Intervista

Caldo estremo in Liguria, l’esperto: “In futuro ancora peggio, va trattato come le alluvioni”

Daniele Laiosa, presidente dell'associazione Limet: "Nessun segnale di inversione di tendenza, siamo solo all'inizio". Come reagire? "Prendiamo esempio dagli Stati Uniti"

Generico luglio 2022

Genova. Le ondate di caldo estremo come quella che sta investendo la Liguria e buona parte dell’Europa saranno la normalità in futuro perché “non c’è nessun segnale di inversione di tendenza”. Anzi, siamo solo all’inizio. A spiegarlo è Daniele Laiosa, meteorologo e presidente dell’associazione Limet che da anni studia l’evoluzione meteorologica nella nostra regione. Con la consapevolezza, ormai, che le conseguenze del cambiamento climatico non si limitano ad alluvioni e tempeste devastanti, le quali tuttavia trovano nel calore accumulato in estate un ingrediente fondamentale (sebbene non sufficiente) per la loro formazione.

Qual è la causa di queste ondate di calore? Sono imputabili sempre al riscaldamento globale?

La causa è il sempre il global warming. Teniamo presente che alcune zone del pianeta si scaldano più di altre, in particolare i poli. Scaldandosi i poli viene meno il gradiente, cioè la differenza di temperature e di pressione tra la fascia polare e quella euro-mediterranea. Questo rallenta la circolazione sui cosiddetti jet stream, i binari su cui viaggiano le correnti atmosferiche. Tutto è più stagnante e questo induce la risalita delle “bolle calde”. Prima il flusso da ovest permetteva all’anticiclone oceanico di estendere il proprio braccio sul Mediterraneo e la massa d’aria non si scaldava fino a questi punti, ora invece si tratta di un promontorio anticiclonico che viene alimentato da aria calda di estrazione africana. È una figura diversa dal classico anticiclone delle Azzorre caratterizzato da alta pressione: in questo caso, infatti, non si trovano valori così elevati. Così, quelle che un tempo erano temperature improbabili anche in quota, ora sono considerate la norma. Avere 22 gradi a 1.500 metri era un fatto straordinario, adesso avviene ad ogni risalita africana.

È un fenomeno straordinario oppure dovremo abituarci ad avere estati sempre più calde?

Il fatto che ogni anno si rinnovino questi record di temperatura ci fa pensare che siamo all’interno di un ciclo e che non c’è un’inversione di rotta. Anzi, siamo ancora nell’ascesa della curva. E probabilmente, per questo stallo che si è creato nella circolazione atmosferica, le fasi con temperature sopra la media potrebbero ripresentarsi. È possibile che i picchi di calore si ripetano e che vengano ulteriormente amplificati.

La temperatura del Mar Ligure in questi giorni ha sfiorato i 30 gradi: che conseguenze avrà questo fenomeno nei prossimi mesi?

È tutta energia immagazzinata in quantità elevate e anomale. Non si può dire con esattezza se verrà convertita in eventi meteorici e tempeste nei mesi autunnali, ma è probabile che si possano verificare fenomeni compensatori importanti. Rispetto all’anno scorso abbiamo valori più elevati, radicati in profondità. D’altra parte anche nel 2003 si pensava che arrivassero gli uragani nel mediterraneo, poi non è avvenuto. Questo perché ci dev’essere un altro fattore: deve aprirsi la strada all’arrivo di perturbazioni e sistemi depressionari. Da un lato ci auguriamo che non avvengano perché gli effetti sarebbero estremi, dall’altro sarebbe una tragedia se non avvenisse perché ci stiamo trascinando dietro mesi e mesi di deficit pluviometrico e idrico. In ogni caso non siamo in una situazione di normalità.

La prolungata siccità ha a che fare con le temperature elevate o sono due fenomeni diversi?

La siccità è conseguenza di una stasi circolatoria avvenuta nei mesi invernali e primaverili. Il motivo va sempre ricondotto alla mancanza di una spinta occidentale che quest’anno è stata ancora più rallentata. A differenza delle ondate di calore, su questo non possiamo asserire che ci sarà una replica anche negli anni a venire, perché comunque anche la circolazione di tipo meridiano può garantire una certa dinamicità nel Mediterraneo. Correnti non occidentali ma alimentate da aria fredda e instabile possono generare fenomeni e ripristinare il normale stato idrico. Ma ci vuole tempo per ristabilire l’equilibrio.

Come dobbiamo reagire a questi cambiamenti?

Sicuramente bisogna convivere, diventare resilienti e adattarsi. Il discorso banale di non uscire in ore più calde non trova molta applicazione. A volte i picchi assoluti di calore si realizzano alle 19 quando cedono le brezze. Capita che alle a mezzogiorno ci sia meno disagio fisiologico che alle 8 del mattino, sempre a causa delle brezze. Può sembrare controintuitivo, ma sulla costa ligure la situazione è molto legata alla ventilazione, soprattutto col mare così caldo. Quello che possiamo dire è che è necessario monitorare lo stato meteorologico estivo: il caldo è un fenomeno estremo e va trattato come le alluvioni. Sarebbe utile anche valutare i parametri di umidità per decidere l’eventuale sospensione di alcune attività: negli Stati Uniti l’indice humidex (che mostra la temperatura percepita dagli esseri umani, ndr) è trattato molto seriamente e al raggiungimento di determinate soglie scattano pause obbligatorie da certe attività lavorative. Anche noi potremmo prenderlo in considerazione per affrontare il cambiamento climatico in atto.

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