Giudizio

Bassetti: “Governo Draghi? Su salute e gestione Covid ho più critiche che apprezzamenti”

L'infettivologo: "Siamo stati il Paese più lento a tornare alla vita di prima. L'apertura delle quarte dosi agli over 60? Un disastro"

bassetti draghi

Genova. Sono dispiaciuto che Mario Draghi non sia più presidente del Consiglio”, ma “se invece il giudizio deve essere su che cosa è stato in questo 2022 il governo Draghi nell’ambito della salute, qui ho più critiche che apprezzamenti. E le critiche sono sia su come sono stati investiti i miliardi del Pnrr che sul Covid”. È quanto dichiara all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova.

Per quanto riguarda il Covid, Bassetti promuove i primi mesi del governo Draghi, quelli del generale Figliuolo e del green pass: “È stato sicuramente un ottimo periodo”. E poi “il periodo del primo Draghi quando decise di dire riapriamo l’Italia, è un rischio calcolato e durante il quale ci mise molto la faccia il premier. In quella fase la gestione secondo me è stata molto buona”.

“Poi passiamo a un 2022 in cui Draghi si è occupato molto meno di salute e questa è stata invece gestita dal ministro e dai suoi consulenti. Qui io penso che siano di più gli aspetti negativi di quelli positivi – prosegue Bassetti -. Cioè l’Italia è sicuramente il Paese che ha avuto maggiore lentezza nella ripresa della vita di prima, sia nell’uso delle mascherine che nelle restrizioni e in tante altre situazioni che hanno visto il nostro Paese troppo conservatore rispetto ad altri. Ultimo il disastro sull’apertura alle quarte dosi di vaccino anti-Covid per una platea così grande, over 60 e insieme ai 90enni, che sta infatti rivelandosi un buco nell’acqua”.

L’infettivologo non risparmia critiche anche sulla gestione del Pnrr: “Non sono per nulla concorde sul modo in cui sono stati investiti i fondi. Abbiamo messo soldi sull’edilizia ospedaliera e sugli ospedali di comunità quando avremmo dovuto invece investire in un miglioramento delle condizioni anche stipendiali del personale sanitario. Siamo i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari meno pagati d’Europa sicuramente, e avremmo dovuto immettere una maggiore forza lavoro e probabilmente investire di più anche in formazione, cioè allargare di più i corsi di studio in medicina, in infermieristica e così via. Perché questo è uno dei problemi. Invece mi pare che si sia deciso di spendere diversamente. Quindi sul Pnrr io sono sempre stato personalmente molto critico e continuo ad esserlo. Per quanto riguarda gli altri progetti che erano in cantiere, sinceramente spero che, se sono progetti buoni, in qualche modo vadano avanti”.

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