Il punto di vista

Genova invasa dai cinghiali, la ricetta dell’etologo: “Contraccezione e un’area naturale urbana nel Bisagno”

"Una campagna di abbattimento massiva fra pochi anni sarà totalmente recuperata dalla grande capacità riproduttiva e di adattamento degli ungulati"

Generico luglio 2022

Genova. Mentre la diffusione del peste suina sul territorio genovese sembra subire una battuta d’arresto, con la stagione estiva è tornata a farsi sentire in maniera sempre più pressante l’emergenza, che emergenza non è, cinghiali, con la consueta invasione urbana di centinaia di esemplari. Una convivenza sempre più stretta che sta portando ad episodi anche violenti che suonano come un vero e proprio campanello d’allarme.

E se dal lato istituzionale si sta ragionando su un intervento massivo delle ‘doppiette’, tra contenimenti e allargamenti della stagione venatoria, il fronte animalista è attivissimo sul territorio, proponendo e rilanciando azioni di contrasto alla diffusione degli ungulati senza il finale cruento. “Le attività antropiche venatorie e di gestione venatoria come la caccia di selezione, sia per modalità che per inappropriatezza biologica ed etologica, aumentano significativamente la dispersione degli animali e con essa la diffusione di patogeni – sottolinea Francesco De Giorgio, biologo ed etologo, presidente Associazione Sparta Riserva dell’Animalità e che per anni ha svolto ruoli di consulenza (e di attivismo) con le principali associazioni animaliste del paese, come la Lipu e la Lav –  I cinghiali hanno una grande capacità di adattamento al cambiamento delle condizioni, sono animali sociali e in particolare le linee femminili, formano gruppi famigliari con legami molto stretti che possono variare da 5 a 30 individui e il territorio di un gruppo famigliare può variare da alcune decine ad alcune centinaia di ettari, in base alla presenza di risorse, pressioni esterne e condizioni climatiche. Ma soprattutto possono popolare nuove aree facilmente, soprattutto quando lasciate libere da altri gruppi famigliari di cinghiali“. In altre parole l’abbattimento massivo non porterà a sostanziali cambiamenti nel medio e nel lungo periodo, ma solamente un ricambio di gruppi e branchi.

Per questo motivo l’approccio dovrebbe essere diverso, partendo dai principi biologici che determinano i meccanismi di riproduzione e difesa della specie: “Sia per la popolazione del Bisagno, così come per le popolazioni del resto del territorio ligure, una campagna moderna, etica e su base scientifica di contraccezione (HogStop), che possa ridurre significativamente la fertilità, cosi come testato in alcuni stati americani – spiega De Giorgio –  e poi andrebbe vietata ogni attività venatoria, sia ludiche sia di gestione, per evitare un ciclo continuo di svuotamento e ripopolamento, che porta ad un più grande spostamento di gruppi e conseguente diffusione di patogeni”.

cinghiali bisagno
I cinghiali nel Bisagno

Ma oggi i cinghiali sono già in mezzo a noi, come si può contenere una popolazione che sta già strabordando dagli alvei dei nostri torrenti? “Per il Bisagno creare un’area naturale urbana, come quelle presenti già da anni in diversi paesi nordeuropei, che faccia da contenimento e stabilizzazione dei gruppi famigliari ad oggi presenti“. Un modo per dare loro uno spazio, gestibile del punto e che eviti fuoriuscite urbane pericolose quindi? “Esattamente, e che possa diventare un’area di ricerca e studio, ma anche di divulgazione, formazione ed educazione ambientale, valorizzando naturalisticamente il contesto”.

Insomma, una “rivoluzione copernicana” nell’approccio al problema, da risolvere con l’astuzia della scienza e non con la violenza della polvere da sparo. “Un approccio più al passo coi tempi, semplicemente – conclude De Giorgio – e che darebbe valore al ruolo delle associazioni di volontariato naturalistico ed etologico, che potrebbero gestire senza spese per le istituzioni tutta l’area del Bisagno, monitorandola costantemente”.

 

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