Monitoraggio

Covid, anche la Liguria verso il picco dei contagi. Vaccino, il 18% non ha ancora la terza dose

Cartabellotta (fondazione Gimbe): "Cruciale effettuare la quarta dose subito coi vaccini attuali"

vaccino covid anziani

Genova. Rallenta in Liguria la crescita dei nuovi casi di coronavirus, aumentati “solo” del 24,3% rispetto alla settimana precedente: è quanto rileva il monitoraggio della fondazione indipendente Gimbe. E mentre si estende la platea della quarta dose a tutti gli over 60, nella nostra regione la maggior parte degli immunocompromessi non l’ha ricevuta e il 17,8% della popolazione vaccinabile risulta ancora sprovvista della terza.

“La fondazione Gimbe ormai da mesi sottolinea che le somministrazioni della quarta dose nelle persone più vulnerabili non sono mai decollate, un vero e proprio flop su cui pesano anche inaccettabili differenze regionali – commenta il presidente Nino Cartabellotta -. Nonostante il rischio molto elevato di malattia grave e di mortalità, anche in condizioni di minor circolazione virale, è completamente mancata una strategia di sensibilizzazione e comunicazione: anzi, a causa delle aspettative sui vaccini aggiornati, le persone sono state dissuase, anche dai medici, dall’effettuare la quarta dose subito”.

In Liguria l’incidenza attuale è di 1.442 casi ogni 100mila abitanti. Aumenta la pressione sugli ospedali: il 22,3% dei ricoverati in area medica è formato da pazienti positivi, mentre in terapia intensiva sono il 4,6%. Tra le province è La Spezia quella con più contagi (1.092 nuovi casi ogni 100mila abitanti), seguita da Genova (1.011), Imperia (842) e Savona (748).

Nella nostra regione l’8,1% della popolazione vaccinabile non ha mai ricevuto nemmeno una dose, al netto dei guariti da meno di 180 giorni che rappresentano il 4,7% della platea. Il 17,7% non ha ricevuto la terza dose (all’interno di questa quota il 3,5% sono guariti da meno di 120 giorni). E tra gli immunocompromessi la copertura attuale delle quarte dosi è ferma al 36,9% (media italiana 47,8%).

Sui “vaccini aggiornati” la fondazione Gimbe ritiene opportuno ribadire tre punti fondamentali: “Innanzitutto, quelli in via di approvazione sono tarati su Omicron BA.1, ovvero non sappiamo quanto proteggano dalle ultime varianti BA.4 e BA.5; in secondo luogo, le prove di efficacia ad oggi disponibili sono relative alla risposta anticorpale e non alla riduzione del rischio di infezione e, soprattutto, di malattia grave; infine, non vi è alcuna certezza sulla data di approvazione e reale disponibilità per la somministrazione alla popolazione. “Tenendo conto del quadro di elevata circolazione virale – aggiunge il presidente – è cruciale effettuare la quarta dose subito con i vaccini attuali che, seppur vecchi, si sono dimostrati ampiamente efficaci nel riportare a livelli elevati la copertura nei confronti della malattia grave, che declina progressivamente a 120 giorni dalla terza dose”.

“Se da un lato nell’ultima settimana – conclude Cartabellotta – il rallentamento nella crescita dei nuovi casi–lascia intravedere il raggiungimento del picco, dall’altro è bene essere consapevoli che la durata del plateau e la successiva discesa della curva potrebbero essere molto lenti, anche in ragione del numero di casi non noti alle statistiche ufficiali. Di conseguenza, nelle prossime settimane dobbiamo aspettarci un ulteriore aumento di ricoveri ospedalieri e decessi: questo rende del tutto inaccettabile in un’ottica di sanità pubblica l’idea di far circolare liberamente il virus. Infatti, se da un lato l’ipotesi di potenziare l’immunità di popolazione con un booster naturale è molto suggestiva, dall’altro la popolazione over 50 suscettibile (non vaccinati, persone che non hanno fatto la terza dose e fragili che non hanno fatto la quarta dose) è troppo numerosa. Peraltro questa strategia non tiene conto dell’impatto del long Covid, la cui incidenza è correlata al numero di infezioni. Infine, una circolazione incontrollata di un virus così contagioso come Omicron 5 rischia di determinare una vera e propria paralisi di vari servizi. Ecco perché rimane fondamentale arginare la circolazione del virus utilizzando le mascherine al chiuso, in particolare in luoghi affollati e poco ventilati, oltre che all’aperto in condizioni di grandi assembramenti con attività ad elevata probabilità di contagio”.

 

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