Genova. A 21 anni di distanza la città ricorda i fatti del G8 del 2001. Oggi pomeriggio dalle 15.00 alle 20.00 il tradizionale appuntamento in piazza Alimonda per commemorare la morte di Carlo Giuliani, manifestante ucciso a 23 anni dal colpo di pistola sparato dal carabinieri Marco Placanica. A ricordare quell’evento, l’irruzione nella scuola Diaz e le torture nella caserma di Bolzaneto, saranno come sempre i genitori di Giuliani, i promotori del comitato che porta il suo nome, varie associazioni e forze politiche.
Un anno fa il ventennale: tutte le iniziative
Il bilancio di quei giorni fu di un morto, 560 feriti, 360 arrestati e fermati, 25 milioni di euro di danni, 62 manifestanti e 85 appartenenti alle forze dell’ordine sotto processo delle quali nessuno ha mai scontato un solo giorno di carcere. La situazione degenerò nel primo pomeriggio del 20 luglio, quando un battaglione di 300 carabinieri si diresse in centro per contrastare un gruppo di manifestanti violenti alle spalle di Brignole ma si trovò a bloccare un corteo autorizzato. Una serie di eventi a catena che sfociarono appunto nel caos di piazza Alimonda.
Il giorno dopo, al termine di una giornata all’insegna degli scontri di piazza, i reparti mobili della polizia, supportati dai carabinieri, fecero irruzione nella scuola Diaz di via Cesare Battisti, trasformata in centro di coordinamento del Genoa Social Forum, ufficialmente per una perquisizione. La spedizione si concluse con 93 attivisti fermati e 61 feriti, dei quali tre in prognosi riservata e uno in coma. Il vicequestore Michelangelo Fournier, tra i coordinatori dell’operazione, la definirà poi una “macelleria messicana”, pur addossando la responsabilità ad altri poliziotti. In seguito si accerterà che le forze dell’ordine avevano introdotto di proposito alcune molotov, in realtà ritrovate per strada durante gli scontri nel pomeriggio, per giustificare le violenze. Amnesty International la definì “la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”.
Gran parte dei fermati e arrestati durante le manifestazioni vennero portati nella caserma di Bolzaneto: in tutto, secondo un rapporto dell’ispettore Montanaro, erano 240 persone di cui 184 in stato di arresto ma altre fonti riferiscono un numero doppio. Le accuse parlano di “persone costrette a stare in piedi per ore e ore”, “schiaffi e strappo di piercing dalle parti intime”, “ragazze costrette a spogliarsi”, “insulti e minacce di tipo politico e sessuale”.
Per la morte di Carlo Giuliani tutti i procedimenti si sono conclusi in un nulla di fatto. Mario Placanica, il carabiniere ritenuto autore dello sparo in piazza Alimonda, è stato prosciolto per legittima difesa. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha criticato duramente le carenze nella gestione dell’ordine pubblico ma non ha ravvisato violazioni della convenzione. Anche in sede civile, nonostante il tentativo dei familiari, non sono stati individuati responsabili. Placanica è stato posto in congedo assoluto dall’Arma e si è candidato nel 2005 alle elezioni comunali di Catanzaro.
Per i fatti della scuola Diaz la Cassazione ha confermato condanne ai vertici della catena di comando delle forze dell’ordine a Genova con pene comprese tra 4 anni e 3 anni e 6 mesi, complice l’intervenuta prescrizione per le lesioni contestate, condanne che in nessun caso hanno comportato pene detentive.
Per le violenze nella caserma di Bolzaneto sono state emesse in via definitiva 7 condanne e 4 assoluzioni: anche in questo caso la maggior parte dei reati è andata incontro a prescrizione. Per entrambi gli episodi la Corte europea dei diritti dell’uomo ha riconosciuto che vi fu tortura e ha condannato l’Italia per non aver previsto questo reato nel proprio ordinamento, omissione alla quale il Parlamento ha posto rimedio solo nel 2017.
Tra i 25 manifestanti finiti a processo per devastazione e saccheggio, 15 sono stati assolti in primo grado con la scriminante di aver reagito a un atto illegittimo dei pubblici ufficiali, e condannati poi per reati minori, altri 10 invece sono stati condannati con pene fino a 14 anni.