Genova. Tra le novità l’estensione del protocollo ai centri antiviolenza, alle case rifugio e ai centri di recupero per uomini maltrattanti. Previsto l’accesso da parte dell’autorità giudiziaria alla banca dati di A.Li.Sa
È stato firmato quest’oggi il protocollo di intesa per la prevenzione e il contrasto della violenza nei confronti di donne, minori e persone vulnerabili nella regione Liguria, “Inrete contro la violenza” e che impegnerà, oltre al Comune di Genova, anche la Regione, la Città metropolitana, le prefetture di Genova, Imperia, La Spezia e Savona; la Procura generale presso la Corte d’Appello di Genova; le procure della Repubblica presso il Tribunale di Genova, Imperia, La Spezia e Savona; la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Genova; la Legione carabinieri Liguria; il Comando regionale della guardia di finanza della Liguria; le questure di Genova, Imperia, La Spezia e Savona; l’Università di Genova; l’ufficio scolastico regionale per la Liguria; l’A.Li.Sa, l’Anci Liguria e i comuni di La Spezia, Savona, Sanremo e Chiavari in qualità di comuni capofila della Conferenza dei sindaci.
Alla base del protocollo c’è l’idea che per contrastare il fenomeno della violenza contro le donne, i minori e i soggetti vulnerabili in famiglia ci sia bisogno sia di un intervento organico delle istituzioni a supporto delle vittime, sia di un’azione che possa far emergere potenziali casi di violenza reiterata e abituale che, diversamente, rimarrebbero occultati.
Non solo, per garantire la continuità dei modelli omogenei e condivisi previsti dal Protocollo regionale si estendono le azioni previste dal protocollo stesso alla rete dei centri antiviolenza, delle case rifugio per vittime di violenza accreditate e ai centri di recupero per uomini maltrattanti.
In sintesi il protocollo si pone come finalità l’adozione di azioni su tutto il territorio regionale volte all’emersione, alla prevenzione e alla repressione di episodi di violenza, tramite l’utilizzo, da parte dell’autorità giudiziaria e della polizia giudiziaria, dietro autorizzazione, della banca dati regionale gestita da A.Li.Sa dove sono registrati gli accessi, con relativo codice, presso le strutture ospedaliere o di pronto soccorso regionali;
il Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere e del Piano strategico sulla violenza maschile contro le donne, dovrà essere attuato anche attraverso ciascuna Conferenza dei sindaci che coordinerò, per la parte relativa al sostegno sociale delle vittime, gli interventi per il contrasto, il trattamento della violenza contro le donne e il loro inserimento socio-lavorativo;
la costituzione, in ciascun ambito territoriale di competenza, coordinato dalla prefettura competente, di un gruppo di lavoro interistituzionale, composto da magistrati e operatori di polizia giudiziaria, da medici operanti presso le strutture di pronto soccorso, da operatori sociali e socio sanitari ed esteso ai rappresentanti dei centri antiviolenza e dei centri di recupero per uomini maltrattanti e, se necessario, al referente dell’Ufficio scolastico provinciale, per garantire lo scambio tempestivo di flussi dedicati di informazioni – referti o segnalazioni – in grado di evidenziare fatti di reato commessi mediante violenza anche se dissimulati nel contesto di minore rilevanza sanitaria o penale e la cura, il sostegno delle vittime, anche avvalendosi delle “Linee guida per la presa in carico sanitaria e assistenziale in pronto soccorso della vittima di violenza” e per la provincia di Genova dal Tavolo “Amaltea”;
la prosecuzione, presso i presidi ospedalieri di tutta la regione, di un percorso di accompagnamento della vittima di violenza volta a facilitare le denunce spontanee e a favorire interventi a tutela dei minori eventualmente coinvolti, in raccordo con i servizi sociosanitari territoriali e i centri antiviolenza accreditati; la prosecuzione e implementazione dei percorsi di sostegno e trattamento dell’uomo maltrattante; la prosecuzione e implementazione di tutti gli operatori coinvolti nel contrasto del fenomeno; l’individuazione di strategie di prevenzione e di intervento sulle ause e sulle situazioni che possono portare a innescare comportamenti di violenza e la costruzione di un sistema condiviso di rilevazione, raccolta e analisi dei dati.
Ognuna delle parti contraenti del protocollo avrà una degli impegni inderogabili e ognuna delle parti potrà stipulare appositi accordi attuativi con le strutture interessate: questi disciplineranno gli aspetti di natura organizzativa e gestionale, nonché specifici aspetti relativi alla sicurezza e alle coperture assicurative.
Il protocollo avrà durata di quattro anni, rinnovabile per altri quattro anni su accordo scritto tra le parti.