Genova. Fatturato in crescita, ordini in salita, occupazione in aumento. Tutto bene? Purtroppo no, perché “le apparenze ingannano”, come sottolinea Confindustria nel titolo del suo rapporto sull’economia genovese nel primo semestre del 2022.
I dati mostrano sì ulteriori progressi rispetto ai mesi precedenti, ma dietro ai freddi numeri col segno più “si celano segnali di rallentamento“. Decisivo è infatti l’aumento dei prezzi di vendita che molte imprese sono ormai costrette a praticare perché non riescono più ad assorbire l’incremento dei costi di produzione (dovuto ai rincari su materie prime ed energia) con l’erosione dei margini di guadagno. E tra i pochi a guadagnarci ci sono proprio i player del settore energetico.
Rispetto al primo semestre del 2021 il fatturato delle aziende genovesi è aumentato, sia verso l’Italia (6,9%) sia verso l’estero (7,7%). Tuttavia quello che si registra contemporaneamente è un rialzo dei prezzi di vendita pari al 5,2% (ancora superiore per l’industria, +6,7%), innescato da un’esplosione dei costi di materie prime, semilavorati ed energia (+8,4%).
D’altra parte si evidenzia che “i margini di manovra sono sempre più limitati e un aumento strutturale dei prezzi di energia e materie prime non potrà scaricarsi integralmente a valle, poiché le domanda finale deve fare i conti con il minor potere d’acquisto delle famiglie e le aspettative negative delle imprese sul futuro“. E infatti le prospettive per il secondo semestre restano in chiaroscuro: si prevede ancora un aumento del fatturato (+3,7%) e degli ordini (+2,5%) ma in un “trend di rallentamento e deterioramento del quadro economico“.
I margini lordi sono complessivamente in aumento (+1,1%) ma soprattutto grazie alle performance dei terminalisti portuali, delle aziende energetiche e del comparto assicurativo. Nell’industria, invece, i margini calano del 6% “facendo presagire uno scenario di difficoltà” con una scelta cruciale per le imprese: erodere ancora di più i propri profitti per assorbire i rincari o ribaltarli sui clienti, rischiando un crollo delle vendite. La produzione delle industrie manifatturiere è diminuita dell’1,5%, altro segnale negativo. Sul fronte occupazionale si registra un incremento degli organici pari allo 0,7%, trainato da elettronica, automazione, information technology, cantieristica navale, sanità e chimica-plastica, ma crescono le difficoltà delle aziende a reperire personale.
Scendendo nel dettaglio, i settori industriali più colpiti dalla crisi sono quelli più “energivori” ed esposti ai rincari delle materie prime. Chimica, plastica e farmaceutica sono quelle che subiscono il maggior incremento di costi (oltre il 10%) con una produzione in aumento (5,3%) così come il fatturato, soprattutto quello estero (6,8%). Questo però non impedisce una contrazione dei margini dell’1,7%. Il più vistoso calo di produzione riguarda impiantistica e metalmeccanica, dove incidono più che altrove i problemi di approvvigionamento dei materiali e il caro energetico: -4,3% rispetto al primo semestre 2021.
Per quanto riguarda gli altri settori, ottimi risultati arrivano proprio dal comparto energetico che registra aumenti di fatturato nell’ordine del 50% con un aumento dei prezzi di vendita del 33% e tuttavia un ampliamento del margine lordo pari al 15,9%, circostanza più unica che rara nel panorama economico. Gongolano anche i terminalisti, il cui giro d’affari aumenta del 20,3% verso l’Italia e del 12,9% verso l’estero: con riferimento al porto di Genova, da gennaio a maggio si è registrata una crescita del traffico totale pari al 6,9%. Il terziario avanzato presenta risultati in linea con quelli del primo semestre 2021. Bene finanza e assicurazioni che incrementano il fatturato del 3,5%. Continua la crescita della sanità privata, con fatturato in rialzo del 4,2% e un aumento degli organici dell’1,7%. Ed è ripartito con decisione il turismo straniero, sebbene con livelli ancora inferiori al periodo pre-Covid nei primi sei mesi del 2022.
A tutto questo si aggiungono le incertezze legate alla crisi di governo che “sicuramente non migliorano il quadro – conferma il presidente di Confindustria Genova, Umberto Risso -. All’indomani delle elezioni potrebbe essere difficile formare alleanze mentre si discuterà di programmi in cui non c’è molto da scegliere: ci sono riforme impellenti che richiedono di essere portate avanti. Il timore è quello di assistere a un rallentamento col rischio di perdere occasioni. Un esempio? La Gronda: la firma sul progetto potrebbe essere messa anche subito. A otto mesi dalla fine naturale della legislatura è sembrato che alcune forze mettessero legittime esigenze elettorali davanti all’interesse del Paese”.