milieu altamente ‘criminogeno’ erano stati trasferiti.

Per l’associazione, come spiega il presidente Pippo Costella, due figure sono centrali: quella dei mediatori culturali, ancora largamente sottoutilizzati ma soprattutto quella dei tutori legali volontari. Proprio l’associazione, dal 2017 al 2020 si era occupata con risorse e progetti propri a formare i tutori volontari come previsto dalla legge. “Il tutore è sì il rappresentante legale del giovani per firmare liberatorie e autorizzazioni di vario genere, ma ha anche il compito di curarne gli interessi spesso interponendosi tra il minore stesso e il ‘sistema’ – spiega Costella – per questo è una figura fondamentale per la riuscita di un percorso educativo. Il loro numero tuttavia, secondo il rapporto di Defence for children è in forte diminuzione: “ Il 2021 – si legge – ha visto la nomina di soli 22 tutori volontari a fronte di oltre 400 tutele aperte dal Tribunale per i Minorenni. Dati sconfortanti se si pensa che nel corso del 2019 sono stati nominati 71 tutori volontari”. Quando i tutori volontari non sono sufficienti, quindi ormai quasi sempre, per gli altri vengono nominati dei ‘tutori istituzionali’, solitamente funzionari o assistenti sociali del Comune “ma è evidente che non è la stessa cosa – spiega Costella – anzi potenzialmente c’è anche un conflitto di interessi”.

I tutori volontari devono seguire un corso di formazione organizzato per legge dal Garante per l’infanzia, ma per Costella questo non è sufficiente: “I volontari devono anche essere supportati ogni qual volta abbiamo bisogno di un confronto o debbano affrontare una difficoltà”.

“I tutori volontari operativi su Genova riferiscono – spiega il rapporto – come sia per loro fondamentale poter contare su un costante sostegno e supporto dopo aver ultimato il corso base di formazione. In Liguria i tutori volontari non hanno dato vita ad associazioni, come avvenuto invece in altri territori nazionali, tuttavia nel capoluogo (ove sono presenti la maggior parte dei tutori attivi) si è creato un gruppo di auto mutuo aiuto che si riunisce con regolarità al fine di confrontarsi sulle diverse esperienze, ma anche farsi portavoce dell’importanza del ruolo del tutore e della necessità di rafforzare tale istituto”.

Il rapporto fa il punto anche sul sistema formativo. L’istruzione dei minorenni stranieri non accompagnati è fondamentalmente demandata ai CPIA (i centri provinciali per l’istruzione degli adulti) che a Genova sono 3. “I CPIA, nonostante le criticità che presentano in termini di promiscuità con gli adulti, di un elevato numero di partecipanti presenti a fronte di un numero di ore ridotto, rappresentano di fatto su tutto il territorio la prima e talvolta l’unica possibilità formativa. Eppure le ore di frequenza variano all’interno dei singoli CPIA ed in base al livello degli studenti; vi sono minorenni che frequentano corsi di due ore ed altri anche di quattro ore; centri che prevedono una frequenza giornaliera e altri di soli 2/3 giorni alla settimana”.

Negli ultimi due anni, un ostacolo all’istruzione è stato rappresentato dalla didattica a distanza, “misura che ha impattato negativamente sulla frequenza e sulla motivazione scolastica. Molte persone minorenni, pur avendo conseguito la licenza media, hanno grosse difficoltà linguistiche che dovranno colmare per poter poi accedere a percorsi formativi e/o lavorativi”. Le conseguenze della pandemia però non sono state solo a livello di istruzione bensì di sofferenza psichica: “costringendo i minorenni a continue e farraginose quarantene che, nell’assenza di una prossimità educativa degli operatori e dei mediatori culturali, hanno alimentato lo stress ed il disagio psicologico. Ed è proprio in questo periodo che si è assistito ad un aumento di sofferenza psichica”.

Un fenomeno che se ha riguardato certamente una fetta ampia della comunità ma che in particolare ha colpito i più giovani. E nei minori stranieri non accompagnati, senza una famiglia alle spalle e con risorse scarse, questo disagio più facilmente ha portato a marginalità, alcolismo ed altre forme di fragilità.

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