Industria

Aree ex Ilva, Bernabé (Acciaierie d’Italia): “Lo stabilimento ha bisogno di tutti gli spazi a Cornigliano”

Il presidente del gruppo siderurgico è poco possibilista rispetto alle ambizioni di Comune e porto. Cassa integrazione: "Non è una strategia ma oggi il problema del caro energia è insostenibile"

bernabé

Genova. Mentre a livello nazionale e internazionale fa notizia la certificazione di Arvedi come prima azienda siderurgica “a emissioni zero”, sono altri – e più terra terra – gli obbiettivi che Acciaierie d’Italia (ex Ilva) si pone per il futuro immediato. Tra caro energia e cassa integrazione, tra mantenimento della produzione e carenza di liquidità.

A fare il punto della situazione, a margine del Forum Ambrosetti dedicato alla Liguria a palazzo Ducale di Genova, è direttamente Franco Bernabé, presidente di Acciaierie d’Italia. Che presenta tutte le difficoltà dell’azienda anche in vista del nuovo incontro convocato per il 26 luglio dal Mise a Roma (dopo quello del 23 giugno) tra governi, proprietà, sindacati ed enti locali.

Sul piatto il tema della cassa integrazione, ma non solo. Secondo Bernabé il gruppo ha bisogno di investimenti per poter immaginare di proseguire in attivo le attività. “Il tema di Acciaierie è molto complesso, che è all’attenzione del governo, e che riguarda soprattutto la possibilità di Acciaierie di far riferimento a un supporto finanziario importante – dichiara – l’azienda, dopo la perdita di maggioranza da parte di ArcelorMittal, ha vissuto senza aver accesso al credito bancario, oggi le nostre difficoltà sono non di mercato ma di funzionamento dell’azienda in queste condizioni, in cui l’azionista di riferimento ha perso le sue caratteristiche originarie di privato e c’è una compartecipazione di due azionisti che devono dotare l’azienda di risorse importanti”.

In questa dimensione per cui la richiesta da parte del mercato c’è ma la liquidità e la forza economica in generale per rispondere a questa richiesta rischiano di non bastare, secondo il presidente di Acciaierie d’Italia è quasi fuori luogo immaginare un disegno diverso degli spazi destinati allo stabilimento a Cornigliano. Spazi anelati, come possibile sede di nuove attività – magari anche a maggiore saldo occupazionale – da Comune di Genova e Autorità Portuale, sia per aziende innovative e logistica avanzata sia per realtà legate alla blue economy.

Ma Bernabé gela gli enti locali: “In questo momento, tenuto conto dell’assetto logistico dello stabilimento, credo sia difficile fare qualsiasi cosa – afferma – lo stabilimento ha bisogno di quegli spazi, poi in un processo di trasformazione che richiede risorse molto importanti da parte degli azionisti il tema può essere rimesso in discussione, ma richiede una completa trasformazione dell’assetto produttivo e degli stabilimenti. Oggi, nella condizione attuale, c’è poco che si possa fare“.

A chi gli chiede se per risorse importante intenda aiuti pubblici, poi, il manager risponde: “Un’azienda ha bisogno di fare investimenti e per farli serve una dotazione di capitale importante. Oggi le Acciaierie hanno avuto una dotazione di capitale con l’ingresso di ArcelorMittal, una minore dotazione di capitale quando c’è stato l’incremento della partecipazione di Invitalia, ma tenuto conto delle dimensioni di Acciaierie il problema finanziario, degli investimenti è importante“.

Intanto il 31 agosto scade la tranche di cassa integrazione attivata dopo lo stop dell’Afo2 di Taranto e conseguentemente il rallentamento operativo di Genova. Sono 250 lavoratori interessati dall’ammortizzatore sociale. Dalle parole di Bernabé sembra probabile che la misura sia rinnovata.

“La cassa integrazione non è una strategia – spiega – serve per fronteggiare il problema che si sta ponendo che è molto evidente. C’è un prezzo del gas assolutamente insostenibile, non per noi ma per tutti quelli che hanno delle caratteristiche di alto contenuto energetico”.

“E’ un problema che rivedremo per la carta, per la ceramica, per il vetro e per tutti gli energivori. Quindi credo che dobbiamo prepararci ad un autunno complicato. Fino a quando il prezzo dell’energia rimarrà a questi livelli, credo che bisognerà prendere provvedimenti d’emergenza”, conclude il presidente di Acciaierie d’Italia.

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