E adesso?

Crisi di governo, Draghi: “La maggioranza non c’è” ma Mattarella respinge le dimissioni

Nel pomeriggio la fiducia confermata dal Senato ma con lo strappo del M5s che non partecipa al voto. Mercoledì il premier in parlamento

Generica

Roma. “Voglio annunciarvi che questa sera presenterò le mie dimissioni al presidente della Repubblica Sergio Mattarella“. Così Mario Draghi ha annunciato durante il consiglio dei ministri convocato nel pomeriggio dopo le ultime ore concitate a Roma. Dimissioni che sono state, poi, respinte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha quindi deciso di parlamentarizzare la crisi.

La decisione del premier, annunciata con una nota stringata ma durissima, dopo quanto accaduto in Senato, con la fiducia al governo passata sì, ma senza il voto del Movimento 5 Stelle, uno strappo che ha rappresentato in tutto e per tutto la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La maggioranza di unità azionale che ha sostenuto questo governo dalla creazione non c’è più – ha dichiarato Draghi – è venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo, in questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze avanzate dalle forze politiche, ma come evidente dal dibattito e dal voto oggi in parlamento questo sforzo non è stato sufficiente”.

“Dal giorno del mio insediamento – ha ricordato Draghi nel suo messaggio al Consiglio dei ministri, messaggio evidentemente non scritto nei 10 minuti tra la fine del primo incontro al Quirinale e la riunione dell’esecutivo – avevo chiarito che l’esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata una chiara prospettiva di condivisione”.

Cosa succede adesso? Ancora una volta la palla è passata al capo dello Stato. Che ha voluto rinviare Draghi davanti al parlamento. E questo accadrà tra quasi una settimana, mercoledì prossimo.

Gli scenari possibili sono diversi. Il governo, con il mandato rimesso nelle mani di Mattarella, potrebbe tornare a chiedere la fiducia ai parlamentari, e potrebbe ottenerla con la stessa maggioranza se i Cinquestelle tornassero sui loro passi, con una nuova maggioranza senza il M5s.

Questa opzione contemplata per esempio da Forza Italia, Italia Viva e da Italia al Centro con Giovanni Toti che già nel pomeriggio aveva dichiarato: “Ci sono i voti e senza la zavorra grillina il governo renderà il doppio”.

La crisi è quindi al momento congelata. Ma se la strada parlamentare dovesse rivelarsi un vicolo cieco il governo cadrebbe. Partirebbero allora le consultazioni, precedute da un’azione dei presidenti di Camera e Senato, per sondare la possibilità di formare un nuovo esecutivo. In caso di esito negativo il capo dello Stato scioglierebbe le Camere e si andrebbe invece al voto anticipato, con urne a settembre o ottobre.

La crisi di governo ha avuto effetti immediati sui mercati. Oggi la borsa diMilano in perdita e spread in salita.

“Ora subito al lavoro per il Draghi bis. Possibilmente senza quel Movimento 5 Stelle che oggi ha dimostrato la sua vera essenza: un partito anti modernista, anti sistema, anti italiano e totalmente inaffidabile. Mi aspetto che tutte le forze responsabili del Paese, nel centrodestra come nel centrosinistra facciano sentire al più presto la loro voce in tal senso. Chiunque per interesse di partito volesse cavalcare i capricci e le contorsioni di questa pessima politica si porrebbe sullo stesso livello dei grillini, condividendo le loro responsabilità. I voti in Parlamento di Italia al Centro con Toti sono a disposizione di un Draghi bis, senza se e senza ma”, il commento del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti in serata.

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