Spirits grand tour

Liquori e amari: una grande famiglia (parte 2). Vermouth e bitter

"Spirits Grand Tour" è un viaggio alla scoperta dei cocktails e spirits più emozionanti e coinvolgenti: persone, storie e sogni dietro la creazione dei preziosi nettari da degustare

Spirits Grand Tour 4 luglio 2022

Della grande famiglia dei Liquori e Amari ne ho scritto qui https://www.ivg.it/2022/05/liquori-e-amari-una-grande-famiglia-cosa-sono-e-il-brutto-vizio-di-offrirli-gratis-a-fine-pasto

Il VERMOUTH è un vino aromatizzato o fortificato frutto di macerazione di erbe e spezie in vino e/o alcol: imprescindibile ingrediente di cockatil quali l’americano e il negroni, il boulevardier, il manhattan, il Martini cocktail etc…

Il BITTER è una soluzione di alcol (spesso ad alta gradazione) con radici, cortecce, spezie, semi ed altri ingredienti erbacei o vegetali. Anch’esso ingrediente base di molti cocktail, e spesso in compagnia proprio del suo “cugino” vermouth.

Quindi, come potrete intuire, entrambi traggono origine dalla grande famiglia dei liquori e amari.

Nel 1555, avviene un fatto fondamentale che probabilmente segna la storia del vermouth moderno. Viene pubblicato il “De Secreti” ad opera di un fantomatico Alessio Piemontese, secondo molti lo pseudonimo di Girolamo Ruscelli, uno scrittore viaggiatore che raccolse tutti gli scritti relativi a cure e medicamenti scampati all’Inquisizione ed all’incuria del tempo. Nei suoi viaggi raccolse molte testimonianze, soprattutto in Europa legati alla preparazione di medicamenti, molti di essi a base di vino che vengono trascritti in modo preciso nella loro preparazione. È indubbio che il successo di questo scritto abbia influito non poco nella storia futura di questo prodotto. Nel periodo rinascimentale ci saranno due città che si affermeranno per la produzione di liquori, Firenze, grazie a Caterina de Medici, che porterà a Parigi il sapere dell’infusione di deliziosi rosoli e Venezia grazie alla sua potenza mercantile, in grado di approvvigionare ogni sorta di spezie, grazie al controllo del Mediterraneo Orientale. Qui nasceranno, fra il 1700 e il 1800, le Triache o Teriache, rimedi medici a base d’erbe che saranno i progenitori degli amari e dei bitter moderni. Nate per curare dai morsi dei serpenti e delle ferite di guerra in genere, nel proseguo della loro storia diventeranno una sorta di panacea per tutti i mali. Nel 1773 il Villifranchi nel suo “Enologia Toscana” cita preparazioni a base di vino bianco ed erbe, fra cui spicca l’assenzio a cui viene dato il nome di “wermuth”, ma si tratta di prodotti non dolcificati ben lontani dal vermouth che si affermerà poi a Torino.

Una curiosità: la lunga storia della vermutta napoletana: A Napoli, dalla metà dell’800, con cadenza settimanale, si tenevano le periodiche, cioè delle riunioni tra amici e parenti a scopo di intrattenimento. Durante queste riunioni, che nelle case della nobiltà borbonica avevano la forma e la tipologia del salotto letterario, si esibivano cantanti lirici, assoldati allo scopo perché cantassero arie di opera o canzoni classiche napoletane; talora l’intrattenitore fu un comico che si esibiva nelle cosiddette «macchiette», cioè un numero comico a metà strada tra un monologo ed una canzone umoristica, mentre veniva servito un rinfresco freddo. Nelle case più modeste in luogo di cantanti lirici o di altri artisti ci si accontentava, per ascoltare canzoni e macchiette, di un grammofono, ed in luogo di costosi rinfreschi freddi si servivano più economici «tarallucci e vino», oppure pinocchiate e casarecci dolci rosoli d’inverno Oppure coppe di gelato d’estate. Una volta dismesso l’uso del rosolio fatto in casa fu servito il più costoso vermut e da quel momento il vermouth rimase come simbolo di ricchezza e buon gusto.

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